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Il procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi è intervenuto ieri mattina al plenum del Consiglio Nazionale Forense per portare il suo saluto, «un’iniziativa non banale nè scontata, ma una cortesia che mostra come con il nuovo procuratore generale l’avvocatura avrà un rapporto costruttivo e trasparente, con l’obiettivo comune di garantire una giurisdizione di qualità», ha detto il presidente del Cnf, Andrea Mascherin. Lo stesso presidente ha ribadito a Salvi come «l’avvocatura sia convinta dell’importanza rivestita dall’autonomia e dalla forza costituzionale della magistratura, che ha in noi gli unici controllori tecnici, mentre altri tipi di controlli esterni sono pericolosi», infine ha sottolineato che «è un diritto del cittadino avere magistrati e avvocati autonomi e non condizionabili».
Nel suo intervento al plenum, Salvi ha messo in luce l’importanza del ruolo disciplinare del Cnf, nel quale interviene anche la procura generale della Cassazione: «Il nostro gruppo di lavoro che si occupa dei vostri procedimenti è stato spostato all’interno del settore disciplinare, dunque insieme il disciplinare degli avvocati e dei magistrati viene trattato nello stesso luogo». Salvi si è detto «sconvolto» dalle notizie di cronaca degli ultimi giorni provenienti da Catanzaro, «che vendono magistrati e avvocati coinvolti in condotte non commendevoli: si tratta di un colpo gravissimo alla nostra comune credibilità e sono contento che si proceda con determinazione anche dal punto di vista disciplinare, per tutelare il nostro ruolo». Eppure, ha sottolineato, «il procedimento disciplinare deve essere l’extrema ratio, non la prassi per affrontare l’ordinaria necessità di deontologia professionale». Un riferimento, quello di Salvi, che allude al pacchetto di misure di riforma del processo penale, tra le quali nuove forme di illecito disciplinare per i magistrati in caso di ritardi. «Mi preoccupano alcune proposte di legge, che correlano ai tempi del procedimento la possibilità di illeciti disciplinari: questo stravolge l’idea stessa della disciplina». Il rapporto tra la Procura generale di Cassazione e il Cnf, tuttavia, non si deve esaurire nei soli aspetti disciplinari: «L’interlocuzione deve esserci soprattutto sul fronte dell’ordinamento, per garantire che anche l’avvocato sia autonomo e indipendente», ha detto Salvi, con riferimento alla proposta di riforma costituzionale promossa dal Cnf per introdurre la figura dell’avvocato in Costituzione. «Questo settore sarà oggetto di scambio continuo e credo che molte frizioni possano essere attenuate», ha aggiunto il procuratore generale di Cassazione, anticipando anche l’argomento del suo intervento in vista dell’inaugurazione dell’anno giudiziario: «La conoscenza effettiva del reale». Secondo Salvi, infatti, «serve un salto di qualità anche nella conoscenza dei fatti che riguardano la giurisdizione, per fare una previsione degli effetti delle scelte fatte». In particolare con riferimento alle modifiche legislative in tema di prescrizione, per esempio, «non è corretto dire che la prescrizione si verifichi soprattutto nella fase delle indagini preliminari. Il problema, infatti, non è delle procure, ma dei tribunali che non sono in grado di raccogliere tutti i giudizi monocratici a citazione diretta, In altre parole, i tempi da valutare sono quelli del tribunale e non quelli delle procure». Quanto al settore civile, il procuratore generale ha annunciato di avere in animo di condurre un lavoro importante «nella qualità delle decisioni, anche di quelle che non hanno valore nomofilattico. In questo in particolare il rapporto con il Cnf è molto importante». Infine, Salvi ha affrontato in modo specifico il settore a cavallo tra civile e penale che è la crisi d’impresa: «La modifica normativa che entrerà in vigore a breve chiama in causa gli specialisti dell’avvocatura e della procura» e ha annunciato l’avvio di un percorso «che porti verso la nomofilachia della prassi, in modo da uniformare l’approccio a questo tipo di controversie». In particolare, «è necessario che i pm modifichino la loro visione, in modo che non sia rivolta al penale ma all’obiettivo di salvare il salvabile dell’impresa». Un salto culturale enorme, «perchè comporta la necessità di guardare solo in ultima istanza ai reati fallimentari e di partire invece dalla gestione della crisi».
Un auspicio di collaborazione con il Cnf, quello di Salvi, che è stato pienamente accolto dai consiglieri e dal presidente del Cnf Mascherin, il quale ha confermato tutta la disponibilità a portare avanti un lavoro comune, nell’interesse complessivo del buon funzionamento della giurisdizione.