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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio durante l'ultima conferenza stampa (LaPresse)
Nulla di nuovo sotto il cielo di Montecitorio, potremmo dire dopo aver ascoltato le risposte date ieri dal ministro Nordio a varie interrogazioni. La Lega, partito della sua maggioranza, gli ha chiesto quali siano tempistiche per l’adozione e l’approvazione in Consiglio dei ministri della riforma della separazione delle carriere e modifiche dell’assetto del Csm. Il Guardasigilli ha detto quello che va ripetendo da giorni: «È nel programma di governo e sarà presentata entro il mese di aprile, al massimo di maggio di questo stesso anno. Sarà consustanziale alla riforma del Csm per le ovvie ragioni che una separazione delle carriere comporta, quindi due Csm separati. Per fare una riforma radicale occorre cambiare la Costituzione, trattandosi di una revisione costituzionale l’iter sarà ovviamente più lungo e intersecandosi con la riforma del premierato avrà determinati tempi».
Azione invece, giunti al 27esimo suicidio in carcere, lo ha interrogato su quali iniziative urgenti intenda adottare per combattere il fenomeno. L’ex magistrato, come un mantra, ha ripetuto: «È un fardello di dolore, che si è sedimentato negli anni. Non è facile porre un rimedio rapido a un fenomeno sedimentato però stiamo portando avanti molteplici attività per garantire un maggiore innalzamento dei livelli di presidi. Si è avviato un percorso nazionale di intervento continuo, attraverso questo Dipartimento, i provveditorati e gli istituti penitenziari. Sono tutti organismi coinvolti in una prospettiva di rete nella prevenzione di questi eventi drammatici». Insoddisfatto l’interrogante, perché «lei, ministro, ha risposto come se il fenomeno non fosse una emergenza».
Forza Italia invece ha posto in evidenza la «discrasia» sulla legge Severino: essa «contempla l’incandidabilità e il divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo quale conseguenza di una condanna definitiva, mentre gli articoli 8 e 11 prevedono la sospensione di amministratori regionali e locali a seguito di sentenze non definitive e, dunque, suscettibili di cambiamento nel corso dell’iter processuale»; tuttavia «numerosi sono stati nel corso degli anni i casi di amministratori locali condannati in primo grado e poi assolti»; quindi «è evidente che tale meccanismo debba essere rivisto, al fine di allineare alle disposizioni previste dalla legge Severino per gli incarichi di Governo nazionali quelli locali e regionali, collegando la sanzione della sospensione ad una condanna definitiva, così come imposto dalla Costituzione».
Il Guardasigilli ha replicato: «Sapete che è all’esame di questa Camera, e speriamo che abbia una sollecita approvazione, la riforma per l’abolizione del reato di abuso di atti di ufficio, la rimodulazione del traffico di influenze e anche ( diciamo) l’enfatizzazione della presunzione di innocenza attraverso la privacy dell’informazione di garanzia. Certo, anche per quanto riguarda la legge Severino, noi riteniamo che sia necessaria una rimessa a punto. Non è all’ordine del giorno ma sicuramente fa parte del nostro interesse». Ha concluso sul punto: «Non possiamo certo sottacere che l’attuale disciplina normativa necessita di una rimeditazione che sia finalizzata alla ricerca di un miglior punto di equilibrio tra i valori di pari dignità. Come avete opportunamente ricordato voi negli ultimi anni sono stati numerosi casi di amministratori che sono stati messi alla gogna mediatica prima ancora che quella giudiziaria attraverso la diffusione pilotata dell’informazione di garanzia, magari rivolta per reati inconsistenti».
L’ultima interrogazione è stata quella di Riccardo Magi, di + Europa su quali disposizioni abbia dato il ministro a seguito della decisione della Corte costituzionale «di rendere pienamente e direttamente esercitabile il diritto all’affettività in carcere». Il ministro della Giustizia ha terminato: «Questo diritto è sancito dall’etica, dal buon senso e dalla sentenza della Consulta. Converremo però che si tratta di dare esecuzione a un principio, che io condivido, ma nella pratica non è facile da realizzare per varie ragioni, logistiche e di sicurezza», aggiungendo che sul tema si sta lavorando ed è stato «istituito un gruppo di lavoro interdisciplinare.
Bisognerà tenere conto del comportamento della persona detenuta in carcere, dovranno essere creati, negli istituti penitenziari, appositi spazi, e anche il personale deve essere addestrato. Questo ministero è perfettamente consapevole della questione ed è deciso a dare pienissima attuazione alla sentenza della Consulta». Magi ha suggerito a Nordio di portare in visita la Commissione nei Paesi dove già il diritto è attuato.