La proposta per uno scudo penale per i governatori esiste già e porta la firma del deputato di Forza Italia Pietro Pittalis. A ricordarlo è proprio lo stesso azzurro, che ha manifestato la disponibilità di Forza Italia «ad ascoltare proposte che aiutino la buona amministrazione», ricordando a Matteo Salvini - che ha rispolverato il tema in relazione alla vicenda giudiziaria di Giovanni Toti - «che ho presentato una proposta di legge a dicembre del 2022 che va esattamente in questa direzione e che interviene modificando la legge Severino. La proposta - ha spiegato Pittalis - ha un’unica finalità, quella di riequilibrare la sorte degli amministratori locali rispetto a quella di parlamentari nazionali o europei».

La proposta è stata assegnata alla prima Commissione permanente (Affari costituzionali) in sede referente il 28 febbraio 2023 e prevede la modifica degli articoli 8 e 11 del testo unico di cui al decreto legislativo 31 dicembre 2012, numero 235 (legge Severino), in materia di decadenza da cariche elettive e di governo delle regioni e degli enti locali in casi di condanna definitiva e abolizione della sospensione di diritto dalle medesime cariche. Non basterà più, dunque, una condanna in primo grado, in ossequio al principio di presunzione d’innocenza. Anche perché, spiega Pittalis, le condanne, molto spesso, si trasformano in assoluzioni. «Basta guardare ai risultati dei processi di questa fattispecie svoltisi negli ultimi 12 anni», spiega il deputato forzista.
Stando alla proposta, le disposizioni contenute nella legge Severino - che ha introdotto nell’ordinamento alcune «importanti disposizioni anticorruzione, intervenendo sulla materia dell’incandidabilità e del divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze di condanna» - presenterebbero «evidenti aspetti di disomogeneità. La maggior parte di queste prevede l’incandidabilità e il divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo come conseguenza di una condanna definitiva, mentre le disposizioni di cui agli articoli 8 e 11 del ridetto testo unico prevedono la sospensione di amministratori regionali e locali a seguito di sentenze non definitive e dunque suscettibili di cambiamento nel corso dell’iter processuale.

Chi sbaglia deve pagare, ma non è tollerabile il pubblico ludibrio quando nel 97 per cento dei casi l’azione penale si risolve in un nulla di fatto: la stragrande maggioranza di queste sospensioni decade alla loro scadenza e l’unica conseguenza che ne deriva è un grave danno per la vita della comunità, che rimane senza guida, e per le figure dei pubblici amministratori coinvolti, la cui vita politica e personale viene inevitabilmente segnata. In simili casi pare opportuno operare un intervento atto a creare un nuovo bilanciamento che rispetti parimenti le esigenze di legalità e il principio di garanzia costituzionale di cui all’articolo 27 della Costituzione». La proposta di legge prevede dunque che in caso di causa di incandidabilità sopravvenuta nel corso del mandato elettivo o dell’incarico regionale vi è la decadenza di diritto dalla carica o dall’incarico, con provvedimento adottato dal presidente del Consiglio. Stessa storia per gli amministratori locali nel corso del mandato elettivo o dell’incarico locale. Di base, però, è necessario che ci sia una sentenza definitiva e, dunque, la certezza della colpevolezza.

Una proposta che, in combinato disposto con quella di un altro forzista, Tommaso Calderone, dovrebbe garantire agli amministratori locali sonni tranquilli fino a sentenza definitiva e, dunque, lo scudo invocato da Salvini: l’idea di Calderone, anche lui, come Pittalis, avvocato, è che nei casi di rischio di reiterazione, «l’esigenza cautelare è riesaminata, anche d’ufficio, decorsi sessanta giorni dall’applicazione della misura. In assenza di nuove esigenze cautelari, desumibili da atti e fatti concreti e attuali, diversi e ulteriori rispetto a quelli sulla cui base è stata disposta la misura, il giudice ne dispone la revoca, ovvero la sostituzione con altra misura meno afflittiva». Un principio che non varrebbe per i reati ostativi e a sfondo sessuale, quelli che destano maggiore allarme sociale e che eviterebbe, dunque, un nuovo “caso Toti”, con le dimissioni in cambio della libertà. Ma le opposizioni sono già sulle barricate: «Le dichiarazioni di Salvini sullo “scudo per gli amministratori” sono una vergogna: vuole garantire l’immunità totale a chi viene accusato di reati - ha commentato il leader dei Verdi Angelo Bonelli -. Secondo Salvini, tali persone non dovrebbero nemmeno essere giudicate. In sostanza, politici al di sopra di ogni sospetto, liberi di agire senza nessuna conseguenza. Questa proposta è incostituzionale. E allo stesso tempo abbiamo esponenti del governo come il senatore Gasparri che definisce incostituzionale lo “strapotere della magistratura”. Io penso che siano incostituzionali e fuori luogo le continue dichiarazioni di Gasparri».