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Ci saranno molto probabilmente due processi a carico dell’ex avvocato esterno dell’Eni Piero Amara riguardo il contenuto, ritenuto calunnioso, delle sue dichiarazioni a proposito della Loggia Ungheria: uno a Milano ed uno a Brescia. Il giudice di Brescia Cesare Bonamartini ha infatti disposto lunedì scorso la sua imputazione coatta per il reato di calunnia nei confronti di Claudio Galoppi il cui nome figurava fra quelli indicati come appartenenti alla Loggia Ungheria, poi rivelatasi un tarocco.
La posizione di Galoppi, ex componente del Csm ed attuale segretario di Magistratura indipendente, era stata stralciata e mandata a Brescia in quanto nel frattempo era stato assegnato alla Corte d’appello di Milano. Il gip Bonamartini, differentemente dal pm, ha ritenuto configurato il reato di calunnia a carico di Amara nei confronti di Galoppi per il solo fatto di averne fatto il nome quale componente della Loggia, «pur in assenza di altri elementi volti a delineare il contributo offerto». Risulta poi ultronea la circostanza che Galoppi non sia mai stato iscritto nel registro degli indagati.
Lo sdoppiamento non determinerà conseguenze al procedimento “principale”, attualmente in svolgimento a Milano e che vede come parti offese un sessantina di magistrati, politici, alti ufficiali delle forze dell’ordine, in quanto, come scrisse nel provvedimento di rinvio a giudizio il gip Guido Salvini, «per il reato di calunnia, così come strutturato anche nel presente procedimento, la posizione di ciascuna persona offesa non impedisce una trattazione separata».
Il difensore di Amara, l’avvocato Salvino Mondello, ha comunque già annunciato battaglia. Per Mondello, infatti, non sono state mai svolte indagini di alcun tipo per accertare se la Loggia Ungheria fosse realmente esistita o meno. E al riguardo ha citato il provvedimento di archiviazione firmato dal procuratore di Perugia Raffaele Cantone nel quale si prese atto dell’ormai assoluta inutilità di azionare mezzi di ricerca della prova considerato che i verbali delle dichiarazioni rese da Amara sul punto erano stati pubblicati dai giornali.
A parte la vicenda Ungheria, a Milano è comunque in corso a carico dell’ex legale Eni il processo per calunnia nei confronti del capo degli affari legali Eni, Stefano Speroni ( prossima udienza il 26 settembre) e il processo sul “falso complotto” ( prossima udienza il 12 settembre) dove è imputato con dei dirigenti Eni di associazione a delinquere per il tentativo di inquinare e depistare le inchieste della Procura sul colosso petrolifero. Ed è fissata per il 10 ottobre, infine, l’udienza per rivelazione di segreto proprio su uno di questi ormai stranoti verbali resi da Amara ai pm e che a febbraio 2020 hanno coinvolto l’ex manager dell’Eni Vincenzo Armanna. Quest’ultimo si era presentato in Procura con una copia di quegli atti, all’epoca secretati (la consegna da parte del pm Paolo Storari a Piercamillo Davigo avverrà due mesi più tardi, ndr) dicendo di averli acquistati per 50mila euro da un poliziotto appartenente ai Servizi. Circostanza poi smentita dalle indagini.
Gli inquirenti hanno ritenuto che Amara li abbia fotografati o portati fuori dal palazzo di giustizia in qualche modo durante i propri interrogatori per poi darli ad Armanna che in quel momento era contemporaneamente il “teste chiave” e accusatore- ritrattore contro Eni nel processo sulla presunta maxitangente nigeriana, che ha successivamente visto i vertici della società tutti assolti in via definitiva.