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Sabato 24 novembre a Roma è stata indetta da “Non una di meno” una grande manifestazione nazionale per dire no alla violenza maschile sulle donne contro i progetti del Ddl Pillon. Un’iniziativa forte che si inserisce in un momento nel quale le cronache sono piene di episodi di violenza sessuale, molestie e maltrattamenti gravissimi. [embed]https://youtu.be/8bERYTVHnv4[/embed] Nella maggioranza dei casi le donne si trovano a subire questa condizione all’interno delle mura domestiche, gli aguzzini sono familiari, quasi sempre i compagni, i mariti o i fidanzati. E’ proprio questo il motivo che rende difficilissima la denuncia. Molto spesso chi subisce violenza non sa neanche a chi rivolgersi,In questo senso la rete ReTer- Reti e Territorio (una struttura composta da diversi collettivi e organizzazioni come Scup! Sport e Cultura Popolare", "Lucha y Siesta", "Alt! Giornale Partecipato" e lo “Spazio aperto in Corpora”) ha dato vita ad una iniziativa chiamata “La città delle donne” che sarà mostrata proprio in occasione della manifestazione di sabato. «Si tratta di una mappa collaborativa della città di Roma che vuole mettere in rete tutte quelle esperienza formali e non formali, fuori e dentro le istituzioni, che si occupano di prevenzione, che sono luoghi di ascolto, luoghi di autodeterminazione delle donne» spiega al Dubbio.news Clara, una delle curatrici dell’iniziativa.«In questa mappatura – continua - sono presenti sportelli, centri antiviolenza, luoghi di cultura in cui le donne possono far sentire la loro voce. Purtroppo questi spazi sono pochi rispetto alla popolazione femminile». Ma oltre alla scarsezza a Roma ci si trova di fronte ad un paradosso. Proprio quando la capitale è amministrata per la prima volta da una donna, il Campidoglio sembra mettere in pericolo l’esistenza di molti luoghi come questi Rischiano lo sgombero la Casa Internazionale delle Donne, la Casa delle donne Lucha y Siesta, o centri antiviolenza come Donna L.I.S.A.Come racconta Clara la “Città delle donne”« è anche una mappa di denuncia». Uno strumento per incidere sia sulla società che sulla politica. Questo perché –dicono le attiviste di ReTer nel comunicato di presentazione dell’iniziativa - si sta delineando un quadro di generale crescente intolleranza da parte dell'uomo europeo bianco contro ogni diversità, etnica, culturale, di genere, si moltiplicano gli episodi di violenza sulle donne e sulle soggettività ritenute non conformi.