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Ha patteggiato una condanna a 4 anni e 4 mesi Matteo Di Pietro, il giovane youtuber dei Theborderline che era alla guida del suv Lamborghini coinvolto nell’incidente, avvenuto lo scorso 14 giugno a Casal Palocco, in cui è morto un bambino di 5 anni. Il piccolo viaggiava con la mamma e la sorellina rimaste ferite nello scontro.
Dopo il parere favorevole della procura oggi il gip ha dato l’ok al patteggiamento. Le accuse nei confronti di Di Pietro, presente in aula, sono di omicidio stradale aggravato e lesioni perché «per colpa consistita in negligenza, imprudenza ed imperizia» e «inosservanza delle norme sulla circolazione stradale avendo tenuto una velocità eccessiva (di circa 120 Km/h) su via Di Macchia Saponara in rapporto al limite imposto (50 km/h) e - secondo il capo di imputazione - comunque non adeguata alle caratteristiche e alle condizioni della strada urbana percorsa ed all’approssimarsi ad una intersezione, non riusciva ad arrestare tempestivamente il veicolo ed andava a collidere travolgendola contro la parte laterale destra della Smart For Four che proveniva dal senso opposto di marcia ed aveva intrapreso, quando la Lamborghini era a circa 90 metri di distanza, una svolta a sinistra su via Archelao di Mileto, e così cagionava la morte» del bambino e «lesioni personali» alla madre e alla sorellina della vittima.
Lo scorso 22 giugno il gip aveva disposto gli arresti domiciliari sottolineando come aveva noleggiato il Suv Lamborghini con «l’unico ed evidente fine di impressionare e catturare l’attenzione di giovani visitatori del web per aumentare i guadagni della pubblicità, a scapito della sicurezza e della responsabilità e di conseguenza a procedere ad una velocità superiore ai limiti indicati. Tanto più che alcuni dei passeggeri presenti all’interno della Lamborghini avevano più volte invitato a ridurre la velocità che percepivano eccessiva rispetto al limite dei 50 km/h».
«Ha espresso le sue scuse, il suo dolore. Ha riconosciuto nuovamente la sua responsabilità, come aveva già fatto nell’interrogatorio e ha espresso anche il suo desiderio di impegnarsi in futuro in progetti che riguardano la sicurezza stradale. Quindi un suo impegno sociale che lui stesso ha definito come “obiettivo sociale”», dice l’avvocato Antonella Benveduti raccontando ai giornalisti presenti a piazzale Clodio quanto detto in aula dal suo assistito. Di Pietro comunque non andrà in carcere, spiega la legale, e potrà beneficiare, quando la sentenza andrà in esecuzione, delle pene alternative come l’affidamento in prova ai servizi sociali. «Credo che questa sia una condanna in linea con quelle che sono le finalità del nostro ordinamento – sottolinea Benveduti – : rieducazione e risocializzazione proprie della sanzione penale: dobbiamo appunto vedere una pena rispetto a queste finalità. Sono cardini fondamentali del nostro ordinamento penale previsti dalla Costituzione e davvero importanti nel valutare poi la correttezza di questa pena».
«Non commento la sentenza, posso dire che è una sentenza legale che corrisponde a quelli che sono i calcoli della pena che si applica in questi casi quando si sceglie il patteggiamento. In aula era presente anche la madre della vittima che ha assistito passivamente senza commentare. Rimane comunque l’amarezza», commenta invece l’avvocato Matteo Melandri, legale di parte civile dei familiari. «Eravamo preparati, oggi non è stata una sorpresa. Resta la tragedia per una famiglia, per una madre. Oggi abbiamo una condanna che rispettiamo ma che non potrà restituire la vita di un bimbo di 5 anni», aggiunge.
Polemici i commenti da parte della politica, e in particolare di Matteo Salvini, per il quale una pena così bassa rende “quantomai necessaria” una riforma della della giustizia. «È una vergogna una pena così esigua ridotta a 4 anni e 4 mesi per chi ha causato una tragedia immane. Da quanto riportato sugli organi di informazione lo youtuber sarebbe poi risultato positivo ai cannabinoidi quindi, a maggior ragione, invito ad una profonda riflessione gli incoscienti che sostengono campagne di legalizzazione della cannabis. Le droghe, tutte, causano spesso tragedie dolorose e chi le sostiene è complice di questi comportamenti che andrebbero severamente criminalizzati. Servono norme più severe e una riforma della giustizia che renda più eque le pene», dice il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri.