«L’aria, nelle due settimane e poco più da quel documento, è divenuta ancora più pesante», ha esordito Santalucia. E proprio per questa ragione il Comitato direttivo centrale «dovrà in risposta impegnarsi affinché l’aria si faccia più respirabile, leggera, perché si allenti la morsa polemica e il clima delle relazioni istituzionali torni al sereno». Dunque una richiesta di abbassare la temperatura, forse più alta di quando al Governo c’era Silvio Berlusconi. Ma non spetta alle toghe farlo, secondo il leader delle toghe: «non sono nella nostra disponibilità gli strumenti per sedare un conflitto a cui non abbiamo dato causa». Santalucia è poi passato ad elencare le cose da fare: «abbiamo il dovere di non arrenderci alla fatica di spiegare quali sono i termini della questione dei trattenimenti dei richiedenti asilo, anche quando i nostri interlocutori del momento sviliscono con ostentato fastidio le ragioni del diritto a pretesti da azzeccagarbugli, mostrando di non voler ascoltare, arroccati sulla formula propagandistica della magistratura politicizzata». Ha poi risposto a chi accusa la magistratura di essere politicizzata, accusa nata soprattutto dopo la pubblicazione sul Tempo di una email del magistrato Marco Patarnello: «Abbiamo il dovere di ribadire – ha detto Santalucia – che la magistratura italiana non è in nessuna sua parte attraversata da faziosità politica e non avversa i programmi di chi oggi è maggioranza politica di governo».

Per Santalucia la magistratura ha «il dovere di riaffermare che la soggezione è alla legge e non al legislatore del momento, che la legge vive all’interno di un reticolo sistematico che vede un concorso di fonti al cui interno la relazione gerarchica non è la sola direttrice ordinante e che, in ogni caso, in quella relazione il vertice è assegnato alla Costituzione e, in alcune materie, alla normativa eurounitaria».

Poi un passaggio sulla pubblicazione sempre sul Tempo dello screenshot di due anni fa di un aggiornamento di WhatsApp di Antonella Marrone, giudice della sezione immigrazione del Tribunale civile di Roma, che criticava la Meloni: «abbiamo il dovere di evitare che la paura, il timore di essere osservati, in qualche modo sorvegliati, si insinuino e si conquistino uno spazio tra noi, quando assistiamo a fatti inquietanti, al venir fuori, dopo esser stato evidentemente conservato per anni alla bisogna, lo screenshot di qualche nostro stato whatsapp, reso noto al tempo soltanto ai nostri pochi contatti telefonici (mi riferisco ai recenti articoli di stampa che hanno riguardato la collega Antonella Marrone)».

Sull’emendamento della deputata Kelany di Fratelli d'Italia al dl Flussi, che demanda alle Corti di Appello la competenza sui ricorsi contro i trattenimenti dei migranti decisi dal Questore, Santalucia ha detto: «È assai difficile rinvenire un principio di razionalità in questo stravolgimento dell’ordine delle competenze; si percepisce piuttosto la voglia di rappresentare nel modo più plateale, appunto: con la sottrazione di competenza, la sfiducia nella giurisdizione, movendo dalla fantasiosa convinzione che i magistrati comunisti si siano collocati proditoriamente nelle sezioni specializzate “immigrazione” dei Tribunali per attuare il sabotaggio delle politiche governative».

Ovviamente non poteva mancare un passaggio sulla riforma costituzionale della separazione delle carriere: «A mio giudizio si scorge, senza particolare difficoltà, la coerenza tra quel che accade oggi in materia di diritto di asilo e quel che matura in Parlamento sulla riforma costituzionale. È un’idea di giurisdizione diversa da quella che ci ha guidato per molti e molti anni, che abbiamo per tutto questo tempo condiviso con l’avvocatura».

E da qui Santalucia si rivolge prevalentemente all'Unione Camere Penali: «La giurisdizione è un bene comune e sono convinto in maniera radicata che gli avvocati italiani non possono che dissentire da un progetto volto al ridimensionamento del giudiziario, che non potrebbe che restringere i loro spazi di azione come promotori della difesa dei dirittiPer questa ragione faccio fatica a comprendere la posizione di una parte dell’avvocatura, mi riferisco all’Unione delle camere penali che, da un lato, non lesina parole di sferzante critica alle politiche governative in materia penale e penitenziaria e avverte il bisogno di affermare, in uno per il vero con altre autorevoli voci (v., ad esempio, l’Associazione degli studiosi di diritto dell’Unione europea), che le recenti decisioni giudiziarie in tema di convalida di trattenimenti sono tutt’altro che abnormi; e dall’altro, è riluttante a considerare la riforma costituzionale per quel che è e non per quello che vorrebbe che fosse». E su questo conclude con un appello all’associazione politica degli avvocati, guidati da Francesco Petrelli: «Siccome non ho alcun intento polemico e non ho alcuna voglia di ribattere con la stizza che pure si dovrebbe ad un recente deliberato dell’Unione, in cui si legge, stanco refrain, di politicizzazione della magistratura, di violazione del principio della separazione dei poteri (dall’Unione vista come conseguenza dell’espansione indebita del potere giudiziario), rivolgo alle camere penali l’invito sincero a rinnovare la loro riflessione critica sul disegno di legge sulla separazione della magistratura, ad osservare quel che accade e ad essere conseguenti alle premesse di quel liberalismo penale di cui si fanno in molte occasioni interpreti».

Il presidente Anm ha poi concluso il suo intervento con un “auspicio”: «Sarebbe bene, penso, che quanti partecipano al dibattito pubblico, doverosamente allargato, sulla riforma costituzionale, si astengano, una volta che scoprono di essere privi di buoni argomenti per sostenerla, dal discutibile espediente di usare il nome e la figura di Giovanni Falcone per elevare tono, qualità e contenuti della riforma.La memoria di un eroe, di un martire della Repubblica, va onorata astenendosi dall’usare il suo nome nel confronto, a volte anche acceso, su una riforma che matura a oltre trent’anni dal suo estremo sacrificio. Questa riforma, se e quando sarà varata, non potrà portare il nome di Giovanni Falcone; non gli appartiene, non potrebbe appartenergli, appartiene ad altri. Almeno questo sia concesso alla verità dei fatti e sia sottratto alla mistificante opera della propaganda».

Mentre è in corso il Cdc, arriva la notizia di una richiesta di pratica contro il Segretario di Magistratura Democratica, Stefano Musolino, per alcune sue dichiarazioni sul ponte di Messina e a Piazza Pulita, da parte delle consigliere laiche del Csm Bertolini e Eccher. Santalucia nel punto stampa ha replicato: «Questa non è più pretesa di imparzialità, è richiesta di silenzio e questo non è accettabile. Il magistrato può, sui temi di giustizia, intervenire argomentando, perché è il nostro specifico campo professionale. Non si può chiedere, in nome dell'imparzialità, il silenzio. L'imparzialità è una prerogativa a difesa dei cittadini –aggiunge il presidente – ma chiediamo che sia possibile esercitare i nostri diritti fondamentali di cittadini. Si sta oltrepassando il confine del possibile: una cosa è l'imparzialità, una cosa è la soggezione silenziosa al governo . Non è nella cifra della nostra fisionomia costituzionale democratica».

Su questo è intervenuto anche Rocco Maruotti, esponente di AreaDg: «non ricordo iniziative così gravi fatte in precedenza. Comunque non metterà paura al collega Musolino le cui dichiarazioni sono di un equilibrio invidiabile. Il 28 novembre parteciperò ad un evento sulla separazione delle carriere a cui interverrà anche la consigliera laica del Csm Eccher (una delle due firmatarie della pratica contro Musolino, ndr) ma già anticipo non rivedrò minimamente il mio discorso perché noi non dobbiamo lasciarci intimidire, non ci piegheranno».

Di «stravagante iniziativa» ha parlato Stefano Celli, membro di Md che ha aggiunto: «non comprendo la richiesta di incompatibilità, cosa vuol dire, che se Musolino avesse detto quelle cose lavorando a Milano sarebbero andate bene?».

Anche Andrea Reale, esponente dei 101, ha espresso «solidarietà» a Musolino sostenendo che l’iniziativa delle due consigliere del Csm rappresenta una «pratica abnorme».

Abbiamo chiesto poi a Santalucia come commenta quanto raccontato oggi sul nostro giornale ossia che per il Ministro Nordio il referendum sulla separazione delle carriere rappresenterà un referendum sul gradimento dei magistrati: «È una domanda che chiama un referendum non sulla separazione delle carriere – ci ha risposto Santalucia – ma sul gradimento della magistratura e quindi del servizio giustizia. La risposta non riguarderebbe solo la magistratura, ma anche il ministro della Giustizia. Se così fosse i cittadini risponderebbero, ciascuno, pensando ai ritardi, alle attese che hanno dovuto patire per avere giustizia», ha aggiunto. «Quello fa parte di una macchina complessa, i cui servizi sono nella disponibilità del ministro – ha aggiunto – non riusciamo sempre a essere all'altezza delle attese dei cittadini non è sempre e solo colpa nostra, perché il sistema è complesso e c'è una grande responsabilità nella gestione delle risorse del ministero. Sul terreno dei servizi e delle risorse lo stiamo calzando molto perché siamo assai in ritardo».

Nel pomeriggio è intervenuta anche Silvia Albano, presidente di Md: «per esserci uno scontro bisogna essere in due, ma io non mi sento parte dello scontro. Noi giudici abbiamo applicato solo la legge e cercato di garantire la legalità. Noi siamo anche giudici dell'Unione europea: con i nostri provvedimenti non abbiamo fatto opposizione politica, abbiamo fatto il nostro lavoro». Ha aggiunto: «Quelli che più dicono che i giudici non devono parlare nei dibattiti, sono quelli che più vogliono un giudice accondiscendente col Governo. Ma se i magistrati collaborassero col governo non sarebbero più imparziali e indipendenti. Io e Marco Gattuso (giudice di Bologna, ndr) siamo magistrati da molti anni: non è in discussione l'imparzialità e l'indipendenza dei singoli giudici, ma la fisionomia della futura magistratura».

Il Cdc ha deliberato una assemblea straordinaria per il 12 gennaio. Inizialmente era prevista per metà dicembre ma poi Mi e Unicost hanno proposto di posticipare per dare la possibilità di far partecipare quanti più magistrati possibili. Secondo qualcuno farla a dicembre avrebbe scoraggiato la presenza per l’alto costo dei biglietti e degli hotel. Inoltre l’associazionismo viene percepito come qualcosa di più gravoso rispetto all'esercizio delle funzioni e prima di Natale qualcuno preferirebbe restare con le famiglie. AreaDg, Md e 101 hanno votato invece per dicembre: meglio arrivare prima di un possibile voto a favore della separazione delle carriere alla Camera.

Non è mancata la reazione del senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri: «Dacci oggi il nostro comizio quotidiano di Santalucia. Che oggi, in una giornata di silenzio teorico elettorale, fa la staffetta con i suoi amici della sinistra e continua a dire una serie di cose false e non fondate contro la separazione delle carriere e negando l'evidente faziosità di molti magistrati, che fanno politica e fanno un uso politico della giustizia sono risibili. Bene hanno fatto nel Csm alcuni consiglieri a chiedere l’apertura di una pratica su un magistrato iperpoliticizzato, ma credo che si possano aprire molte pratiche su tanti magistrati che con comizi ed esternazioni dimostrano la mancanza di indipendenza di troppi settori politicizzati della magistratura. Santalucia fa il portavoce di tutto ciò e sostenendo causa perse».