PROSEGUE LA CRISI DEM

«Nei momenti storici, si devono fare delle scelte all’altezza, non si può traccheggiare». Così Achille Occhetto, padre nobile della sinistra italiana, si è espresso rispondendo alle domande dell’Agi sulla delicata fase che sta attraversando il Pd. Per il 6 ottobre è fissata la data per la direzione nazionale che dovrà preparare il percorso verso il congresso al quale non sarà candidato Enrico Letta.

Seppure in un contesto profondamente diverso, Occhetto trova alcune analogie con la svolta della Bolognina di cui fu protagonista principale. «Bisogna essere all’altezza dei problemi che ci sono. In questo contesto, il Pd sbaglierebbe se cominciasse dalla questione Conte o Calenda. Al contrario, servono scelte profonde - spiega - il Pd deve decidere come stare con se stesso, come stare con la parte debole della società. Bisogna affrontare questi nodi, ma partendo da chi si vuole rappresentare, quindi il mondo del lavoro».

La crisi identitaria del Pd per Occhetto non si risolve con un cambio di nome o di simbolo o del nome del segretario e ricorda quando alla Bolognina disse: «Si parte dalla cosa e poi si passa al nome. I latini dicevano nomina sunt consequentia rerum. Il Pd deve rifondarsi, ma non può farlo pestando sempre la stessa acqua nello stesso mortaio. Oggi viene al capolinea quello che dissi all’atto di nascita: una bella idea mettere a sintesi la cultura comunista, socialista, liberale e cattolica, ma rischia di tradursi tutto in una fusione a freddo di apparati politici».

Quasi a fiutare i venti scissione che a sinistra si registrano ad ogni crisi e che adesso paiono fomentati dalla corsa alla segreteria alla quale hanno dato già il proprio sì sia Stefano Bonaccini che Vincenzo De Luca. Mentre la sinistra dem sembra ferma a guardare. Occhetto, infine, spezza una lancia in favore di Letta. «Credo che sia sbagliato dare la colpa di quello che succede a Enrico Letta. Il segretario è stato stritolato da chi vedeva come problema centrale “con Conte o con Calenda. Una dialettica che ha reso difficile, se non impossibile, l’operazione del campo largo. Il problema vero è che il campo largo non esiste all’interno del Pd».