PHOTO
L’EUROPA ANNUNCIA UN QUARTO PACCHETTO DI SANZIONI
Mentre i capi di Stato e di governo dei paesi membri dell’Unione europea si riunivano a Versailles per la seconda e ultima giornata del vertice informale sulla crisi in Ucraina voluto dal presidente francese Emmanuel Macron, la gente di Lutsk e Dnipro faceva i conti per la prima voto con bombardamenti e macerie.
Ieri, sedicesimo giorno di invasione russa in Ucraina, la strategia di Mosca ha visto allargare il conflitto verso ovest, con raid su due aeroporti a pochi chilometri da Leopoli e con le prime fughe negli scantinati della terza città del paese, appunto quella che prende il nome dal fiume Dnepr.
La guerra è ormai a poche decine di chilometri dalla Polonia, cioè dal territorio NATO, e questo non fa altro che aumentare i rischi di un coinvolgimento dell’Alleanza atlantica nei combattimenti.
Eppure, il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, partecipando al vertice diplomatico di Antalya, in Turchia, di fronte al presidente Erdogan ha ribadito che l’Alleanza non vuole entrare nel conflitto, così come non vuole un’escalation oltre i confini ucraini. Ed è per questo che nonostante i ripetuti appelli, arrivati anche ieri, del presidente Zelensky per una no fly zone sopra i cieli d’Ucraina, l’idea rimane ancora nel cassetto.
Di tutto questo si è parlato anche a Versailles, nel vertice che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha definito «molto positivo». Una visione che cozza con quella di Zelensky, il quale subito dopo la fine dei lavori ha pubblicato un video in cui ha detto che «le decisioni dei politici devono coincidere con l’umore dei loro popoli» e che l’Ue «deve fare di più» per l’Ucraina.
Ieri i 27 hanno discusso di energia e difesa, del flusso di rifugiati in arrivo dall’Ucraina e di ulteriori sanzioni contro Mosca, oltre a formalizzare il via libera per la procedura di adesione di Kiev all’Ue. Ma se sugli ultimi due argomenti i paesi membri sembrano essere d’accordo ( anche se sull’inasprimento delle sanzioni Berlino frena), sui primi due l’Unione europea è ancora in alto mare.
«La discussione su un piano comune europeo per energia e difesa non è ancora matura», ha detto Draghi auspicando che possano essere fatti dei passi avanti su questo fronte nel prossimo Consiglio europeo.
Dichiarazioni in chiaroscuro sono arrivate anche da Macron, secondo il quale «non facciamo la guerra alla Russia, ma dobbiamo avere il coraggio di prendere decisioni storiche per difendere la nostra democrazia e i nostri valori», e dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha annunciato l’arrivo di «un quarto pacchetto di sanzioni che isolerà ancora di più la Russia dal sistema economico globale e aumenterà il costo per Putin dell’invasione dell’Ucraina». Tra le possibili novità l’embargo sul petrolio di Mosca e un’ulteriore stretta per le banche russe sul circuito internazionale.
Nel frattempo Putin tira dritto, annuncia l’arrivo di sedicimila combattenti dal medio Oriente, mercenari che dovranno sostenere le truppe nel Donbass e al tempo stesso riconosce «alcuni passi avanti» nel negoziato con Kiev.
La principale novità dal fronte di guerra è che la lunga colonna di oltre sessanta chilometri di mezzi blindati a nord della capitale si è dispersa nei boschi, segno di un possibile attacco coordinato alla città nelle prossime ore, spiegano gli analisti militari.
«Putin non vuole la pace, il suo piano sembra essere un altro», ha detto ieri Mario Draghi da Versailles. L’impressione è che capiremo presto fino a che punto l’ultimo Zar sarà capace di spingersi per arrivare fino in fondo e prendersi tutta l’Ucraina.