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«Ancora una volta chi veste una divisa è stato penalizzato. E non ci riferiamo certo a coloro che, spesso, la indossano impropriamente». La provocazione arriva dal sindacato di Polizia, il Silp Cgil, che punta il dito contro la nuova legge sulla legittima difesa e il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
A suscitare la polemica finalizzata a ribadire la contrarietà del sindacato nei confronti della nuova formulazione dell’articolo 52 del codice penale - è l'applicazione dell'articolo 53, relativo all’uso legittimo delle armi e, quindi, i casi in cui a sparare sono membri delle forze dell’ordine. Un articolo che, alla luce delle modifiche introdotte, «presenta dei profili di rischio per eccesso colposo, a carico del poliziotto, inesistenti nella legittima difesa, sia in ambito penale che civile», spiega il segretario generale del Silp Cgil, Daniele Tissone.
«Dopo la modifica dell'articolo 52 del codice penale, si è generata un'asimmetria con le altre cause di giustificazione, in particolare con l'articolo 53 - aggiunge - Infatti, per la legittima difesa vi sono ora delle condizioni presuntive che escludono l'obbligo di essere costretti dalla necessità e della sussistenza del rapporto di proporzionalità, mentre per l'uso legittimo delle armi, quello che ci riguarda, è richiesto di essere costretti dalla necessità». L’eccesso colposo di difesa esclude, all’articolo 55, la punibilità se chi ha commesso il fatto ha agito «in stato di grave turbamento».
Un occhio di riguardo che ricorre anche nell’articolo 2044 del codice civile, che esclude il risarcimento del danno e il sostegno delle spese di giustizia con fondi pubblici. Nulla di tutto ciò, invece, per le forze dell’ordine, lamenta il sindacato, che molto più facilmente andranno incontro all’eccesso colposo di legittima difesa e all’azione risarcitoria.