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AVVOCATO AVVOCATI PUBBLICO MINISTERO TOGA TOGHE AULA TRIBUNALE LA LEGGE E UGUALE PER TUTTI
Una normale causa di divorzio può trasformarsi in una indagine patrimoniale - quanto mai approfondita - nei confronti della persona che intrattiene un rapporto sentimentale con uno degli ex coniugi.
È quanto accaduto al giornalista di Mediaset Enrico Fedocci, fidanzato della donna che ha in corso un procedimento di divorzio dall'ex marito. Dovendo decidere sul mantenimento dei figli della ex coppia, la giudice del Tribunale di Como, Nicoletta Sommazzi, questo mese, ha ordinato all'Agenzia delle entrate e all’istituto di credito dove Fedocci ha il conto corrente di depositare, ognuno per la parte di competenza, i suoi Cud, i dati Inps, gli stipendi, i movimenti bancari degli ultimi tre anni. Come se non bastasse, la giudice ha anche richiesto nei confronti del giornalista “ogni altra informazione utile sul patrimonio, mobiliare e immobiliare, e sulla situazione economica ottenibile attraverso l'applicativo Serpico”.
«E' una indagine estremamente invasiva e senza alcuna tutela», ha commentato Arturo Maniaci, professore di diritto privato alla Statale di Milano. Il provvedimento della giudice comasca è in virtù degli articoli 210 e 213 del codice di procedura civile, ordine di esibizione a carico del terzo, che a seguito delle modifiche introdotte dalla riforma Cartabia si applicano anche nei procedimenti di famiglia. Il terzo, in questo caso, è però l'Agenzia delle entrate e la banca, essendo Fedocci il “quarto".
Laconico il commento dell'avvocato Alessandro d'Arminio Monforte, difensore di Fedocci: «Il mio assistito ha scoperto per puro caso l’esistenza di questo provvedimento, dopo un colloquio con la nuova fidanza, non avendo ricevuto alcuna comunicazione formale». Ed è proprio quest’ultimo aspetto a rendere “surreale” l’intera vicenda.
Allo stato, infatti, non esistono strumenti da parte di Fedocci per opporsi al provvedimento del giudice. Una sua eventuale istanza in tale senso sarebbe subito dichiarata inammissibile. Oltre ad essere impossibile fare opposizione, non è neppure consentito intervenire nel giudizio.
Nel frattempo, comunque, i dati sono stati subito comunicati. Non è rimasto, come ha fatto Fedocci, rivolgersi allora al Garante della privacy in considerazione, prosegue il difensore di Fedocci, che ci si trova davanti ad «un irreparabile danno, consistito nella messa a disposizione di estranei, in particolare della controparte processuale della sua fidanzata, di dati sensibili che coinvolgono persone terze». Il tutto, come detto, per stabilire il mantenimento dei figli dei coniugi litiganti.
Quanto accaduto rischia adesso di avere una coda in Parlamento. Il deputato di Forza Italia Enrico Costa ha presentato una interrogazione al ministro della Giustizia Carlo Nordio sul punto. «Il giornalista, legato sentimentalmente ad una donna con cui non ha alcun legame giuridico, si è visto sottoposto a un'indagine patrimoniale senza averne saputo nulla. I suoi dati - su disposizione del Tribunale di Como - sono stati comunicati alle parti in causa. Il caso tecnico giuridico - che ha avuto rilievo mediatico nazionale nei giorni scorsi - è in sostanza sul diritto alla riservatezza tanto che Fedocci ha presentato un reclamo al Garante della privacy non avendo alcun titolo giuridico di contrastare l'ordine del giudice», ricorda Costa.
«Fedocci è stato destinatario di una analisi molto penetrante dei suoi rapporti patrimoniali e finanziari - scrive, tra l'altro, il parlamentare -. Tutta la documentazione si trova agli atti del giudizio nella disponibilità di una pluralità di soggetti, senza che l'interessato sia mai stato messo a conoscenza degli accertamenti sul suo conto»
«Vorrei sapere se il ministro della Giustizia non ritenga che accertamenti particolarmente pervasivi dei diritti di terzi, riguardanti dati sensibili di soggetti estranei al procedimento, debbano essere preceduti da una forma di comunicazione o notificazione che consenta la conoscenza dell'atto istruttorio, e se non ritenga, ove ravvisi una lacuna nella disciplina, di intervenire con iniziativa normativa», aggiunge quindi Costa.
«In uno Stato di diritto quanto accaduto mi sembra una follia. E poi ci lamentiamo dei dossieraggi», è stato invece il commento di Fedocci. «Mi colpisce - prosegue - che una donna magistrato operi con una mentalità patriarcale». «Si guardano i miei redditi - conclude il giornalista - per determinare un assegno di mantenimento facendo affidamento sul fatto che poi sia io a mantenere la mia fidanza che non ha possibilità economiche».