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«Un momento storico». È questa la definizione che quasi unanimemente è stata data in Spagna ad un atto che cambierà in maniera profonda la storia dei diritti civili nel paese iberico. Giovedì infatti è stata approvato in prima lettura alla Camera dei deputati un disegno di legge che di fatto consentirà l’eutanasia per i malati che sono gravati da patologie incurabili. L’approvazione definitiva dovrebbe avvenire nei primi giorni del prossimo anno al Senato e in molti vedono questo passaggio come una formalità vista la maggioranza governativa che ha promosso e portato avanti il provvedimento. Il disegno di legge è stato infatti presentato dal Partito Socialista guidato da Pedro Sanchez che è anche il primo ministro spagnolo, i voti a favore sono stati 198, contrari 138 e solo 2 le astensioni. Oltre al Psoe si sono espressi in maniera favorevole anche i partner di governo di Unidas Podemos ( coalizione di sinistra), Junts per Catalunya ( indipendentisti catalani di centrodestra), CUP ( indipendentisti catalani di sinistra), e Ciudadanos ( partito di destra liberale, all’opposizione). Hanno votato contro il Partito Popolare ( destra), Vox ( estrema destra) e l’Union del Pueblo Navarro ( partito di centrodestra della Navarra).
Una maggioranza che va oltre gli schieramenti tradizionali. Il segno di un’adesione alla cultura liberale e il superamento, tranne qualche non trascurabile eccezione, dell’impianto cattolico che da sempre pervade il paese. Con la depenalizzazione dell’eutanasia è stato approvato «un diritto che ci rende più liberi», commenta in un’intervista al quotidiano El Pais la deputata socialista ex ministra della Salute, Maria Luisa Carcedo. La Spagna dunque andrà ad aggiungersi a Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Canada e Nuova Zelanda. Coloro che vogliono avvalersi dell’eutanasia dovranno percorre un lungo iter burocratico che prevede almeno 4 richieste allegate da numerosi referti medici che certifichino la propria malattia irreversibile. La richiesta dovrà essere esaminata e accolta da una commissione apposita, poi il paziente dovrà dare un’ultima volta il suo consenso. La legge prevede comunque il diritto all’obiezione di coscienza da parte del personale sanitario. Solo in fase ultima si potrà scegliere una struttura pubblica o privata dove porre fine alla propria vita volontariamente.