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Gentilissimi,
scrivo in veste di studente di Giurisprudenza prima ancora che come Rappresentante degli Studenti in seno al Consiglio di Corso di Laurea.
Come ben noto, la stampa nazionale ha dato e continua a dare di recente particolare eco all’infondata notizia (già diffusa sulle piattaforme social e sulla rete, come si evincerà dalla foto che allegherò in calce) che l’Università di Padova avrebbe chiesto al Prof. Giovanni Caruso, ordinario di Diritto Penale e difensore di Filippo Turetta, quest’ultimo omicida reo confesso della Collega Giulia Cecchettin, di rinunciare al proprio incarico difensivo. Risponde invece a verità come tale petizione sia stata lanciata in data 26 novembre 2023 sul portale change.org e che neppure poi abbia avuto un significativo seguito, come testimonia l’esiguità del numero dei “firmatari”.
Da tale vicenda può trarsi una riflessione che abbraccia due aspetti diversi: in primo luogo, il costume degli organi di informazione di veicolare qualsivoglia informazione idonea a suscitare scalpore, senza verifica delle fonti e dell’autenticità della notizia, o peggio talora malgrado la consapevolezza dell’infondatezza della stessa. Il secondo, quello che ci tocca da vicino e ancor più grave, è l’assoluta inconsapevolezza sociale e la correlata inconcepibile negazione di un principio cardine del nostro ordinamento e dello Stato di diritto, ossia il diritto alla difesa.
Per uno studente della facoltà di Giurisprudenza che ambisce a divenire in futuro un professionista serio e competente, ma prima ancora per chiunque aspiri ad essere un membro della società civile, negare a chiunque le tutele processuali costituzionalmente garantite è un abominio, in coerenza al fatto che nella quotidianità il diritto dovrebbe essere la bussola e la (o meglio, il senso di) giustizia, la stella polare.
È certamente incontrovertibile l'ignominia e la nefandezza dell'omicidio di una giovane donna: la tragedia di Giulia, così vicina a noi, ci ha sconvolti e devastati. Soprattutto noi giovani avvertiamo la assoluta necessità che si intervenga con i modi e nelle sedi opportune perché la deriva sociale, al momento apparentemente inarrestabile, che trova la sua più becera manifestazione nella violenza contro le donne venga effettivamente contrastata e perché tale mentalità venga definitivamente estirpata.
La sofferenza ed il supplizio che si sono abbattuti sulla famiglia di Giulia, ma anche su quella di Filippo, uniti al clamore ed all'indignazione sociale della vicenda, testimoniano con solida concretezza come sia importante comprendere quanto sia complesso, articolato e mai assoluto il concetto di Giustizia.
Come ho poco sopra ricordato, in una società retta sullo stato di diritto, affinché la convivenza sociale sia resa possibile e affinché le guarentigie costituzionali, così come concepite sul piano razionale possano trovare concreta attuazione sul piano sostanziale, il diritto di difesa e il giusto processo costituiscono l’imprescindibile baluardo di civiltà e di umanità di cui non può essere deprivato neppure chi si sia macchiato di gesti disumani.
L'art 2 della Costituzione ce lo impone. L'art 27 della Costituzione ci indica le modalità attraverso cui realizzarlo. Ed inoltre, mettere in discussione la funzione dell’avvocato, addirittura additare il suo ministero come incompatibile con i valori fondanti l’Università cui egli appartiene come Docente, di tal ché dovrebbe essere invitato dall’istituzione accademica a rinunciare al mandato difensivo di un omicida, stona con il ruolo dell’Università quale sede naturale del confronto, della dialettica e del progresso, non certo come sterile portatrice di vessilli di una Verità e di una Giustizia unica o, peggio, comoda. E in particolar modo stride con la Patavina libertas, che universa universis, ha reso nei secoli e ancora oggi rende l’Università degli studi di Padova un inattaccabile baluardo di civiltà intellettuale.
Pertanto, auspico e formalmente chiedo che l'Università di Padova, visto il risvolto mediatico che anche nelle ultime ore la vicenda sta continuando ad avere, prenda una ferma posizione al riguardo. Per i propri studenti e per la società tutta.