E se i magistrati pagassero di “tasca” loro per le ingiuste detenzioni risarcite dallo Stato? Tema vecchio e “sempreverde”. Che ora torna attuale con la nuova proposta lanciata da Forza Italia. Si tratta dell’emendamento alla proposta di legge che modifica il codice della giustizia contabile, in relazione ad alcune funzioni di controllo e consultive della Corte dei conti e di responsabilità per danno erariale («Modifiche alla legge 14 gennaio 1994, n. 20, al codice della giustizia contabile, di cui all’allegato 1 al decreto legislativo 26 agosto 2016, n. 174, e altre disposizioni in materia di funzioni di controllo e consultive della Corte dei conti e di responsabilità per danno erariale»), il cui termine per gli emendamenti scade oggi.

Il testo, firmato dai deputati azzurri da Enrico Costa, Tommaso Calderone e Annarita Patriarca, interviene sugli articoli 314 e 315 del codice di procedura penale e prevede, nei casi di riparazione per ingiusta detenzione, la valutazione di un procedimento di responsabilità a carico del magistrato per danno erariale.

In particolare, l’emendamento dispone che gli atti vengano trasmessi al Procuratore Generale della Corte dei Conti per l’esercizio, da parte dello Stato, di un’azione di rivalsa nei confronti di colui che ha causato la carcerazione non dovuta. «Il provvedimento irrevocabile che accoglie la domanda di cui agli articoli 314 e 315 del codice di procedura penale è comunicato al competente procuratore generale della Corte dei conti, ai fini dell’eventuale avvio del procedimento di responsabilità», recita il testo.

Il tema è connesso alle riflessioni sull’abuso della custodia cautelare nella giustizia italiana. E l’idea di “responsabilizzare” le toghe dal punto di vista erariale e disciplinare è stata discussa più volte sul Dubbio, in ultimo con la proposta lanciata negli scorsi mesi dall’avvocato Riccardo Radi, per il quale “la magistratura risulta essere una sorta di isola felice dove l’operosità e l’efficienza regnano sovrane, eppure la realtà e i dati dicono il contrario”. “Quali sono gli ostacoli legislativi e di sistema che impediscono alla magistratura contabile di intraprendere le azioni di rivalsa? – si chiede il legale -. È necessario gettare un faro sulla questione per individuare “casi nei quali possano ravvisarsi i presupposti per l’esercizio da parte dello Stato di un’azione di rivalsa nei confronti del soggetto al quale risulti imputabile l’errore giudiziario o l’ingiusta detenzione nei casi previsti”. Parole della Corte dei Conti”.

Anche l’Associazione Errorigiudiziari.com chiede da tempo un cambio di passo. «Negli ultimi 31 anni (dal 1992 al 2023) lo Stato ha speso circa 874 milioni e 500 mila euro per indennizzare 31.175 persone finite in carcere ingiustamente. Eppure nello stesso periodo la Corte dei Conti ha intrapreso una sola azione di rivalsa per danno erariale nei confronti di un magistrato, recuperando la somma di 10.425,68 euro», sottolineano i giornalisti Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone, fondatori dell’Associazione Errorigiudiziari.com. «Il caso riguardava un Gip di Salerno che ha emesso una misura cautelare agli arresti domiciliari, senza che il Pm l’avesse chiesta», spiegano i due giornalisti ricordando che il magistrato cercò di giustificarsi sostenendo che «in fin dei conti la detenzione era stata breve». «Sarebbe importante che l’emendamento alla riforma della Corte dei Conti (in questi giorni all’esame della Commissione Giustizia della Camera) presentato dai deputati di Forza Italia Enrico Costa, Tommaso Calderone e Annarita Patriarca, venisse approvato dal Parlamento. Così, ogni volta che il ministero dell’Economia provvede al pagamento di un indennizzo per ingiusta detenzione, nello stesso tempo procederebbe subito a inviare una nota alla Procura della Corte dei Conti competente», auspicano Lattanzi e Maimone.