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Armando Spataro, ex procuratore di Torino
Sono proseguite ieri in commissione Giustizia al Senato le audizioni in merito all’indagine conoscitiva sulle intercettazioni. Il primo ad intervenire è stato l’avvocato del Foro di Roma, Antonio Paolo Panella. Il legale che ha assistito Cosimo Ferri, magistrato ed ex deputato di Italia Viva, dinanzi alla disciplinare del Csm, ha tentato di ricostruire la faccenda che ha coinvolto anche l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara.
Panella ha ricordato come i dati carpiti dal trojan instillato nel cellulare di Palamara siano finiti in due server della società Rcs a Napoli, in violazione della norma che prevede che vengano utilizzati solo impianti all’interno della Procura di Roma, in questo caso. La sua discussione è stata però interrotta dalla pattuglia dei senatori dem, in primis da Anna Rossomando, che hanno contestato l’utilità di ripercorrere un caso processuale specifico. È stata poi la volta dell’ex magistrato Armando Spataro.
La sua relazione è consistita in pratica nel confutare le argomentazioni del ministro Nordio sul tema enunciate in Senato ma anche sul Foglio, non avendo ancora a disposizione un testo normativo. In pratica gli ha fatto le pulci. Il Guardasigilli - ma non solo lui - ha sostenuto che «in Italia il numero delle intercettazioni è di gran lunga superiore alla media europea e ancor più di quella dei Paesi anglosassoni». Per Spataro si tratta di «un dato che non corrisponde affatto alla realtà».
Nel nostro Paese, ha proseguito l’ex pm, «il numero delle intercettazioni è facilmente leggibile, non così nella gran parte degli stati europei. Da noi è prevista l’autorizzazione da parte di un giudice e le intercettazioni segrete non hanno accesso nei fascicoli». Peraltro, dice sempre Spataro, «vengono citati i Paesi anglosassoni che sono proprio l’esempio di un sistema che manca di diritti per l’interessato».
Spataro ricorda poi come il responsabile di Via Arenula abbia dichiarato che «il numero delle intercettazioni vada ridimensionato perché il costo è troppo alto». «Ammesso pure che il costo sia elevatissimo – replica l’ex magistrato – trovo abbastanza sbagliato pensare che per contenerlo si possa mettere a disposizione delle singole procure un budget da utilizzare per le intercettazioni». Tale previsione per Spataro è «ai limiti del logico», in quanto «finirebbe per favorire soltanto le organizzazioni criminali che sarebbero attente all’utilizzo del budget». Si dimentica poi – dice l’audito – che il ministero della Giustizia, con un bollettino ufficiale del 15 dicembre 2022, ha pubblicato un decreto
ministeriale del 6 ottobre precedente in cui adotta una tabella dei costi massimo per ciascuna tipologia di interventi tecnici che le società private delegate possono porre in essere». Per Spataro, «ragionare in termini di imprenditoria economica è sbagliato perché non ci sono Paesi come l’Italia in cui il tasso di criminalità è così alto». Poi si è detto «meravigliato» nel leggere l’affermazione «secondo cui le intercettazioni si dissolverebbero in sede di contraddittorio dibattimentale e dovrebbero essere un mezzo di ricerca della prova mentre sono diventate uno strumento di prova. Questa distinzione mi lascia proprio indifferente come giurista pratico», ha concluso Spataro, in quanto «se intercetto due che parlano di un omicidio commesso quella intercettazione è prova. Inoltre dire che le intercettazioni si sfaldano e non servono a nulla nel processo» è sbagliato, «perché hanno permesso anche la condanna di importanti imputati».
Se ci sono degli errori nelle trascrizioni, per Spataro, «va disciplinarmente perseguito chi ne è responsabile», però «non è possibile affermare che questi errori o l’utilizzo delle intercettazioni costituiscono un pericolo per la riservatezza e l’onore delle persone». Per Nordio le intercettazioni vengono anche selezione per una delegittimazione personale e politica. «Questa è una antica querelle – ha sostenuto Spataro – secondo cui soprattutto i pubblici ministeri sono quelli che esagerano. Questa tesi è al limite dell’offensivo, tenendo presente che la nostra disciplina prevede il rilascio di autorizzazione da parte del giudice, prevede una normativa dell’esecuzione delle intercettazioni molto rigorosa anche nella conservazione delle conversazioni, soprattutto a partire dalla fine del 2017».