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L'ingegnere iraliano Abedini
Il difensore di Mohammed Adebini Najafabadi, l’avvocato Alfredo De Francesco, ha depositato ieri alla Corte d’appello di Milano una memoria in cui annuncia di aver affittato un appartamento nel quale l’ingegnere meccanico svizzero-iraniano, attualmente recluso nel carcere di Opera, potrebbe attendere le definizione del procedimento di estradizione verso gli Stati Uniti.
L’appartamento si trova in via Washington, poco distante da via Tolstoj dove il consolato iraniano di Milano la scorsa settimana aveva trovato un altro appartamento per il medesimo scopo provocando, però, la reazione negativa della Procura generale, con un parere a firma della procuratrice Francesca Nanni e della sostituta Laura Gay. Adebini Najafabadi, si ricorderà, è stato arrestato lo scorso 16 dicembre a Malpensa su richiesta degli Stati Uniti per associazione a delinquere e violazione delle leggi sul commercio di materiale “dual-use” civile e militare.
L’avvocato De Francesco ha poi precisato ai giudici della Corte d’appello di Milano, che dovranno esprimersi sull’istanza il prossimo 15 gennaio, che l’approvvigionamento di viveri avverrebbe senza l’intermediazione di personale diplomatico iraniano ma tramite persone di sua fiducia. Una presa di distanza da Teheran che potrebbe risultare vincente. Il difensore ha infine dato la disponibilità a sottoporre Adebini Najafabadi al controllo a distanza con braccialetto elettronico. Fino a ieri sera, comunque, alla Corte d’appello di Milano non era arrivata alcuna richiesta del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, di revoca della custodia cautelare in carcere. Richiesta che sarebbe tassativa e vincolante per i magistrati, trattandosi di un cittadino extra area Schengen, e che provocherebbe l’immediata estinzione del procedimento di estradizione negli Stati Uniti.
Sulla gestione fino a questo momento da parte dei magistrati milanesi dell’ingegnere iraniano sarebbe giunto in questi giorni il plauso dei vertici dei Servizi. La Procura del capoluogo lombardo, diretta da Marcello Viola, si sta muovendo con grande discrezione e senza strappi. Circa i dispositivi sequestrati ad Abedini Najafabadi al momento dell’arresto all’aeroporto di Malpensa, come computer, smartphone e chiavette usb, la Procura di Milano ha infatti aperto un fascicolo senza titolo di reato e senza indagati. Una scelta che potrebbe agevolare la definizione del procedimento, evitando di attendere la pronuncia del gip, in caso Nordio decidesse di intervenire.