Il Ministero della Giustizia sta accelerando le riforme per affrontare il grave problema del sovraffollamento carcerario in Italia. Si lavora per semplificare le procedure di liberazione anticipata, alleggerendo così la pressione sui penitenziari in tempi rapidi. La messa in atto di queste riforme potrebbe essere una risposta concreta alle esigenze del sistema penitenziario, come ribadito dal Guardasigilli Carlo Nordio e dall’ufficio del Garante nazionale dei detenuti durante le audizioni parlamentari sulla proposta di legge Giachetti alla Camera e sul decreto Carceri al Senato. Sul testo lavora via Arenula con l’accordo, secondo quanto trapela, di Forza Italia.

Domiciliari nell’ultimo anno da scontare

La strategia del Ministero si concentra su più fronti, puntando a velocizzare le pratiche per la liberazione anticipata e l’affidamento in prova, destinati a detenuti con pene residue di un anno per reati non ostativi. Un ulteriore obiettivo riguarda la detenzione domiciliare per chi ha pene residue inferiori ai 18 mesi. Queste misure mirano a ridurre il sovraffollamento e a migliorare le condizioni di vita dei detenuti che ne hanno diritto.

Parallelamente, si prevede un potenziamento dell'organico del sistema penitenziario. Nel frattempo, una possibile soluzione per snellire il lavoro dei giudici potrebbe coinvolgere gli uffici matricola degli istituti detentivi, ai quali si ipotizza di affidare parte delle attività di supporto. Questo intervento permetterebbe di velocizzare ulteriormente le procedure di scarcerazione anticipata.

Norme anti-suicidi

In vista del prossimo incontro con i garanti territoriali dei detenuti, previsto per i primi di settembre, il Ministero sta anche valutando nuove misure per contrastare il rischio suicidiario all'interno delle carceri. Questi provvedimenti includono ulteriori investimenti, già avviati con l'assunzione di agenti penitenziari, e l'impiego di professionisti come psicologi, psichiatri, assistenti sociali e mediatori culturali.