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Raffaele Lombardo, ex presidente della Regione Sicilia
Freddo, calcolatore, impeccabile a tal punto da essere stato ribattezzato (dicono benevolmente, ma non si sa mai sino a quanto) “psyco” da Gianfranco Micciché. È un Raffaele Lombardo dei tempi migliori quello che ieri si è presentato davanti alla stampa nell'incontro da lui convocato per fare chiarezza sulla sentenza della Cassazione che lo ha definitivamente assolto - a 13 anni di distanza dal primo provvedimento giudiziario - dall'accusa infamante di concorso esterno in associazione mafiosa.
La stampa, «assetata di notizie» non si aspettava da lui soltanto parole relative alla sua assoluzione ma, in particolare, dichiarazioni per svelare o smentire le indiscrezioni di stampa che si susseguono da giorni su una sua possibile candidatura a sindaco di Catania nella prossima competizione elettorale di maggio che lo vedrebbe opposto a un ex ministro qual è il soprannominato «sempre sindaco» Enzo Bianco.
Lombardo, come nel suo stile, non ha deluso nessuno e lancia in testa ha sferrato un duro attacco a «certa magistratura» per il suo lungo processo accusatorio basato su indizi vacui e a certa stampa che «ha dettato i tempi – ha puntualizzato – del procedimento giudiziario», definendo allo stesso tempo «illogico un processo simile nei miei confronti perché sfido chiunque a trovare uomini politici e amministratori che hanno inferto gli stessi danni che ho inferto io alla mafia nel corso della mia vita politica e da governatore».
Nel corso della conferenza stampa, Lombardo, a proposito di voto di scambio, ha aggiunto che «è negli atti del processo che la mafia ha votato per altri uomini politici e per altri partiti e non per me». Quindi si è soffermato su un processo lungo ed estenuante che ha cambiato il volto politico della Sicilia «perché - ha puntualizzato, - ovviamente io nel corso di questi lunghi anni di attesa e di battaglia legale mi sarei candidato e la situazione sarebbe mutata».
L’ex governatore, infine, non ha nascosto che la sentenza a suo carico «avrà di certo risvolto politico che potrà già manifestarsi nelle prossime amministrative soprattutto per la conquista dello scranno di sindaco di Catania, la più grande città della penisola che andrà al voto». Poi prima di passare la parola ai suoi due legali, avvocati Vincenzo Maiello e Maria Donata Licata, si è limitato a ricordare i suoi momenti di sconforto in questi lunghi 13 anni dall'accusa che gli piombò addosso come una spada di Damocle. Adesso il suo impegno politico riprenderà alla luce del sole, ma non da candidato sindaco di Catania come alcuni organi di stampa hanno pubblicato, ma come referente di una forza che conta in Sicilia un seguito pari al 10 per cento dei suffragi.
Chiare e inequivocabili anche le parole dei due legali dell’ex governatore che hanno parlato di processo mediatico basato su accuse non dimostrabili. In particolare il prof. Maiello oltre a mettere in risalto un processo che non potrà avere risvolti su tutti gli altri procedimenti per concorso esterno per associazione mafiosa, si è soffermato sulla lunghezza del procedimento stesso «che ha richiesto - ha spiegato - 13 anni per giungere alla definizione della propria posizione. «È paradossale - ha proseguito i legale - che a fronte della richiesta di rito abbreviato noi abbiamo impiegato 13 anni per venire a capo di una sentenza. Mi auguro che questa esperienza molto sconfortante se guardata dalle ragioni dello stato di diritto, metta fine a una più ampia stagione giudiziaria che ha visto prevalere il linguaggio della approssimativa ricerca della verità in nome di corrispondenti bisogni emotivi di verità rispetto al linguaggio della legalità».
Adesso dal punto di vista politico saranno interessanti i prossimi passaggi che avverranno in Sicilia che sta attraversando un momento politico- giudiziario in continua evoluzione.
Poche settimane fa il l tribunale di Sorveglianza di Palermo ha dichiarato estinta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per Totò Cuffaro. Dopo aver scontato una condanna per favoreggiamento alla mafia Cuffaro potrà ritornare nell’agone politico in prima persona, sebbene lui lo abbia del tutto escluso. Sembra che Cuffaro adesso stia già tessendo le fila per la prossima campagna elettorale. I due ex governatori hanno vicende giudiziarie molto diverse, ma storie politiche molto vicine. Vicinissime, almeno all’inizio, quando entrambi crescevano tra i giovani democristiani sotto la supervisione e la guida di Calogero Mannino, ex ministro e leader della sinistra Dc. Uno ad ovest e l’altro ad est gestivano in tandem la Dc siciliana. Cosa accadrà adesso?