PHOTO
CARLO NORDIO, MINISTRO DELLA GIUSTIZIA
«L’iter parlamentare è già iniziato, sono ottimista, e penso che sia corretto che si vada anche a referendum, perché è giusto che su una materia come questa si esprimano i cittadini e sono convinto che approveranno la nostra scelta». Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in un’intervista a Skytg24, parlando della riforma costituzionale che prevede la separazione delle carriere in magistratura e la creazione di due Csm. «Non è una riforma punitiva nei confronti dei magistrati», ha ribadito Nordio, ricordando che il Consiglio dei ministri l’ha approvata con voto unanime. «In Italia - ha poi aggiunto il guardasigilli - vi è un uso eccessivo delle intercettazioni che comportano una spesa fuori controllo». Secondo Nordio, una tale spesa, invece, «dovrebbe essere devoluta a intercettazioni più sofisticate per captare le comunicazioni della criminalità organizzata, che avvengono con sistemi satellitari che non siamo in grado di intercettare perché è troppo costoso».
«Il ministro Nordio ci è ricascato: ha riparlato di spese fuori controllo per le intercettazioni. E noi siamo costretti a ricordargli per l’ennesima volta che grazie alle intercettazioni utilizzate in tante importanti indagini, lo Stato recupera cifre enormemente superiori rispetto alla spesa sostenuta per effettuare le captazioni. Parliamo di miliardi, non di spiccioli - hanno dichiarato i rappresentanti del M5S nelle commissioni Giustizia della Camera e del Senato Stefania Ascari, Anna Bilotti, Federico Cafiero De Raho, Valentina D’Orso, Carla Giuliano, Ada Lopreiato e Roberto Scarpinato -. Solo per fare un esempio, dal 2015 al 2020 sono stati sequestrati beni per 35 miliardi di euro e le confische definitive ammontavano a 11,7 miliardi. Non solo, se Nordio avesse il buon senso di leggere i dati diffusi anche nelle audizioni parlamentari, apprenderebbe che il numero di intercettazioni è in calo da anni e con esse la spesa affrontata».
«Il ministro entra poi nel surreale quando ci spiega che i soldi andrebbero meglio indirizzati verso le intercettazioni per la criminalità organizzata. Oggi forse questo non avviene? Piuttosto, è il ddl Zanettin della maggioranza a demolire le intercettazioni, anche sulla mafia. Sanno tutti benissimo, infatti, che la gran parte delle indagini su fatti di criminalità organizzata nasce da altri reati, ad esempio quelli legati alla corruzione ai quali il governo Meloni non manca mai di riservare un trattamento di riguardo. Quindi la folle tagliola dei 45 giorni porterà impunità ovunque».