Michele Nardi, ex giudice per le indagini preliminari di Trani, è stato ufficialmente rimosso dalla magistratura, chiudendo un lungo e controverso iter giudiziario che ha scosso il modo legale della cittadina pugliese. La Corte di Cassazione, il 10 ottobre 2024, ha respinto l’ultimo ricorso presentato da Nardi, confermando la sentenza emessa dal Consiglio superiore della magistratura nel giugno dello stesso anno.

Nardi era stato accusato di calunnia e il suo comportamento giudicato incompatibile con il ruolo di magistrato, portando alla sua destituzione definitiva.

L’episodio che ha portato alla rimozione di Nardi risale al 2012, quando accusò le colleghe Maria Grazia Caserta e Margherita Grippo e l’avvocato Michele Laforgia di aver manipolato processi per ottenere benefici personali. Le indagini hanno successivamente dimostrato l’infondatezza di tali accuse, facendo emergere un quadro di calunnie orchestrate secondo l’accusa dallo stesso Nardi per motivi strettamente personali, come ha poi accertato il Tribunale di Catanzaro, che nel 2019 ha condannato Nardi a un anno e sei mesi di reclusione per calunnia, segnando l’inizio della sua caduta professionale. Oltre alla condanna penale,

Nardi è stato coinvolto in ulteriori procedimenti giudiziari, in particolare per presunte corruzioni in atti giudiziari, con processi tuttora in corso nelle procure di Lecce e Potenza. Questo insieme di accuse ha ulteriormente oscurato la figura dell’ex magistrato, aggravando la sua posizione all’interno dell’ordine giudiziario.

Il Csm ha ritenuto che le azioni di Nardi abbiano gravemente compromesso l’integrità della magistratura, dichiarando che «le sue calunnie hanno danneggiato la giustizia» e che qualsiasi altra sanzione sarebbe stata inadeguata. La destituzione, quindi, è stata vista come l’unica misura idonea a proteggere l’onore della magistratura stessa.

Nonostante i tentativi di Nardi di evitare la rimozione con ricorsi successivi, le sue argomentazioni sono state rigettate a tutti i livelli di giudizio.