Il parlamentino dell’Anm si riunisce dopo la pausa estiva e sono diversi gli argomenti all’ordine del giorno: dalle leggi approvate in Parlamento alla vicenda Toti, Natoli, Gazzoni.

Sul caso dell’ex consigliera del Csm, Rosanna Natoli, abbiamo chiesto al Presidente come ha commentato l’esito della vicenda: «tutti abbiamo avuto modo di ascoltare quell’audio pubblicato su tutti i giornali prima che si avesse notizia della trasmissione degli atti alla Procura di Roma. Dinanzi a quell’audio c’è poco da discutere: non è pensabile di poter proseguire nell’impegno nel mandato consiliare quando ci si incontra quale componente della sezione disciplinare con un magistrato incolpato, con processi definiti e altri da definire e con quel linguaggio. Ricordo qualche espressione intollerabile come quella "amica degli amici”. Le dimissioni sarebbero state, come noi auspicavamo, un rimedio meno doloroso, meno faticoso rispetto a quello di impegnare il consiglio nell’attuazione della legge istitutiva».

Non poteva mancare un riferimento al patteggiamento dell’ex governatore della Liguria Giovanni Toti. Il presidente dell’Anm ha detto: «in estate c’è stato un forte inasprimento del linguaggio rispetto all’iniziativa giudiziaria. Abbiamo letto di un Governatore “sequestrato dalla magistratura” e di “toghe sovversive”. Oggi possiamo dire che tutto quel linguaggio non aveva senso. Non c’è stato nessun attentato alla democrazia, nessuna azione eversiva ma un processo per corruzione e finanziamenti illeciti in cui le parti hanno ritenuto di concludere con un patteggiamento». 

Ha poi aggiunto il leader delle toghe facendo riferimento alle parole del direttore di Libero Pietro Senaldi: «È ritornato il termine “cancro” per definire la magistratura . Questo è spia di qualcosa di profondo e grave, di un malessere molto più radicato. C’è un uso irresponsabile del linguaggio senza una valutazione del significato, come se della magistratura si potesse dire qualsiasi cosa! Non è la parola fuori posto di un giornalista, ma il sintomo di un malessere della democrazia più radicato - ha sottolineato Santalucia - Questo non è critica, è vilipendio dell'ordine giudiziario. Cancro lo si può dire per la mafia, per una criminalità infiltrante, non per chi la combatte ogni giorno».

All’ordine del giorno del Cdc c’era proprio una valutazione “Intervento del direttore responsabile del quotidiano “Libero”, Pietro Senaldi, alla trasmissione televisiva “In Onda” sulla rete La7 del 21 agosto 2024 con definizione della Magistratura come «uno dei cancri del Paese». Valutazioni ed eventuali iniziative”. Il parlamentino dell’Anm, dopo una lunga discussione in cui sono state espresse differenti posizioni sull’opportunità di una azione legale o di trattare la questione solo sul piano culturale, durante la quale all’interno degli stessi gruppi associativi si sono manifestati pensieri opposti, ha deliberato la segnalazione dell’espressione alle istituzioni di garanzia – Presidente della Repubblica e Consiglio Superiore della Magistratura – e anche all’ordine dei giornalisti e un esposto alla Procura di Roma che chieda al Ministro di Nordio di procedere, perché così prevede la norma in caso di eventuale vilipendio. Passata con 10 voti favorevoli, 9 contrari e 8 astensioni anche la proposta di azione civile, con il voto di astensione del Presidente Santalucia.

Poi si è passato alle modifiche legislative: «La novità più importante delle ultime settimane è la pubblicazione in Gazzetta ufficiale della legge Nordio: penso valga la pena di ribadire, al di là delle critiche già espresse sull'interno impianto della riforma, un profilo di manifesta indifferenza per l'organizzazione degli uffici. È stato abolito il filtro in appello - ha osservato - e vedremo quali ricadute questo avrà sulle performance delle Corti d'appello e della Cassazione, ed è stato introdotto l'organismo collegiale per le misure cautelari, che entrerà in vigore nel 2026 ma non credo che gli uffici per quella data saranno pronti». Santalucia , dunque, ha evidenziato «l'indifferenza della politica normativa e del ministero sulle esigenze organizzative: non è possibile normare senza rendersi conto della sostenibilità organizzativa».

«La legge Nordio non porterà nulla di buono» ha sottolineato il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia. «Si trasforma la misura cautelare da monocratica a collegiale, mantenendo uffici di piccole e medie dimensioni e pensando che 200 magistrati nel 2026 saranno reclutati e saranno pronti a fronteggiare l'emergenza». Per Santalucia è un «modo poco responsabile di legiferare, la prassi si caricherà di dimostrare quanto sia sbagliato». «Richiamiamo il ministro alla sua responsabilità primaria, che è quella di assicurare le risorse alla magistratura - ha sottolineato - Perché poi nel 2026 non si potrà dire “è colpa dei magistrati”. Ciascuno si assuma le sue colpe, lo diciamo per tempo. Questa legislazione indifferente ai problemi dell'organizzazione sarà causa, se ci saranno, dei ritardi e dell'accumulo di arretrato che eravamo riusciti ad erodere».

Abbiamo ricordato al presidente Santalucia le recenti dichiarazioni del Ministro della Giustizia Nordio per cui il sovraffollamento deriva dal fatto che i magistrati mandano le persone in carcere. Ha replicato Santalucia: «Non è possibile pensare che il sovraffollamento sia diretta conseguenza delle carcerazioni cautelari, soprattutto quelle fatte oggetto dell'ordine del giorno Costa, ossia essenzialmente dei colletti bianchi perché al netto di mafia, terrorismo, reati di armi e di violenza resta ben poco. L'Anm non ha nessuna contrarietà a una revisione delle misure cautelari, che lo si sappia - ha sottolineato - Gli anni passati sono stati segnati da una legislazione securitaria che ha aumentato la possibilità di andare in galera preventivamente. È il legislatore che vuole si mandi in carcere quanta più gente possibile in fase cautelare. Se poi guardiamo alla popolazione carceraria e ai reati per cui sono dentro, vediamo che la stragrande maggioranza non sono colletti bianchi o persone che possono compiere i reati a cui pensano alcuni parlamentari, ma sono fasce marginali della società, e c'è stato un innalzamento verticoso della popolazione carceraria straniera e di tossicodipendenti». Per Santalucia «bisognerà occuparsi di questo. Il carcere è ormai l'unico sbocco della marginalità sociale in assenza di altri strumenti –ha aggiunto –. Non è vero che in carcere ci sia gente che mandiamo in galera quando potrebbero fare diversamente. Su questi versanti c'è una legislazione stringente e il carcere è la risposta che la legge vuole. Se si può diminuire, siamo i primi»

Sul tema carcere si è espresso nella sua relazione anche il Segretario Salvatore Casciaro: «Il sovraffollamento resta un’emergenza, il decreto carceri non ha risolto la situazione. Se il carcere vive questa situazione drammatica con una casistica di suicidi che dovrebbe spingere a interventi urgenti, non è colpa della magistratura. Tutto ciò non dipende da un uso abusivo della custodia cautelare». Casciaro ha quindi rilevato che «oggi ci sono circa 61mila detenuti nelle carceri: con gli attuali tassi di ingresso si arriverà a un numero assai simile a quello che portò all'intervento della Corte di Strasburgo. Siamo ben lontani dall'affrontare questa emergenza con la dovuta incisività».

In merito alle frasi che compaiono nel Manuale di diritto privato di Francesco Gazzoni, dove le magistrate italiane sono dipinte quali persone «in equilibrio molto instabile nei giudizi di merito in materia di diritto di famiglia» e i magistrati vengono dipinti come persone appartenenti «non di rado alla categoria degli “psicolabili”» Santalucia nella relazione ha detto: «non credo valga la pena di dibattere con lui. Ahimè non c’è materia di dibattito perché non si parla di questioni di diritto. Forse il prof Gazzoni è anche avvocato e avrà ricevuto una sentenza che non lo avrà gratificato. Ha chiesto a noi di pubblicare sui canali social il suo scritto». 

In merito al terzo punto dell’ordine del giorno del Comitato direttivo Centrale, ossia “Discussione e iniziative relative alla partecipazione degli avvocati alle valutazioni dei magistrati nella legislazione in itinere”, le toghe hanno deciso di non discuterne perché ormai la norma è vigente e quindi la discussione non risulta più attuale.

Infine sul decreto che ha sancito la mancata pubblicazione dell’ordinanza di custodia cautelare, a seguito dell’iniziativa dell’onorevole Costa, Santalucia ha commentando rispondendo ai cronisti: «Io credo che i palazzi di giustizia debbano essere Palazzi di vetro La pubblicità è il miglior controllo su un potere importante e incisivo sulla libertà delle persone come quello giudiziario. Non bisogna creare muri alla conoscenza pubblica, perché è la prima forma di controllo. Per questo sono fortemente dissenziente di fronte a questo tipo di misura».