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«L’ergastolo non è la soluzione dei problemi, ma un problema da risolvere». Sono parole dure quelle pronunciate da Papa Francesco nel corso dell’udienza ai Cappellani delle carceri italiane, alla Polizia e al personale dell’Amministrazione penitenziaria, ai quali il Pontefice ha chiesto di diventare «costruttori di futuro» e ponti per i detenuti. Un problema, ha sottolineato il Papa, «Perché se si chiude in cella la speranza, non c’è futuro per la società. Mai privare del diritto di ricominciare!». Ai detenuti Francesco ha rivolto un invito ad avere coraggio, «perché siete nel cuore di Dio, siete preziosi ai suoi occhi e, anche se vi sentite smarriti e indegni, non perdetevi d’animo. Siete importanti per Dio, che vuole compiere meraviglie in voi». Da qui l’incoraggiamento a non lasciarsi «mai imprigionare nella cella buia di un cuore senza speranza, non cedete alla rassegnazione». [embed]https://www.youtube.com/watch?v=myUxOWiKtAU&feature=share&fbclid=IwAR0C9ursGn2jI_fMPDg00j5mvyLUh8RpAD-PD7MtTwLh9x9fL1iEmYc_8bI[/embed] «Non soffocate mai la fiammella della speranza - ha poi aggiunto - Ravvivare questa fiammella è dovere di tutti. Sta a ogni società alimentarla, fare in modo che la pena non comprometta il diritto alla speranza, che siano garantite prospettive di riconciliazione e di reinserimento. Mentre si rimedia agli sbagli del passato, non si può cancellare la speranza nel futuro». Rivolgendosi al personale del carcere, Francesco ha invitato a non dimenticare mai il rispetto per le persone con cui ci si ritrova ad avere a che fare durante lo svolgimento del proprio lavoro, ovvero i detenuti. «Non dimenticatevi, per favore, del bene che potete fare ogni giorno. Il vostro comportamento, i vostri atteggiamenti, i vostri sguardi sono preziosi - ha sottolineato - Siete persone che, poste di fronte a un’umanità ferita e spesso devastata, ne riconoscono, a nome dello Stato e della società, l’insopprimibile dignità» Il Papa si è scagliato contro il sovraffollamento delle carceri, «polveriere di rabbia», con un invito a non scoraggiarsi. Il sovraffollamento, ha sottolineato, «è un problema grande che accresce in tutti un senso di debolezza se non di sfinimento. Quando le forze diminuiscono la sfiducia aumenta - ha concluso - È essenziale garantire condizioni di vita decorose, altrimenti le carceri diventano polveriere di rabbia, anziché luoghi di recupero».