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Un rapporto drammatico, quello del Comitato per la prevenzione della tortura (Cpt), che getta una luce cruda sulle condizioni vissute dai cittadini stranieri trattenuti nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr) in Italia. La visita ad hoc condotta nel 2024 ha rivelato una realtà che non solo solleva gravi dubbi sul rispetto dei diritti umani, ma chiama a un’azione urgente per restituire dignità e umanità a chi si trova privato della libertà in questi centri.
Durante la visita ad hoc del 2024 in Italia, il Cpt ha esaminato il trattamento e le condizioni di accoglienza dei cittadini stranieri in quattro Centri di permanenza per il rimpatrio (o Cpr). La delegazione del Cpt ha ricevuto un’ottima collaborazione per quanto riguarda l’agevolazione della visita, ma purtroppo non ha potuto presentare le proprie osservazioni preliminari ai vertici politici del Ministero dell'Interno al termine della stessa. Il Comitato confida nel fatto che le proprie raccomandazioni vengano prese in seria considerazione e siano pienamente attuate. Nel proprio rapporto, il Comitato solleva anche diverse questioni relative al trattenimento di cittadini stranieri nei centri di accoglienza e trattenimento per migranti in Albania e chiede alle autorità italiane di garantire che i cittadini stranieri trattenuti all'estero sotto la giurisdizione italiana ricevano condizioni di vita dignitose, siano trattati con rispetto e godano delle garanzie giuridiche fondamentali (informativa sui diritti, comunicazione del trattenimento a un terzo, accesso ad un avvocato e ad un medico).
Il rapporto descrive vari casi di maltrattamenti fisici e di uso eccessivo della forza da parte del personale di polizia nei confronti di persone trattenute nei Cpr visitati. Si tratta in particolare di interventi da parte del personale di custodia nei moduli alloggiativi di un Cpr in seguito ad un evento critico e il Cpt individua varie carenze, quali l'assenza di un monitoraggio rigoroso e indipendente di tali interventi e la mancanza di un’accurata registrazione delle lesioni subite dai trattenuti o di una valutazione oggettiva della loro origine. Il Comitato critica anche la pratica della diffusa somministrazione di psicofarmaci non prescritti alla popolazione trattenuta presso il Cpr di Potenza, nonché l'ammanettamento prolungato delle persone fermate sul territorio nazionale durante il loro trasferimento in un Cpr.
In relazione alle condizioni materiali, il Comitato formula rilievi critici sulla struttura architettonica dei Cpr per quanto riguarda i propri aspetti carcerari, come le sbarre e gli schermi metallici alle finestre, le armature rinforzate e i cortili di passeggio simili a gabbie. Il rapporto raccomanda di rimuovere gli elementi carcerari e di garantire un'adeguata manutenzione delle infrastrutture, in particolare dei servizi igienici nei moduli alloggiativi. Inoltre, si dovrebbero migliorare le capacità relazionali del personale di sorveglianza. Altre carenze individuate nel rapporto riguardano la scarsa qualità del cibo fornito ai trattenuti e la carenza di scorte di articoli da toilette e cuscini.
Per quanto riguarda il regime di attività offerte alle persone trattenute nei Cpr visitati, il Cpt ha riscontrato che i trattenuti erano di fatto ‘depositati’ nei centri. Al momento della visita, gli enti gestori interessati investivano solo sforzi minimi per offrire alcune attività di natura ricreativa. Questo squilibrio tra le attività previste nelle specifiche pertinenti del capitolato d'appalto e l’offerta precaria di attività riecreative nella pratica ha portato all'apertura di diverse indagini penali. Il Cpt auspica un’offerta più adeguata di attività mirate, soprattutto alla luce del prolungamento del periodo di trattenimento fino a un massimo di 18 mesi. Dovrebbe inoltre essere incrementata la presenza di mediatori culturali e di psicologi nei Cpr.
Il rapporto indica che debba essere migliorata l'erogazione dell’assistenza sanitaria fornita ai cittadini stranieri trattenuti nei Cpr. L'attuale sistema di certificazione dell'idoneità alla vita in comunità da parte del personale medico delle autorità sanitarie nazionali dovrebbe essere rivisto per garantire che siano coinvolti medici con previa esperienza e conoscenza specifica delle condizioni di vita in un ambiente di custodia detentiva. Il Cpt ritiene inoltre che debba essere migliorato lo screening medico al momento dell'ammissione delle persone trattenute in un Cpr, che la pratica della somministrazione diffusa di psicofarmaci venga rivista, che l'interfaccia tra il personale medico degli enti gestori e le autorità sanitarie nazionali debba essere rafforzata e che vengano adottati protocolli clinici per la prevenzione del suicidio e la gestione degli scioperi della fame.
Il Cpt ritiene che sia necessario creare un corpo dedicato di agenti di custodia che siano adeguatamente formati sulle problematiche specifiche della sorveglianza delle persone trattenute nei centri di permanenza per migranti, in particolare per quanto riguarda le abilità relazionali e la capacità di riconoscere i sintomi di possibili reazioni da stress. Inoltre, dovrebbe essere accresciuto il numero di mediatori culturali. Il rapporto conclude che le autorità italiane dovrebbero riflettere sulle lezioni apprese dalla privatizzazione dei servizi di gestione dei Cpr e se si tratti effettivamente di un modello virtuoso.
Per quanto riguarda le garanzie giuridiche offerte alle persone sottoposte a trattenimento in un Cpr, il Cpt raccomanda di migliorare l'accesso ad un avvocato (che dovrebbe prevedere la possibilità di avere una consultazione riservata prima dell'udienza di trattenimento e di mettere in atto un sistema che garantisca un’assistenza giuridica continua). Inoltre, i cittadini stranieri dovrebbero avere accesso a servizi di interpreti professionali. Il Cpt chiede anche una migliore regolamentazione della procedura per i trattenuti nei cosiddetti locali idonei (aree di fermo nelle Questure, nei porti, negli aeroporti e ai valichi di frontiera). Le persone trattenute nei suddetti locali idonei infatti non godono delle necessarie garanzie giuridiche, come l'informativa sui loro diritti, l'accesso ad un avvocato e la comunicazione del loro fermo a terzi. È necessario porre rimedio a questa situazione.
I cittadini stranieri trattenuti ai fini del rimpatrio forzato dovrebbero essere informati con largo anticipo dell'imminente esecuzione dello stesso e dovrebbero essere migliorate le informazioni fornite ai cittadini stranieri al momento della loro ingresso in un Cpr.
Il Cpt formula inoltre raccomandazioni sulla necessità di identificare e affrontare meglio le vulnerabilità delle persone trattenute in un Cpr, di migliorare le modalità di contatto con il mondo esterno, di migliorare l’efficacia del meccanismo di reclamo e di garantire un controllo ed una sorveglianza più rigorosi delle attività di gestione dei Cpr da parte delle Prefetture competenti.