La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza con cui il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto aveva condannato un uomo alla pena di 4mila euro di ammenda per il reato di porto ingiustificato di coltello a serramanico, riconoscendone la lieve entità del fatto.

Al centro della decisione della Suprema Corte la violazione del diritto di difesa: il tribunale, infatti, aveva rigettato l’istanza di rinvio dell’udienza presentata dal difensore dell’imputato, impegnato nella stessa data in un altro procedimento (si trattava di un omicidio) davanti alla Cassazione.

Il provvedimento degli ermellini è molto importante perché mette un paletto sulle richieste di legittimo impedimento degli avvocati che, come si vede, spesso non vengono accolte dai giudici. E questo, come vedremo, non è accaduto solo in Sicilia ma anche nella vicina Calabria.

Sul punto, la motivazione della Cassazione è chiara e articolata: “In tema di impugnazioni, allorché sia dedotto, mediante ricorso per cassazione, un error in procedendo ai sensi dell'art. 606, comma 1, lett. c) cod. proc. pen., la Corte di Cassazione è giudice anche del fatto e, per risolvere la relativa questione, può accedere all’esame diretto degli atti processuali, che resta invece precluso quando risulti denunciata la mancanza o la manifesta illogicità della motivazione”, come hanno stabilito le Sezioni Unite in una sentenza del 31 ottobre 2001.

Il collegio ha richiamato il consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui “l’impegno professionale del difensore in altro procedimento costituisce legittimo impedimento, che dà luogo ad assoluta impossibilità a comparire a condizione che sia documentato e che il difensore prospetti l’inadempimento non appena conosciuta la contemporaneità dei diversi impegni; indichi specificamente le ragioni che rendono essenziale l’espletamento della sua funzione nel diverso processo; rappresenti l’assenza in detto procedimento di un difensore che possa validamente difendere l’imputato; rappresenti l’impossibilità di avvalersi di un sostituto ai sensi dell’art. 102 cod. proc. pen. sia nel processo in cui intende partecipare sia in quello in cui richiede il rinvio”, come stabilito da una sentenza della quinta sezione penale della Cassazione emessa il 4 marzo 2015.

Inoltre, la Corte ha ribadito che “la decisione sulla istanza di rinvio dell'udienza per legittimo impedimento del difensore, che adduca un concomitante impegno professionale, richiede al giudice di merito un bilanciamento tra l'interesse difensivo e quello pubblico all'immediata trattazione del processo, per cui, ancorché la priorità temporale costituisca un parametro di valutazione, anche un impegno assunto successivamente può essere considerato prevalente rispetto ad altro preesistente”, scrivono gli ermellini rifacendosi a una precedente sentenza della terza sezione penale del 3 luglio 2018.

Nel caso specifico, il difensore dell’imputato aveva depositato la richiesta di rinvio il 28 febbraio 2023, per l’udienza fissata il 15 marzo 2023, subito dopo aver ricevuto la comunicazione della fissazione dell'udienza presso la Suprema Corte in un processo per omicidio. L’avvocato aveva inoltre dettagliato l’impossibilità di reperire un sostituto disponibile.

Secondo la Cassazione, “la richiesta di rinvio era certamente tempestiva in relazione sia alla notizia del sopraggiunto concomitante impegno sia all’udienza cui il difensore riteneva di non poter partecipare. L’istante aveva ben illustrato le ragioni che gli imponevano di partecipare all’udienza avanti alla Suprema Corte, in quanto difensore abilitato a patrocinare in Cassazione in un processo per omicidio, e quanto alla possibilità di nominare sostituti, aveva evidenziato l’indisponibilità dei colleghi contattati”.

Di contro, la Cassazione ha sottolineato che “l’impugnato provvedimento non ha esplicitato le ragioni per cui non ha ritenuto, nel necessario bilanciamento delle esigenze di cui si è detto, di dare prevalenza alla trattazione del procedimento avanti alla Suprema Corte, limitandosi a fare cenno alla posteriorità di quell’impegno, che non è criterio decisivo al fine di determinare la preminenza della trattazione".

La Suprema Corte ha anche rimarcato che “circa poi la asserita mancata giustificazione circa l’impossibilità di nominare sostituti, l’istante ha fatto cenno all’indisponibilità dei colleghi contattati, né è, infine, contrariamente a quanto ritenuto nel provvedimento del Tribunale, criterio determinante il fatto che nel procedimento avanti alla Suprema Corte non vi fossero imputati sottoposti a misura”. In definitiva, scrive la Cassazione, “il rigetto illegittimo della istanza di rinvio per legittimo impedimento, tempestivamente rilevato con l’impugnazione della sentenza, ha determinato la nullità dell’udienza dibattimentale celebrata in assenza del difensore di fiducia legittimamente impedito e, conseguentemente, di tutte le attività processuali successive”.

La stessa problematica è già emersa nel processo contro la ‘ndrangheta di Cosenza, dove due difensori erano impegnati in Cassazione per un’udienza cautelare e non hanno potuto svolgere il controesame di un collaboratore di giustizia. La questione sarà dunque posta nelle prossime fasi processuali.