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La Giustizia va in ferie? In prossimità dell’imminente pausa per le festività natalizie e l’avvento del nuovo anno si avvicinano - anche per le attività parlamentari - le scadenze di fine anno. Tra queste, merita un’attenzione particolare la ( sia concesso) “controriforma” Nordio la quale, tuttavia, come condivisibilmente scritto su questo giornale, se non paralizzata sembra essere stata posta nel congelatore.
A dispetto, infatti, dell’iniziale timeline sembrerebbe esserci la possibilità di un’approvazione in blocco della riforma del Guardasigilli Nordio solo a partire dal nuovo anno, anche a causa dell’imminente e imprescindibile necessità di votare la legge di bilancio. Voto finale previsto per il prossimo 29 dicembre.
Un’approvazione in blocco della Riforma Nordio che, quindi, si trascinerà inevitabilmente anche il già corposo dossier di emendamenti alla riforma. Tra i tanti temi abbracciati dalla Riforma, tra cui - lo si ricorda - quelli in materia di abuso d’ufficio, traffico di influenze illecite, intercettazioni a tutela della riservatezza del terzo estraneo al procedimento, contraddittorio, collegialità e misure cautelari, inappellabilità delle sentenze di assoluzione, prescrizione e separazione delle carriere, quest’ultimi due sono tra i più divisivi.
Sulla prescrizione, come sottolineato recentemente da chi scrive, la battuta di arresto si è avuta per effetto di un accorato e unanime appello da parte della magistratura la quale ha chiesto - quasi implorato di rivedere fortemente il disegno di legge, in primis, mediante l’introduzione di una disciplina transitoria, la cui assenza - si argomenta creerebbe significativi disagi agli uffici giudiziari.
Sulla separazione delle carriere, il tema - forse - più ideologico e di principio fra tutti che trascende dal mero tecnicismo giuridico, si concentra la grande opposizione della maggior parte della magistratura che vede tale proposta come un vero e proprio vulnus alla democrazia.
Eppure - chiosa il Guardasigilli (in occasione del Congresso nazionale forense), che di esperienza giudiziaria e dinamiche processuali alle spalle non è secondo a nessuno “quando sento parlare di 'vulnus' alla democrazia, mi viene da sorridere quando penso che l'intercambiabilità dei ruoli di giudice, pm e avvocato, è in vigore nei Paesi che sono stati culla della democrazia come gli Stati Uniti d'America e il Canada… quando si discute della separazione delle carriere, la litania che sentiamo da parte dei magistrati, è quella che la separazione vulnererebbe la cultura della giurisdizione, che è una espressione metafisica abbastanza astratta'.
Si tratta, ad avviso di chi scrive, della più politica tra le scelte, demandata dal popolo - in nome del quale la giustizia è amministrata - ai suoi rappresentanti, i quali costituiscono gli unici legittimati, in ragione del voto e programma elettorale (capisaldi delle moderne democrazie occidentali) a compiere tale scelta. Se è vero, come scrisse un grande pensatore e filosofo illuminista, che il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri, è indubbio - fuor di citazione - che la diversa sensibilità e approccio al tema della separazione delle carriere da parte dei diversi attori della giurisdizione costituisce la palmare evidenza della maggior o minor adesione ad una concezione realmente liberale - e non solo per slogan - della giustizia penale.
Si auspica, dunque, che temi così delicati, espressione a tutto tondo della visione riformatrice ( e visionaria) del Ministro Nordio, potranno trovare il giusto e doveroso spazio di riflessione gli stessi impongono… anche a costo di dover attendere l’anno che verrà!