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LUCA PALAMARA
«Le chat di Luca Palamara sono per sempre». Prendendo spunto da un fortunato slogan della celebre casa di diamanti De Beers, lo stesso si potrebbe dire dei messaggini che l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati si scambiava con centinaia di colleghi. A distanza di oltre cinque anni dalla loro pubblicazione su tutti i giornali, dopo essere state acquisite a seguito di una indagine della procura di Perugia, le chat di Palamara hanno monopolizzato per l’ennesima volta il plenum del Consiglio superiore della magistratura.
Nel mirino questa settimana è finito ancora Massimo Forciniti, ex togato del Csm ed ora giudice del tribunale di Crotone. Forciniti, esponente di Unicost, la stessa corrente di Palamara, scampata l’azione disciplinare che a quest’ultimo costò la radiazione dalla magistratura, nel 2022 era stato oggetto di una pratica, poi archiviata, di incompatibilità ambientale. In una memoria difensiva presentata all’epoca, il giudice calabrese si era difeso sostenendo che le chat con Palamara erano «ragionamenti tra due ex consiglieri militanti nello stesso gruppo associativo» e «ispirati a finalità di massima funzionalità degli uffici e nell’interesse della giurisdizione nel suo complesso».
«Fatti di una gravità inaudita» che gli avrebbero fatto venir meno il requisito dell’indipendenza, dissero invece i consiglieri progressisti, gli stessi che, come detto, a distanza di due anni hanno tirato fuori lo stesso materiale per bloccargli la valutazione di professionalità.
Nella loro proposta era stata evidenziata proprio l’incompatibilità delle azioni concertate da Forciniti e Palamara, dopo che essi avevano già dismesso i panni di consiglieri superiori, con il prerequisito della indipendenza richiesto per accedere a qualsiasi valutazione positiva: interlocuzioni con chi stava al Csm; sollecitazioni a magistrati di revoche per lasciare il passo ad altri candidati a incarichi direttivi; organizzazione di cene con la partecipazione, tra gli altri, dell’allora sottosegretario e poi deputato Cosimo Ferri per parlare di pratiche di cui si stava discutendo in sede consiliare. «Sono condotte che nulla hanno a che fare con la figura di un magistrato che, per quanto attivo in ambito associativo, osservi con rigore il dovere di non interferire con le scelte consiliari», hanno sottolineato i togati di Area.
Oltre alle chat, il plus della delibera di questa settimana è stato rappresentato dalla famigerata cena all’hotel Champagne, avvenuta l’ 8 maggio del 2019 e dove si discusse, all’insaputa del diretto interessato, della nomina di Marcello Viola a procuratore di Roma. Forciniti, infatti, l’indomani mattina aveva scritto a Palamara, il quale lo aveva informato che l’incontro era stato positivo, evocando la presenza del “biondo” che, per i consiglieri progressisti altri non era che Luca Lotti, all’epoca deputato del Pd ed in passato sottosegretario alla Presidenza del consiglio durante il governo Renzi, in quel momento indagato dalla procura di Roma.
Al termine del dibattito, comunque, con 12 voti a favore (i togati di Magistratura indipendente, i laici di centrodestra e del consigliere di Italia viva Ernesto Carbone) a Forciniti è stata riconosciuta la sesta valutazione di professionalità. Per il non riconoscimento, invece, hanno votato in 10 voti: 6 consiglieri di Area, 3 di Unicost e il consigliere Roberto Romboli (Pd). Determinanti le astensioni di Isabella Bertolini (FdI), di Michele Papa (M5S), degli indipendenti Roberto Fontana e Andrea Mirenda, dei togati Michele Forziati (Unicost) e Mimma Miele (Md). «Siamo rammaricati che la nostra posizione di coerenza nel contrasto a simili degenerazioni non abbia incontrato il sostegno dei consiglieri che in passato si erano schierati sulla stessa linea. Persino chi si è erto per tante volte a fustigatore del malcostume correntizio ha deciso di astenersi», hanno stigmatizzato i togati di Area.
Immediata la replica di Mirenda: «Forciniti può essere giudicato da coloro che non hanno mosso una piuma contro i loro stessi associati, ancora ben attivi sul fronte del moralismo editoriale, che organizzavano cene per assumere ruoli apicali di legittimità, chiedevano revoche per ottenere posti di aggiunto in prestigiosi uffici giudiziari, effettuavano ed effettuano incontri (talvolta addirittura in Csm) con soggetti esterni al Consiglio per fissare la linea sulle pratiche? È pura ipocrisia consentire a costoro di colpire Forciniti: sarebbe dar loro manforte per assicurarne le scorribande sotto la copertura di un ombrello etico inesistente», ha aggiunto Mirenda. Siamo agli «scavi di Pompei, dove la lava ha cristallizzato tutto», ha detto Papa. «Siamo sicuri che non ci sono altri hotel Champagne?», è stato invece il laconico commento di Bertolini. Alla prossima puntata.