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Il presidente ANM Giuseppe Santalucia in occasione del Comitato Direttivo Centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati
Il secondo round del duello tra Elon Musk e i giudici italiani sul tema migranti è anche più duro del primo. In un botta e risposta virtuale scandito nella seconda fase dalla nota ufficiale del presidente della Repubblica. Un intervento, quello del Colle, gradito soprattutto ai magistrati. Che ora sono in trincea con lo scudo di Sergio Mattarella, capo dello Stato e del Csm.
Tutto era cominciato ieri, con il primo commento del miliardario sudafricano postato su X («questi giudici devono andarsene»). Poi Musk, nel frattempo nominato a capo del dipartimento per l’Efficienza governativa degli Stati Uniti, ha deciso di rincarare la dose a poche ore dall’annuncio ufficiale, arrivato nottetempo dal presidente eletto Donald Trump.
«Tutto questo è inaccettabile», scrive Musk sul suo social commentando il post di un utente X (con allegata foto di Giorgia Meloni), secondo cui al nostro governo «non sarà consentito espellere gli immigrati clandestini». «Il popolo italiano vive in una democrazia o è un’autocrazia non eletta a prendere le decisioni?», attacca il “ministro” di Trump. Nel mirino la magistratura italiana che disapplica il decreto Paesi sicuri del governo, e in particolare la sezione immigrazione del tribunale di Roma, che ha rimesso gli atti alle Corte di Giustizia Ue e annullato i trattenimenti degli ultimi 7 migranti trasferiti in Albania.
Per il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, il primo «dato che balza agli occhi» è che «un magnate americano tanto influente nella nuova amministrazione di quel Paese», gli Usa, parli «di affari interni allo stato sovrano italiano». Musk «si intromette nelle questioni dell’Italia dando giudizi immotivati, ingenerosi nella migliore delle ipotesi senza che nessuno pensi al Governo di rispondere dicendo che questi sono affari dell’Italia su cui non ha titolo ad intervenire», prosegue Santalucia.
«Si difendono tanto i confini proprio in materia di immigrazione clandestina e si richiama al dovere supremo di difendere i confini, anche questi sono confini. Ci sono dei confini ideali che non possono essere violati da chi pensa di poter ingerirsi negli affari interni di un Paese sovrano», sottolinea il presidente dell’Anm. Che poi cita l’episodio della giudice Antonella Marrone (che nel 2022 scriveva su WhatsApp un commento sulla futura premier reso noto negli ultimi giorni) come esempio di un fenomeno «un po’ molto inquietante».
«Siamo tutti sotto osservazione, addirittura qualcuno conserva un messaggio criticabile quanto si vuole, ma comunque sempre un messaggio privato di una categoria ristretta che diventa oggi un messaggio politico al pubblico. Non ho nessun sospetto al momento, la cautela e la sobrietà a cui sempre ci richiamiamo, che è un dovere per i magistrati, oggi possono non bastare, perché siamo sotto osservazione e questo inquieta e fa paura», dice Santalucia. Per il quale l’idea che l magistratura voglia boicottare l’operazione Albania è solo una fantasia.
«Qui si stanno esprimendo tanti tribunali e pensare che tutti questi siano invasi da magistrati con la toga rossa è una fantasia, un modo per denigrare agli occhi dell’opinione pubblica la magistratura», chiosa il presidente dell’Anm. Che interviene con un nuovo post sui social nel pomeriggio per ringraziare il Capo dello Stato, «garante della Costituzione - per le sue parole a difesa delle istituzioni e della sovranità del Paese». Quelle contenute nella nota che Mattarella ha diffuso per rivendicare l’autonomia del nostro Paese, come era già successo altre volte in passato, e anche due anni fa, quando il Quirinale si espose per difendere il nascituro governo Meloni dalle parole della ministra francese per gli Affari Europei Laurence Boone.
Un precedente ricordato nella stessa nota del Colle, che rilancia le parole di allora per ribadire che «l’Italia è un grande Paese democratico» che «sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione». «Chiunque - dice Mattarella -, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni».
Finita qui? Tutt’altro. In serata Musk replica implicitamente al Quirinale ritwittando un post di Eva Vlaardingerbroek, giovane opinionista olandese di estrema destra, che si “schiera” con Elon e Meloni rilanciando a sua volta il post del Colle. Una giornata di tensione senza fine, insomma, nella quale interviene per la magistratura anche il segretario di AreaDg Giovanni Zaccaro.
«Musk e gli altri miliardari, monopolisti delle tecnologie e dei big data, agiscono a livello globale. Sono capaci di influenzare la opinione pubblica ed i processi decisionali più dei politici e degli imprenditori tradizionali, hanno un campo di azione che si sottrae alla sovranità degli stati nazionali», commenta il segretario dell’associazione che riunisce le toghe progressiste. A Musk, aggiunge, «non interessa il contenuto delle questioni, ma solo annichilire il sistema di pesi e contrappesi, di garanzie e diritti, sulle quali si sono fondate finora le democrazie occidentali. Per questo il loro “nemico” sono i parlamenti, le regole, i giudici».
A rivolgersi direttamente al magnate è anche Ernesto Carbone, membro laico del Csm. «Caro Elon, non abbiamo giudici eletti, non abbiamo la pena di morte e le armi non circolano liberamente. Dopotutto, abbiamo solo 1492 anni di legge e diritti in più di voi», sferza il laico. Che aveva già espresso preoccupazione per l’ingerenza del miliardario.
Un’interferenza che non piace, ma neanche scandalizza, il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri, per il quale il vero problema è «quella fetta di magistratura italiana che attira un grave discredito sull’Italia e sulla nostra democrazia». Più netto il capogruppo azzurro in commissione Giustizia alla Camera, Tommaso Calderone, che con Il Dubbio commenta: «Nei miei studi, tra i giuristi non mi sono mai imbattuto in Musk. E io mi occupo di diritto e di giustizia, dando il mio contributo e cercando di migliorarla la Giustizia».
Nessuna dichiarazione ufficiale da Meloni, mentre le opposizioni insorgono. Ma fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che la premier ascolta «sempre con grande rispetto le parole del Presidente della Repubblica».