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CESARE PARODI ANM E CARLO NORDIO MINISTRO
Oggi alle 11 la giunta dell’Anm si recherà a via Arenula per incontrare il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Un summit programmato da tempo e richiesto dalle toghe per esporre al guardasigilli sette punti sui quali riformare la giustizia: aumentare l’organico della magistratura, rivedere le piante organiche degli uffici giudiziari, assumere nuovo personale amministrativo e stabilizzare quello precario, dotare giudici e pm di applicativi informatici adeguati, investire nell’edilizia giudiziaria, ottimizzare la giustizia penale e civile, intervenire sulla situazione carceraria.
Le proposte nel dettaglio sono sul tavolo di Nordio da oltre un mese, l’Anm si aspetta dunque che il ministro sia già in grado di fornire risposte precise su ciascuna di esse. Il sindacato delle toghe poi, come deliberato negli ultimi incontri del “parlamentino”, tornerà a chiedere una modifica tempestiva dell’articolo 3 della legge n. 27/ 1981 affinché si ripristini l’intero trattamento economico in caso di malattia dei magistrati. A ottobre dell’anno scorso, durante un convegno organizzato da Magistratura indipendente, Nordio aveva annunciato che la disposizione in materia di congedo straordinario per malattia dei magistrati sarebbe entrata nella successiva legge di bilancio. Raccolse molti applausi, in quell’occasione, ma ora l’Anm lamenta che di quella modifica non si sia più parlato. I magistrati sottoporranno al ministro anche i “problemi pratici” legati al ddl femminicidio, ossia la previsione dell’obbligo, per il pm, di sentire direttamente le persone offese e non più con delega alla polizia giudiziaria.
Il faccia a faccia dovrebbe svolgersi, almeno nelle intenzioni di entrambe le parti, in un clima sereno. «Dall’incontro mi aspetto qualcosa di positivo», ha detto qualche giorno fa il presidente dell’Anm Cesare Parodi. «Noi speriamo – aveva aggiunto il segretario generale Rocco Maruotti – che vengano accolte tutte le nostre richieste, che non riguardano profili sindacali o lo status dei magistrati: noi ci teniamo a che la giustizia funzioni, lavoriamo per questo, e riteniamo di non avere a disposizione tutti gli strumenti per farlo in maniera adeguata».
Lo stesso Nordio è pronto ad ascoltare i propri ex colleghi. Chi ha avuto modo di sentirlo nelle ultime ore, spiega come il guardasigilli speri di non assistere a «polarizzazioni ideologiche» e intenda proporre di nuovo, all’Anm, di far parte dei gruppi di lavoro che andranno a scrivere le leggi attuative della separazione delle carriere, qualora passasse il referendum, sempre in un’ottica di cooperazione. «Spero che un clima di dialogo si crei già prima dell’attuazione della riforma, cioè quando si andrà al referendum, in modo che non si arrivi a uno scontro frontale, nel quale avrebbe da perdere solo l’Italia», ha detto venerdì scorso il titolare della Giustizia al convegno “La magistratura nel disegno costituzionale. I vari progetti di modifica”, promosso dalla “Sezione autonoma magistrati a riposo” della stessa Anm.
Non si è trattato del primo richiamo a un abbassamento dei toni e alla mano tesa per lavorare proficuamente insieme. Nordio lo aveva già rivolto un mese fa all’incontro sullo stesso tema organizzato da Noi Moderati. «Adesso aspetteremo il referendum e auspico – aveva detto il ministro – che vi si arrivi con la stessa serenità con cui stiamo discutendo oggi (eravamo a marzo, ndr), utilizzando argomentazioni tecniche, senza pregiudizi o slogan. Chiunque perda non dovrà essere umiliato». Un self- restraint in parte dovuto al fatto che, come venerdì scorso, accanto al guardasigilli c’era il presidente Anm Cesare Parodi, con il quale Nordio ha intavolato un dialogo franco ma cordiale. Secondo altri osservatori, però, il ministro preferisce un atteggiamento più prudente anche perché è consapevole di non avere affatto la vittoria in pugno.
Che oggi non ci dovrebbero essere particolari intoppi tra le due parti lo fanno intendere non solo le tematiche che si andranno ad affrontare, non originariamente divisive, e le dichiarazioni pre- incontro, ma anche il fatto che in questo momento è Alfredo Mantovano la figura con cui l’Anm avverte la contrapposizione più netta. Qualche giorno fa all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Cnf, il sottosegretario alla Presidenza aveva parlato di «funzione giudiziaria che deraglia dai propri confini», di magistratura che vuole farsi «establishment», di «aggiramento della volontà popolare» soprattutto in «materia di immigrazione».
Un innalzamento dello scontro che aveva spinto l’Anm a ribattere con un comunicato secondo cui i «magistrati applicano norme, non fanno politica». Nordio invece, a parte qualche battuta sulle responsabilità dei giudici rispetto al sovraffollamento, tende sempre a un approccio più dialogante, come si è visto.
Oggi riprende anche il “tour” delle toghe tra i partiti: alle 17 l’Anm incontrerà i capigruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e al Senato. Lo scopo è sempre quello di segnalare le criticità della riforma costituzionale. È previsto invece a maggio l’incontro con Forza Italia e con Noi Moderati. Ancora nessun riscontro, all’invito rivolto dal sindacato dei giudici, da parte di Lega e Azione.