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Sicilia, isole minori: si torna a navigare. Per le sei navi della Caronte Tourist sequestrate due giorni fa su disposizione della Procura di Palermo è stata accordata la “Facoltà d’uso” nonostante il provvedimento di fermo giudiziario. Il Gip dei Tribunale di Messina, Maria Militello, alla quale i legali della compagnia avevano fatto istanza, ha accolto la richiesta avanzata dalla Caronte e ha riattivato il servizio. Nel provvedimento del giudice ci sarebbe anche il parere favorevole della Procura di Messina.
Si sblocca, quindi e per fortuna, una situazione che stava creando enormi disservizi e disagi in otto isole minori della Sicilia, le sette dell’arcipelago eoliano e a Pantelleria. Ma la battaglia giudiziaria, combattuta soprattutto sulla pelle degli abitanti delle isole minori e anche su quella di migliaia di turisti già presenti, sembra però soltanto rimandata. Quello che appare chiaro in tutta questa paradossale vicenda è che Il provvedimento di sequestro di altri sei traghetti della compagnia, che segue quello del 6 giugno scorso (allora le navi sotto sigilli sono state tre) rischiava di esplodere come un bubbone sul settore dei trasporti privatizzati della Sicilia, provocando una scia di polemiche sulla opportunità di aver privatizzato un settore nevralgico per le isole minori, fondamentale per garantire quella continuità territoriale sancita dalla costituzione.
A chiedere conto e ragione poche ore prima della nuova disposizione che permette all’armatore di rimettere in mare le navi, erano stati anche i sindaci delle isole raggiunte da un provvedimento a dir poco sconcertante, tale da innescare a catena una serie di conseguenze fondamentali per la vita degli abitati, dall'approvvigionamento alimentare a quello farmaceutico, da quello dei carburanti sino alla paralisi del trasporto in ambulanza dalle isole alla terraferma. Il primo cittadino di Lipari, Riccardo Gullo, che amministra sei isole su sette dell'arcipelago eoliano, dinnanzi al provvedimento era rimasto sconcertato: “Non ho ancora letto attentamente i provvedimenti, ma tutto mi sembra gravissimo. Il profitto non si concilia con i bisogni sociali. Ma ora abbiamo toccato il fondo...”. Nel frattempo per arrivare al dissequestro erano scesi in campo il governatore Renato Schifani e l'assessore regionale ai Trasporti, Alessandro Aricò che avevano avviato contatti con la compagnia e con il curatore giudiziario della procura di Messina. Anche tutte le associazioni delle Eolie, a partire da quella degli albergatori, in una lettera inviata
ai ministri alla Mobilità sostenibile Matteo Salvini e alle Politiche del Mare, Nello Musumeci, avevano manifestato '”costernazione e grande preoccupazione a seguito dei sequestri dalla Guardia di Finanza. Si tratta di una situazione emergenziale e insostenibile che rischia di mettere in ginocchio l’economia delle isole minori con pesanti ripercussioni tanto per gli abitanti, quanto per le imprese locali e per i visitatori”.
La vicenda parte dalla gara d'appalto per il servizio trasporto isole minori, bandita nel 2016 aggiudicata alla Caronte tourist e tuttora vigente. Dietro le quinte la compagnia si difende affermando di aver osservato tutte le norme relative al trasporto sulle proprie navi di persone affette da disabilità. La Procura partendo da questo punto sosterrebbe al contrario che la Compagnia, all’epoca dell’assegnazione della gara, non avrebbe denunciato che diverse navi non erano dotate di strutture idonee al trasporto e all’assistenza di persone disabili. La Caronte, al contrario, sosterrebbe che tutto trae origine da una interpretazione diversa delle norme allora in vigore in cui si parlava espressamente di confort nel trasporto delle persone a mobilità ridotta e infatti tutte le navi avevano provveduto a lavori di adeguamento.
Ma le divergenze non sono state superate a tal punto che la Procura sostiene che non solo le navi non sono state adeguate, ma poiché i traghetti non erano già a norma al momento dell’aggiudicazione della gara, i 29 milioni che sono stati già versati dalla Regione alla Caronte devono essere restituiti all’ente appaltante. Visto che la compagnia non ha dato atto al provvedimento la Procura ha sequestrato le navi per un totale di valore di 29 milioni, di fatto azzerando quasi l’intera flotta.
Da qui il braccio di ferro che rischiava davvero di mandare a fondo ben 8 isole minori, con tutte le conseguenze del caso e i paradossi di un provvedimento che giunge a destinazione a distanza di 7 anni dall’aggiudicazione della gara.