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«È una gogna vergognosa. Siamo tornati al Medioevo». È una voce decisamente fuori dal coro quella del deputato grillino Davide Galantino. Al punto da dirsi nauseato per l’immediata condanna pronunciata dal capo politico del M5s Luigi Di Maio, velocissimo ad espellere Marcello De Vito dal Movimento poche ore dopo il suo arresto. Una condanna che non è passata nemmeno dai probiviri e che ha dimostrato, se mai ce ne fosse bisogno, che il plenipotenziario del partito è il vicepremier. Galantino, però, decide di smarcarsi e dimostrarsi garantista, attirando su di sé le critiche del proprio gruppo.
«Solidarietà per un uomo che non può difendersi», dice il deputato, alla sua prima legislatura. E forse inesperto rispetto al modus operandi del partito. «Ho la nausea - ha dichiarato all’AdnKronos - Non certo per l’arresto di Marcello De Vito, chi lo conosce tra noi lo descrive come un incorruttibile. Ho la nausea per l’accanimento di certi soggetti». Una presa di distanza netta rispetto al leader dei 5 Stelle, che nemmeno nomina. «De Vito ha aggiunto Galantino - è già fuori dal M5S, senza che si sia nemmeno difeso, senza che il collegio dei probiviri si sia pronunciato. Magari è in carcere per errore ma è già stato messo alla gogna, come Zingaretti».
E qui la seconda critica. Perché solo poche ore prima del blitz che ha portato in cella De Vito il Movimento aveva chiesto la testa del neo segretario del Pd, indagato per finanziamento illecito, inchiesta svelata dall’Espresso e già, a quanto pare, verso l’archiviazione. Per il deputato pugliese attaccare il governatore del Lazio è stato un altro errore. «Bisognava aspettare prima di parlare. Alla fine si tratta, per il momento, di voci di corridoio». Su De Vito, invece, toccava ai probiviri esprimersi, ha aggiunto. «Penso che il M5S non debba sostituirsi alla magistratura. Quando si diffondono certe informazioni si influenza l’opinione pubblica e si mette alla gogna non solo colui che si presume abbia commesso il reato ma anche la famiglia e le persone che lo circondano. Non condivido tale metodo».
Le sue parole, però, anziché produrre una riflessione in seno al partito hanno portato ad un’ulteriore condanna, quella ai suoi danni. «Il deputato Galantino può andare nel Pd, anzi lo invitiamo proprio ad andare nel Pd, o in Forza Italia, insomma in qualsiasi altro posto che non sia il Movimento 5 Stelle si legge in una nota diffusa dal M5s - Sono partiti dove i propri indagati e i propri arrestati vengono protetti, tutelati, a volte persino coperti. Noi siamo un’altra cosa, abbiamo il nostro dna che si fonda su un principio molto chiaro: la questione morale. Se Galantino è contrario a questi principi è contrario al Movimento 5 Stelle stesso, quindi può farsi da parte. Per coerenza, visto che è stato eletto con i voti del Movimento 5 Stelle conoscendo prima ancora di candidarsi i nostri valori, si può dimettere. Nessuno se ne risentirà».
Ma Galantino, rivendicando di essere uno degli iscritti che ha votato sulla rete a favore dell’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini «per il rispetto dei valori del Movimento», rispedisce al mittente le accuse. «Non capisco perchè mi abbiano invitato ad andare con il Pd o con FI e non con la Lega, forse - ha sottolineato ironicamente - perché è il partito che sta con noi al governo. Io sono solidale, innanzitutto, con la famiglia di De Vito». E prima di espellerlo «si poteva fare almeno un po’ di silenzio».