Il gup di Roma ha condannato a un anno, pena sospesa, Marcella Contrafatto, ex segretaria di Piercamillo Davigo al Csm, accusata dai pm capitolini di rivelazione del segreto d’ufficio in relazione ai verbali degli interrogatori resi da Piero Amara ai magistrati milanesi nei quali si faceva riferimento alla presunta ”Loggia Ungheria”. Rivelazione che secondo l’ipotesi della procura sarebbe stata fatta a una giornalista di Repubblica, che però riferì di aver sentito una voce diversa da quella dell’ex impiegata di Palazzo Bachelet, che secondo l’accusa fu l’autrice della telefonata con la quale annunciava l’invio del plico. Contrafatto, difesa dall’avvocato Alessia Angelini, aveva scelto di essere giudicata con rito abbreviato condizionato.

L’ex segretaria di Davigo nel dicembre del 2022 era stata prosciolta dal gup con la formula “per non aver commesso il fatto” per l’accusa di calunnia ai danni dell’ex procuratore di Milano Francesco Greco: secondo l’ipotesi della procura di Roma, poi bocciata, era stata lei a spedire i verbali dell’ex avvocato esterno di Eni Piero Amara ai giornalisti e al consigliere del Csm Nino Di Matteo. Verbali ai quali era allegato un biglietto anonimo, «in cui tra l’altro si affermava che il verbale in questione era stato ben tenuto nascosto» da Greco «chissà perché» e che «in altri verbali c’è anche luì (parte manoscritta volta verosimilmente a evidenziare che da alcuni verbali di interrogatorio risulta la presenza del dottor Greco)». Questa parte dell’accusa venne separata da quella per la quale martedì è arrivata la condanna. «Rispettiamo la sentenza che francamente ci ha sorpreso ed aspetteremo di leggere le motivazioni. Naturalmente non la condividiamo: nel fascicolo delle indagini sono presenti plurimi ed inconfutabili elementi di segno contrario al giudizio di responsabilità», ha affermato Angelini.

Per la diffusione di quei verbali anche Davigo è stato condannato: la Corte di Cassazione ha disposto un appello bis per l’ex pm di Mani Pulite, per il quale, però, diventa definitiva la condanna per rivelazione di segreto in concorso con il pm Paolo Storari, assolto invece da tutte le accuse. Davigo, «quale consigliere del Csm, ricevuta una proposta di incontro privato da parte del dr Paolo Storari», rassicurandolo di essere autorizzato a ricevere copia dei verbali «e riferendogli che il segreto investigativo su di essi non era a lui opponibile in quanto componente del Csm» entrava in possesso di atti coperti da segreto investigativo. «Ciò faceva al di fuori di una procedura formale». Il nuovo processo è stata disposto per la parte relativa alla rivelazione a terzi dei verbali.