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Non piace ai francesi e nemmeno all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani che il 12 novembre ha inviato un richiamo formale al presidente Emmanuel Macron. La Francia si spacca sul disegno di legge «sicurezza globale» approdato ieri all’esame del Parlamento. Si tratta di un provvedimento che, se approvato, introdurrà nuove disposizioni in materia di pubblica sicurezza rafforzando i poteri delle forze dell’ordine. Inizialmente, la norma avrebbe dovuto tradurre in legge una relazione parlamentare pensata per riorganizzare gli ambiti di competenza dei corpi deputati all’ordine pubblico: la polizia nazionale e la gendarmeria ( circa 250mila unità), la polizia municipale ( circa 33mila funzionari) e il settore della sicurezza privata ( circa 175mila agenti). Ma secondo la stampa francese, il testo arrivato in Assemblea sarebbe completamente diverso.
Il passaggio più controverso del progetto di legge - presentato dal partito di maggioranza del governo Castex, La République en Marche (LRM), insieme alla formazione di destra Agir - si trova all’articolo 24 che introduce il divieto di «diffondere immagini del volto o di altri elementi di identificazione» degli agenti di polizia in servizio, qualora queste risultino dannose per la loro «integrità fisica e morale». La violazione, da parte di giornalisti o privati cittadini, sarà punita penalmente con un 1 anno di carcere e una multa fino a 45mila euro. «Con l’effetto di accrescere il sentimento di impunità tra i poliziotti e di moltiplicare gli episodi di violenza e abusi sui manifestanti», sottolinea l’Associazione “Lega per i Diritti Umani”. Secondo la Ong francese la norma minerebbe le fondamenta stesse dello Stato di Diritto, violando libertà fondamentali del cittadino. Sulle ricadute in termini di diritto ha manifestato «serie preoccupazioni» anche l’Alto Commissariato dell’Onu. «Crediamo che l’adozione e l’applicazione di questa progetto di legge possa comportare una seria violazione delle libertà fondamentali dell’uomo», si legge nel comunicato indirizzato alle istituzioni francesi. «La pubblicazione di immagini e filmati relativi alle operazioni di polizia non solo sono essenziali nell’ambito del diritto all’informazione - spiega l’Onu ma è da considerarsi legittima nel quadro della tenuta democratica del paese».
Da parte loro, i relatori del testo di legge assicurano che le disposizioni proposte non tenderebbero a «insabbiare» eventuali abusi da parte delle forze dell’ordine, ma a «proteggere chi ci protegge» scoraggiando iniziative lesive dell’immagine degli agenti. Una preoccupazione, questa, scarsamente condivisa dall’opinione pubblica, nella quale, sulla scia delle proteste dei Gilet gialli, ha prevalso un atteggiamento di diffidenza. A rischio, infatti, non c’è soltanto il diritto all’informazione. Agli articoli 21 e 22, il progetto di legge prevede l’introduzione di maggiori poteri di polizia con l’ausilio di dotazioni tecnologiche: droni e bodycam. Il testo di legge stabilisce che gli agenti in servizio potranno indossare le telecamere e trasmettere direttamente le immagini al centro di comando con il fine di identificare, schedare e avviare procedure giudiziarie. Mentre in casi di «grave turbamento dell’ordine pubblico» sarà possibile disporre l’utilizzo dei droni e di telecamere di sorveglianza. Una facoltà che per l’opposizione equivale unicamente a una «grave violazione della privacy, oltre che a una compressione del diritto a manifestare pacificamente».