Il bastone e la carota. Si può riassumere c[/CAP3-1]osì la strategia che il governo sta portando avanti nel rapporto con l’Anm, e in particolare nella discussione attorno alla riforma della separazione delle carriere tra giudici e pm, con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano che non disdegna attacchi anche diretti ai magistrati e il ministro della Giustizia Carlo Nordio che invece, almeno stante le ultime dichiarazioni, prova a smorzare i toni e a buttare acqua sul fuoco, anche in vista del faccia a faccia con il sindacato delle toghe, in programma la prossima settimana.

«Spero che un’atmosfera (di dialogo ndr) cominci già prima (dell’attuazione della riforma ndr) cioè quando si andrà al referendum in modo che non si arrivi a uno scontro frontale nel quale avrebbe da perdere solo l’Italia - ha detto ieri il Guardasigilli al convegno “La magistratura nel disegno costituzionale. I vari progetti di modifica”, promosso dalla stessa Anm-Sezione autonoma magistrati a riposo - Qui non si parla di chi vince o chi perde, si parlerà di dare ai cittadini italiani una riforma che si allinei con tutti i paesi democratici dove esiste un processo penale accusatorio». Non solo. «Sappiamo benissimo che ci sono delle ragioni anche di criticità in questa riforma costituzionale - ha continuato- ci sono delle migliori ragioni per andare avanti invece fino al referendum: queste ragioni di criticità possono essere composte e probabilmente lo saranno nel momento delle leggi attuative». Pronta la risposta del presidente dell’Anm Cesare Parodi, che si è detto «molto disponibile a un dialogo continuo e a tutti i costi». Aggiungendo che «l’associazione in maniera compatta ha espresso grosse perplessità sulla riforma», perché «abbiamo delle preoccupazioni tecniche concrete e nessuna volontà di dire per forza a tutti i costi» e che «non siamo oppositori ma persone responsabili che si pongono dei problemi e cercano di dare risposte».

Ma le parole di Nordio arrivano dopo due giorni di incontri fittissimi tra un’ampia delegazione del sindacato delle toghe e i gruppi parlamentari di opposizione, che condividono almeno in parte la contrarietà alla riforma prioritaria del governo Meloni.

Nel faccia a faccia con il Pd, fonti dem riferiscono di un clima «molto positivo, dialogante e costruttivo», cin cui l’Anm ha ribadito una posizione molto chiara mentre il Pd ha posto l’accento sulla necessità di ben altri interventi rispetto alla separazione tra giudici e pm. Tuttavia «il governo come noto ha scelto la strada dello scontro con la magistratura» come dimostra non solo la riforma Nordio ma anche il premierato, «provvedimenti che vanno a indebolire principi costituzionali molto concreti».

Da qui la decisione dem di fare una sorta di ostruzionismo in commissione assieme alle altre opposizioni, con tutti i membri iscritti a illustrare alcune migliaia di emendamenti. Il tutto per cercare di portare il più possibile avanti la questione e ribadendo che, in rapporto alla posizione dell’Anm sulla riforma, «nelle rispettive autonomie, si tratta di una battaglia che nel merito ci vede dalla stessa parte». Che è opposta a quella del sottosegretario Mantovano, il quale, come riferito dal presidente dell’Anm Cesare Parodi, ha parlato di una volontà, da parte della giustizia italiana, di sovrapporsi o limitare il potere dell’esecutivo.

«Quelle di Mantovano sono espressioni e dichiarazioni molto gravi che non solo colpiscono l’indipendenza della magistratura ma ne ledono il diritto di partecipare nella formazione delle leggi al dibattito pubblico e istituzionale che è consentito e necessario per ciascun cittadino», attacca parlando al Dubbio Walter Verini, segretario dem della commissione Giustizia e capogruppo in Antimafia.

Una battaglia, quella del Pd, condivisa come noto in primis dal M5S di Giuseppe Conte, il quale era presente in prima persona al faccia a faccia con Parodi e il resto della delegazione di magistrati. «Abbiamo raccolto la preoccupazione dell’Anm rispetto al progetto di riforma della magistratura e ad altre posizioni assunte dal governo Meloni - ha fatto sapere l’ex presidente del Consiglio dopo il faccia a faccia - Sul progetto di legge del governo che stravolge la magistratura, le posizioni del M5S sono molto chiare, così come su tutti gli altri aspetti che riguardano la Giustizia. Aggiungendo poi che «è chiaro il piano del governo che punta a mettere i pm sotto il volere del governo e a mettere sotto scacco i cittadini comuni, demolendo nel frattempo tutto l'impianto di contrasto agli abusi e ai privilegi dei potenti».

E se Avs condivide la battaglia di Pd e M5S, una posizione più dialogante è quella di Iv, che tuttavia ieri ha ribadito pero bocca della capogruppo al Senato Lella Paita l’astensione sulla riforma già votata in prima lettura alla Camera e ora in commissione a palazzo Madama. «Non ci sono aperture sostanziali da parte della maggioranza sulle nostre richieste sulla riforma della giustizia e sulla separazione delle carriere - ha risposto al Dubbio in conferenza stampa - Se questo dovesse essere confermato, penso che confermeremo al Senato il voto già espresso alla Camera, cioè l’astensione».