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Il gip di Catania, Giuseppina Montuori, ha archiviato la posizione degli indagati dell’inchiesta “Vasi comunicanti”, accogliendo la richiesta del pm Fabio Regolo. In estate, quando scattò all’alba il blitz, tra i destinatari del provvedimento restrittivo anche Corrado Tamburino, docente di fama internazionale, ex professore di Cardiologia dell'Università di Catania, ex direttore del dipartimento di Cardiologia del Policlinico etneo e oggi direttore generale del “centro cuore” del Policlinico privato ' Morgagni'. Il docente finì agli arresti domiciliari insieme ai colleghi Antonio Micari, direttore della cardiologia del Policlinico di Messina; Antonino Nicosia, direttore del dipartimento cardioneuro vascolare dell’ospedale di Ragusa e Marco Contarini, responsabile della Cardiologia dell’ospedale di Siracusa, tutti componenti del Comitato tecnico- scientifico del progetto “Sicilian cardiovascular Academy”. Il giudice ha sottolineato nel provvedimento «la linearità ed esaustività» della richiesta del pm che «può essere inglobata in quanto contenente tutti i dati documentali e investigativi sviluppati in sede di indagini». Secondo il pm, che alla fine ha chiesto l’archiviazione, a carico degli indagati era stata ipotizzata l’esistenza di un sistema corruttivo nel quale le società coinvolte – che si occupavano di distribuire sul territorio presidi medici Tavi e Stent, utilizzati entrambi in cardiologia - servendosi dello schermo offertogli dall’organizzazione e gestione degli eventi formativi della società di cardiologi e dalle correlate operazioni di sponsorizzazione avrebbero promesso ingenti somme di denaro. Tutte ipotesi che alla fine, attraverso una minuziosa indagine si sarebbero sciolte come neve al sole. Resta adesso l’amaro in bocca per tutti gli arrestati che hanno subito una gogna mediatica che è durata mesi e la privazione della libertà sino agli interrogatori di garanzia. Una vicenda che sembra non essersi chiusa qui.
«È finito un incubo che è durato cinque mesi - ha commentato sui social Tamburino -. Tutti, e dico tutti, prosciolti per non luogo a procedere. Chiedo a chi volesse di condividere il più possibile affinché persone oneste abbiano un mezzo per accreditare la propria onorabilità infangata». Raggiunto per telefono, il professore ha rincarato la dose. «È la fine di una storia tremenda. Tutti gli indagati si sono trovati nell’occhio di un ciclone senza alla fine capire perché. In questo istante sto vedendo i telegiornali. Attendendo di vedere se utilizzeranno lo stesso metro e lo stesso clamore che adottarono quando scoppiò l’indagine con gli arresti. Ora – ha aggiunto - per me la storia è chiusa. Sono contento, sollevato per questo interminabile periodo che non auguro a nessuno. Ricevere la polizia giudiziaria alle sei del mattino con la supponenza di avere ragione, sapendo di avere torto è una storia triste che fa pensare e deve fare riflettere moltissimo le istituzioni tutte. Devo aggiungere che poi l’incubo è finito e per fortuna sin dal primo interrogatorio di garanzia in cui il pm, che a mio avviso è una persona illuminata per la forza di carattere per tornare sui propri passi, ha capito subito che c’era qualcosa che non andava e ha fatto seguire a tutto l’iter un percorso accelerato, seguito a ruota dalla gip Montuori. È chiaro però che sono stati cinque mesi di inferno anche per mia moglie e le mie figlie che hanno vissuto momenti di grande costrizione. Fatta questa premessa, posso anticipare che non finisce qui».
Il professore ha detto che i suoi legali (gli avvocati Carmelo Peluso per il penale e Giuseppe Girlando per il civile) stanno studiando le iniziative da intraprendere. «Lo diranno i miei avvocati quali saranno le prossime azioni. Ma mi pare evidente che qualcuno ha presentato una denuncia e suppongo che quantomeno queste persone dovranno pagare i danni morali. Sono stato privato all’improvviso della libertà. Qualcuno comprende cosa significhi essere privato della libertà da innocente, conscio di non aver fatto niente? E della mia onorabilità ne vogliamo parlare?».
Ora è d’obbligo ristabilire solo la vera verità. «È un obbligo per me, ma anche per tutte le altre otto persone coinvolte in questa inchiesta. Il problema grave non riguarda solo me che, in effetti, ho continuato a lavorare, ma soprattutto le imprese coinvolte che hanno licenziato dipendenti e perso commesse per svariati milioni di euro. E mi chiedo se mai qualcuno pagherà per tutto questo... ma forse nessuno».
L’inchiesta prese il via nel luglio scorso. L’archiviazione, oltre i quattro cardiologi, ha riguardato anche i rappresentanti delle ditte Collage, Bionsensor, Presifarm, Archigen e Medtech, che avrebbero architettato il sistema corruttivo, Piero Sola, Francesco Dottorini, Rosa Vita, Caterina Maugeri e Giancarlo Antonio Girlando.
A livello nazionale, oggi è ancora acceso il dibattito sulla riforma della giustizia che prevede anche la responsabilità dei giudici.