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Mauro Palma, Garante nazionale dei detenuti
Da oramai due anni, nonostante il sollecito da parte del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, è rimasta nel cassetto la proposta di legge per istituire la Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani con la finalità di dare attuazione alla risoluzione n. 48/ 134 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, del 20 dicembre 1993, che impegna tutti gli Stati firmatari, tra cui l'Italia, a istituire organismi nazionali, autorevoli e indipendenti, per la promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
Lo ha ricordato il Garante Nazionale nel suo rapporto annuale presentato in Parlamento. Ha spiegato, infatti, che il 2019 è stato l’anno della terza Revisione periodica universale dell’Italia, un esame da parte del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite che avviene con cadenza ciclica di quattro anni e mezzo ed è finalizzato ad analizzare lo stato di salute dei diritti nei diversi Paesi. L’Italia aveva affrontato il suo primo ciclo di revisione nel 2010 e il secondo nel 2014. Ben centoventuno Stati hanno formulato delle dichiarazioni e complessivamente l’Italia ha ricevuto 306 raccomandazioni. Nel 2014, ricordiamo, l’Italia aveva ricevuto la raccomandazione di istituire un Meccanismo nazionale di prevenzione (Npm) della tortura indipendente ed efficace, all’epoca adempiuto solo in parte perché era stato previsto dalla legge ma non ancora istituito. Sappiamo che, finalmente, nel 2016 il governo ha messo in pratica la raccomandazione, anche se a scoppio ritardato, è ha istituito la figura del Garante Nazionale. Però rimane il discorso della mancata attuazione del National human rights institution ( Nhri), ovvero la Commissione nazionale indipendente per la promozione e protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Come detto, non ha ancora visto la luce a distanza di ben ventisette anni dall’approvazione della Risoluzione dell’Onu.
Il Garante racconta che la delegazione italiana, l’anno scorso, ha preso un impegno davanti al working group del Consiglio dei diritti umani: nella presentazione iniziale come primo punto è stata «riaffermata la volontà» da parte del «governo italiano di stabilire una Istituzione nazionale indipendente dei diritti umani in conformità con i Principi di Parigi». A tal proposito, - sottolinea il Garante nella relazione - la delegazione ha citato la proposta di legge attualmente pendente alla Camera dei deputati sull’istituzione di un organismo indipendente, al momento – e da molto tempo – all’esame in Commissione. «Anche se dopo ventisette anni dall’adozione dei “Principi di Parigi” – scrive il Garante - e dopo quattordici anni di progetti di legge mai giunti all’approvazione – per non citare le dichiarazioni d’intenti già espresse, e mai attuate, al Consiglio dei diritti umani – rinviare a una proposta di legge non sembra operazione sufficiente per tranquillizzare gli Organi di controllo».
L’auspicio del Garante nazionale, in linea di continuità con le osservazioni già espresse l’anno scorso, consiste nel raccomandare l’adozione di una norma primaria istitutiva di un Organismo indipendente per la promozione e la protezione dei diritti umani, nel segno della salvaguardia delle esperienze delle Autorità indipendenti in carica. Come è il caso del Meccanismo nazionale di prevenzione in ambito Opcat, cioè il Garante nazionale, che, come ha mostrato anche il rapporto del Consiglio dei diritti umani, gode di una posizione di positivo accreditamento presso la comunità internazionale.