PHOTO
L'ingresso di una procura della Repubblica
La Procura di Parma ha dato esecuzione a una misura cautelare nei confronti della studentessa ventiduenne accusata di omicidio volontario e occultamento di cadavere, dopo la scoperta di due corpi nel giardino della sua abitazione, uno dei quali risalente all'agosto scorso. Il fatto, com’è noto, è avvenuto a Traversetolo, in provincia di Parma.
La vicenda, che ha sconvolto la comunità locale, è stata caratterizzata da una "delicatezza estrema", come ha dichiarato il procuratore di Parma Alfonso D'Avino. Il primo ritrovamento risale al 9 agosto 2023, quando i carabinieri hanno trovato il corpo di un neonato sepolto nel giardino della villetta di famiglia. Pochi giorni dopo, un secondo ritrovamento ha svelato i resti di un altro neonato, risalenti a un anno prima.
Il procuratore D'Avino, in una nota, ha ribadito l'importanza del segreto investigativo e della presunzione di innocenza. Ha spiegato che il riserbo mantenuto dalle autorità è una scelta consapevole e necessaria per tutelare l'andamento delle indagini e le persone coinvolte. «Se avessimo scelto la strada della comunicazione costante, avremmo dato vita a un circo mediatico», ha dichiarato. Questa strategia è stata adottata per evitare la creazione di un "processo parallelo" che avrebbe potuto interferire con il procedimento giudiziario.
La decisione della Procura di non rispondere alle insistenti domande dei giornalisti ha generato non poche critiche da parte della stampa e dell’opinione pubblica, che chiedevano maggiori informazioni. Tuttavia, come ha sottolineato D'Avino, la scelta del riserbo è stata fatta per proteggere le persone coinvolte e preservare il segreto delle indagini in corso. Il procuratore ha inoltre affermato: «Il diritto all'informazione del cittadino va rispettato, ma non può prevalere sulla necessità di garantire un'indagine corretta».
Alfonso D'Avino ha continuato spiegando come, in questo tipo di casi, una copertura mediatica eccessiva può danneggiare gravemente sia le indagini sia le persone implicate. «Siamo consapevoli della necessità di informare il pubblico, ma abbiamo il dovere di farlo in modo che non interferisca con il corso della giustizia». Il riferimento implicito è alla pressione esercitata dai media, che in casi simili rischia di «distorcere la percezione pubblica e influenzare negativamente il processo».