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Gian Domenico Caiazza, avvocato penalista
Sarà paralisi nei tribunali di tutta Italia questa settimana. Infatti si terranno contemporaneamente due scioperi: da ieri a venerdì quello della magistratura onoraria e da mercoledì a venerdì quello dell’Unione delle Camere Penali Italiane.
Le ragioni sottese alle due iniziative sono ovviamente diverse ma il risultato è lo stesso: stop a moltissime udienze. Uguale ovviamente anche il destinatario: il Governo e in particolare il Ministero della Giustizia che prometterebbero riforme senza poi concretizzare quanto annunciato. Insomma sette giorni non facili per Via Arenula e per il Ministro Nordio alle prese pure con il caso Artem Uss. Ma guardiamo nel merito le raùgioni delle proteste. «Nonostante due lettere di messa in mora della Commissione europea – si legge in una nota della Consulta della Magistratura Onoraria - nell’ambito della procedura d’infrazione per il riconoscimento ai magistrati onorari in servizio di tutte le tutele, sociali ed economiche, dovute per la funzione magistratuale espletata, lo Stato italiano non ha dato alcun segnale fattivo di resipiscenza, non ha rispettato le iniziali intenzioni di porre fine ad un intollerabile sfruttamento che si protrae da decenni, di legislatura in legislatura».
Inoltre «i magistrati già stabilizzati – 1600 dei 4500 in servizio – lamentano l’insulto di vedersi remunerati con meri acconti per l’attività quotidiana, senza la dovuta posizione previdenziale, dopo aver atteso mesi per un emolumento già di per sé inadeguato alla funzione».
Su questo si è espressa ieri anche la Giunta dell’Associazione Nazionale Magistrati: «Lo stato di agitazione dei magistrati onorari è fattore di ulteriore disagio per gli uffici giudiziari ed è pertanto forte l’auspicio dell’Anm che le loro istanze e le loro preoccupazioni possano essere oggetto di tempestivo esame e di attenta considerazione da parte del Ministero della giustizia nel quadro di un disegno normativo che ha inteso coniugare l’esigenza di dare risposta al bisogno di far cessare i disagi conseguenti alla consolidata condizione di precarietà, in cui da anni i magistrati onorari prestano il loro servizio, e la necessità di non trascurare lo statuto costituzionale di onorarietà del loro importante impegno» .
Le Camere Penali, guidate per l’ultimo anno da Gian Domenico Caiazza, si mobiliteranno invece per sviluppare «idee e proposte da offrire a supporto di un percorso di riforme per la cui realizzazione l’Ucpi sosterrà con tutto il proprio impegno e le proprie forze il Ministro Nordio, contro tutti coloro che da più parti vi si oppongono, ora in modo esplicito, ora in modo silenzioso ma non per questo meno efficace».
Secondo Caiazza, il Guardasigilli Nordio vuole ritornare sul divieto di impugnazione del pubblico ministero delle sentenze di assoluzione, vuole intervenire sull’abuso della custodia cautelare, vuole rimettere mano alla prescrizione sostanziale, vuole affrontare - anche se al momento in modo indeterminato – il tema delle intercettazioni. Ma ci sono forze, in Parlamento e dentro persino Via Arenula, che frenerebbero questa spinta propulsiva verso una riforma liberale della giustizia. Per questo i penalisti faranno sentire la loro voce a sostegno delle idee di Nordio venerdì 21 aprile presso il Centro Congressi Roma Eventi Fontana di Trevi.
Interverranno, tra gli altri, Francesco Greco ( Presidente del Cnf), Mario Scialla ( Coordinatore Ocf), Francesco Paolo Perchinunno ( Presidente Aiga), Tatiana Biagioni ( Presidente Agi). Dunque oltre i 10 mila penalisti iscritti all’Ucpi, si asterranno anche quelli appartenenti alle altre sigle. Pertanto i tribunali saranno vuoti proprio in un momento in cui la macchina giudiziaria non può permettersi di rallentare, considerati gli obiettivi fissati per ottenere i fondi del Pnrr. Comunque dopo le tavole rotonde a tema, ci sarà l’intervento del responsabile giustizia di Azione, l’onorevole Enrico Costa, e poi un confronto tra Caiazza e il vice ministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto. Purtroppo
Nordio non sarà presente per un precedente impegno istituzionale preso a Venezia.