La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi proposti dalle parti civili Codacons e Associazione Aidma contro la sentenza 13 settembre 2024, con cui la Corte di assise di appello di Taranto aveva annullato la sentenza di primo grado e aveva ordinato la trasmissione degli atti all'Autorità giudiziaria di Potenza nell'inchiesta 'Ambiente svenduto' sulle emissioni velenose dell'ex Ilva.

L'annullamento, disposto dalla Corte d'assise di appello di Taranto, ha provocato l'azzeramento del processo e il suo trasferimento al Tribunale di Potenza perché due giudici onorari tarantini (in servizio all'epoca dei fatti) sono tra le oltre mille parti civili nel processo. «La Corte di cassazione - spiega una nota della Suprema Corte - ha ritenuto inoppugnabile la sentenza di appello dichiarativa dell'incompetenza senza pregiudizio della possibilità che la questione di competenza torni all'esame della Corte di legittimità in sede di risoluzione di conflitto o unitamente al merito della vicenda processuale».

In primo grado nel maggio 2021 c'erano state 26 condanne nei confronti di dirigenti della fabbrica, manager e politici tra cui quelle a 22 anni e 20 anni di reclusione, per Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell'Ilva. La sentenza è stata poi annullata in appello lo scorso 13 settembre.