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Francesco Schiavone "Sandokan" oggi è un collaboratore di giustizia
Ha fatto clamore il pentimento di Francesco Schiavone, alias “Sandokan”, riconosciuto quale capo indiscusso del clan dei Casalesi di Casal di Principe, una delle cosche più temute della Camorra. Di questa notizia ne ha parlato il giudice Raffaello Magi: «Francesco Schiavone è stato un capo carismatico. La sua scelta di pentirsi avrà riflessi anche sull'assetto della criminalità organizzata attuale nel Casertano e non solo. La sua figura ha un suo peso simbolico anche se gli scenari della camorra casalese sono profondamente cambiati e non sappiamo quanto la sua immagine nel contesto criminale abbia ancora valore ha detto il togato, dal 2013 consigliere presso la Corte di Cassazione.
Magi nel 1998 era nel collegio giudicante della Corte d'Assise di Santa Maria Capua Vetere, presieduto da Catello Marano, che è passato alla storia non solo giudiziaria con il nome dell'inchiesta che gli diede vita, Spartacus; ed è anche l'estensore delle oltre 3.500 pagine della sentenza che per la prima volta inchiodò e rese noti i vertici di quel clan dei Casalesi, Sandokan compreso, la cui potenza militare ed economica era conosciuta sino ad allora solo agli 'addetti ai lavori'.
«Il processo è iniziato l'11 luglio e io a maggio avevo interrogato a Rebibbia Schiavone, che era latitante dal 1995 e a maggio era stato da poco arrestato - ricorda il giudice Magi parlando con l'AGI - la sua linea di difesa era quella di contestare tutto quanto gli veniva scritto, di proclamarsi un agricoltore appassionato di bufale incastrato da pentiti manovrati da magistrati. Luciano Violante era allora presidente dell' Antimafia e dopo la morte di don Diana aveva avuto parole dure per i Casalesi. Nella sentenza di primo grado di Spartacus, abbiamo comminato al boss il suo primo ergastolo, anche se era già stato condannato per altro a pene inferiori. Ed erano ben 12 gli omicidi che gli abbiamo attribuito in Spartacus, tra cui quello di Antonio Bardellino, per noi avvenuto a maggio del 1988, anche se il corpo non è stato mai trovato; un quadruplice omicidio di cutoliani; e altri nella faida interna con i De Falco, partita nel 1991 con l'uccisione di Vincenzo De Falco e terminata nel 1994».