PHOTO
ANDREA MIRENDA, CONSIGLIERE CSM
Pare di sentire Dimitri, l’esilarante Capo dell’URSS in dott. Stranamore, capolavoro sarcastico di Kubrick. Perché, più o meno, questo dicono, in buona sostanza, i detrattori del D.D.L. sul sistema elettorale del consiglio.
Eccoli lì i titoloni: “rischio democrazia” (Claudio Castelli, il giornale di Brescia di ieri), “la politica si prende il CSM” e “uno vale uno è un pugno alla nostra Carta” (Franco Cassano, presidente corte d’appello di Bari, sulla Gazzetta del Mezzogiorno), “svilimento del governo autonomo della magistratura in un’ottica punitiva” (e qui la cosa si fa curiosa perché all’immemore Galoppi, intervistato da Repubblica il 17.1.20205, andrebbe ricordato che proprio Magistratura Indipendente, di cui ora è il Segretario, diceva sul punto il contrario per bocca dell’allora Segretaria Paola D’Ovidio; vabbè, direte, ma era il 22 luglio 2020 e quel gruppo non era ancora divenuto egemone). Insomma, per farla breve, il gotha del pensiero unico giudiziario che bolla il sorteggio come l’Armageddon!
E allora, da sorteggiato ex lege - il primo e speriamo non l’ultimo della storia consiliare - mi tocca di dire qualcosina ex professo, dall’interno.
Potrei limitarmi a citare il mio stimato e apprezzato vicino di sedia in Consiglio, il PG Luigi Salvato, che – nel motivare, con il consueto acume, il voto favorevole al parere critico espresso dal CSM – ha comunque ricordato che il sorteggio, come tutta la riforma del resto, ove mai vedesse luce, non provocherà il Diluvio Universale né la sospensione della democrazia e, ancor meno, il venir meno dell’indipendenza della Magistratura. E l’auctoritas del massimo vertice requirente italiano può, dunque, bastare a dare la misura del livello di disinformatia propalato dalle solite occhiutissime Cassandre.
Tuttavia, proprio perché fieramente Consigliere “per caso” (ma non per ciò distratto né, per ciò solo, meno capace degli altri “designatissimi” colleghi di consiliatura), stimo opportuno offrire ai lettori una minima lettura critica dei capisaldi del pensiero unico anti-sorteggio di quel milieu sereno e distaccato costituito da ANM, Capi Corrente, dirigenti giudiziari grati al Sistema, giornaloni nazionali e via discorrendo.
Ecco, allora, un po' a braccio, i refrain del pensiero unico.
Posto d’onore va senz’altro alla tesi per cui il CSM dei sorteggiati svilirà un organo di rilevanza costituzionale e negherà la rappresentanza delle “visioni culturali”.
Né più né meno della solita ben collaudata disinformazione con la quale si propala come certo ciò che, invece, non solo non lo è ma è addirittura escluso. A chi afferma ciò andrebbe chiesto dove stanno scritti i compiti del CSM di dare corpo alla rappresentanza politica delle visioni culturali della Magistratura. Perché non basta certo allo scopo il solo fatto del reclutamento elettivo dei consiglieri, esperienza comune a molte istituzioni pubbliche totalmente prive di rappresentanza politica. Lo ha escluso, del resto, anche la Corte Costituzionale (e verrebbe fatto di dire “Grazie al Cielo!”) perché - se così non fosse - i magistrati resterebbero esposti (oltre quanto già non lo siano) agli umori ondivaghi e pericolosi delle celebrate parrocchiette consiliari, con buona pace della soggezione del giudice “soltanto” alla Legge. Sempre a costoro va, pure, ricordato che il CSM - organo di rilevanza costituzionale con compiti di Altissima Amministrazione nelle materie assegnategli - ha sì natura rappresentativa della magistratura, ma di tipo squisitamente “tecnico”, per categorie di magistrati, peraltro opportunamente mitigata dalla presenza dei c.d. laici in funzione anticorporativa, il che nega, quindi, dignità giuridica all’idea di un CSM composto da rappresentanti dell’Ordine Giudiziario.
Punto!
Stando così le cose, va escluso che il Consiglio – ancorché titolare di ampia discrezionalità “tecnica” connaturata al suo alto ruolo – possa essere l’agorà delle visioni culturali (cioè a dire politiche) dei gruppetti consiliari, una sorta di Parlamentino togato, proprio per evitare che l’ipertrofia dell’organo di governo autonomo della magistratura possa divenire la prima delle minacce, la più subdola perché interna, alla soggezione del magistrato “soltanto” alla Legge.
E poi, diciamo le cose per come stanno e come ancora le si vede: visioni culturali? In Consiglio se ne vedono assai poche perché la storia ci dice, senza se e senza ma, che la mission delle correnti, oggi come ieri, sta principalmente nel piazzare i rispettivi affiliati ai vertici degli uffici giudiziari e nei gangli ministeriali. Tutto il resto è piatto unanimismo, giustamente risolto sul piano tecnico.
In questa cornice, vediamo bene, quindi, come il sorteggio (meglio se nella sua forma temperata, seguita da elezione dei candidati sorteggiati) sia non solo pienamente compatibile con la funzione di Alta Amministrazione tecnica ma anche la più rispondente ai principi di uguaglianza dei magistrati, di imparzialità dell’organo, di partecipazione diretta e, non ultimo, di prevenzione delle attuali oligarchie nascoste dietro la formula vuota di “corrente”.
Quanto, poi, alla pretesa perdita di prestigio di un Consiglio di sorteggiati, basterebbe chiedersi quanto abbia sin qui giovato alla sua immagine il c.d. “Sistema Champagne”, pacificamente trasversale a tutte le correnti. Questo simpatico Sistema, ancora vitalissimo (ma qualcuno crede davvero che senza cambiare gli ingredienti possa mai cambiare la pietanza?), non ha forse rivelato la “normale anormalità” lottizzatoria degli “eletti” di designazione correntizia? E ha forse assicurato al Governo Autonomo della Magistratura persone competenti o non, piuttosto, supini servitori della ragion di corrente?
E veniamo al secondo dei refrain del circo mediatico-correntizio.
Si dice: “il CSM deve occuparsi di organizzazione degli uffici e del personale. Per questa ragione ha bisogno di soggetti che abbiano competenza, esperienza, attitudini che non si riscontrano nel primo sorteggiato che capita”. L’affermazione, ancora una volta, lascia il tempo che trova. Innanzitutto, l’organizzazione degli uffici e del personale, sul versante burocratico (core shell di un ufficio giudiziario), è riservata ai dirigenti amministrativi secondo linee centralizzate dettate dal Ministero. Qui davvero il CSM non tocca palla. Sgomberata l’enfasi, rimane quindi l’organizzazione “togata” degli uffici, intuibilmente meno impegnativa, altro non fosse che per l’esiguo numero dei soggetti coinvolti. Quanto, dunque, alla speciale competenza dei consiglieri chiamati a questo compito, qualcuno spieghi se essa sia davvero frutto di selezione elettorale basata su acconci programmi di gestione o, piuttosto, sulla scorta della secca designazione correntizia (quelli li indichiamo al nord, questi al centro, quegli altri al sud), poi accettata a busta chiusa dal corpo elettorale fidelizzato. Che, poi, della concreta competenza tecnica dei consiglieri poco importi, è reso ben chiaro dalla mancata previsione di una congrua anzianità minima dell’aspirante consigliere, irrobustita da validate previe esperienze direttive.
Va aggiunto, poi, che la selezione stocastica, persino quando non temperata, mai “pescherebbe” tra “quisque de populo” bensì esclusivamente in seno alla Magistratura, un’elite di eccellenze chiamata ogni giorno a raccordarsi fattivamente col personale amministrativo, i colleghi e il foro, ai fini dell’efficienza. In ciò sta il proprium di ogni magistrato moderno, lontano anni luce dal “modello San Girolamo” perché non più scrittore solitario rintanato nella grotta metaforica dei propri ragionamenti ma soggetto pro-attivo, a tutti gli effetti. Ed è proprio nell’altissimo standard professionale di ogni singolo magistrato che troviamo il fondamento più profondo del principio del giudice naturale precostituito; diversamente, ogni cittadino avrebbe il sacrosanto diritto di scegliersi il magistrato più bravo per il proprio processo.
Forse, allora, non varrà per tutte le categorie di servitori civili ma, almeno in magistratura, è sicuro che “uno vale uno”. Una granitica uguaglianza scolpita a chiare lettere nella Costituzione, che ben si sposa con il sorteggio di tutti i componenti del CSM (laici e togati) in quanto massima espressione di partecipazione democratica e antidoto radicale contro le oligarchie.
Ovvia, dunque, la contrarietà delle conventicole che vogliono continuare a garantirsi il controllo surrettizio dei magistrati: mica puoi chiedere ai tacchini di preparare il pranzo di Natale!
*Togato indipendente del Csm