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SOSTENITORI DELLA LEGA A BIBBIANO
Aumentano i reati contro i minori. E diminuiscono le tutele. Le conseguenze dell’affaire Bibbiano non riguardano solo una violenta campagna mediatica che ha fatto venir fuori il peggio del giornalismo giudiziario in Italia, fondato sulla disinformazia, il gossip e il confirmation bias. La feroce campagna di odio contro i servizi sociali e gli psicoterapeuti ha provocato una voragine nel tessuto della protezione dei minori, distruggendo quella che un tempo veniva considerata un’eccellenza. Mentre aumentano i reati contro i minori.
I dati sono tutti recentissimi ed elaborati dal Servizio analisi criminale della direzione centrale Polizia criminale: nel 2023 sono stati 6.952 i reati a danno di minori in Italia, in media 19 al giorno, 95 in più rispetto al 2022. E sono aumentati del 34 per cento in 10 anni. I reati più diffusi, che registrano anche l’incremento più alto, sono i maltrattamenti in famiglia: ben 2.843 casi, il 6 per cento in più rispetto al 2022 e oltre il doppio del 2013. Tutto questo è certificato dal rapporto di “Terres des Hommes”, presentato nei giorni scorsi alla Camera.
Non, dunque, un’invenzione dei Servizi o dello psicoterapeuta Claudio Foti, che nel parlare del fenomeno si è sempre e solo attenuto ai dati ufficiali. E questi numeri fanno il paio con quelli resi noti dagli avvocati Oliviero Mazza e Rossella Ognibene (difensori di Federica Anghinolfi, ex responsabile del Servizio sociale della Val d’Enza), che hanno depositato dei documenti prodotti in indagini difensive nel processo “Angeli e Demoni” sui presunti affidi illeciti.
I dati recuperati dai difensori sono ben più spaventosi di quelli che a partire da giugno 2019, per mesi, hanno tenuto banco ogni giorno sui giornali, quando si parlava di “giri di affari con i minori” e di migliaia di affidi. Allarmi che si sono di molto ridimensionati, quando i dati reali sono stati resi pubblici, nel silenzio di molti. E ora ciò che emerge è che era vero l’opposto: mentre nell’anno del blitz, il 2019, appunto, il costo degli affidi era di poco più di due milioni e mezzo, nel 2021 è schizzato a quattro milioni e centomila euro circa, solo a Reggio Emilia e provincia, zona di azione di “quelli del sistema Bibbiano”.
Mentre per quanto riguarda le contestazioni mosse in questo processo, la somma sotto la lente della procura si aggira attorno ai 200mila euro, come spiegato in udienza da Mazza venerdì scorso. Non sono numeri immaginari, ma dati forniti dal Comune di Reggio Emilia. Dunque ufficiali. «Per fare un’indagine di questo genere, la pubblica amministrazione – per restare ai numeri del solo Comune di Reggio Emilia - si è ritrovata a pagare quasi due milioni di euro in più - ha commentato venerdì scorso al Dubbio Mazza -. Ma il problema non è solo economico, riguarda anche il destino di questi minori. Perché un conto è trovare accoglienza in una famiglia e un conto è finire in una comunità».
La chiave investigativa dell’inchiesta “Angeli e Demoni” si basa infatti sul presunto aumento vertiginoso di affidi in Emilia, che avrebbe fatto sospettare di un sistema messo in piedi dai servizi sociali per lucrare. Sistema che, per la procura, sarebbe rappresentato da otto casi su centinaia di affidi (sempre decisi dal Tribunale per i minori) evidentemente considerati legittimi, in un contesto in cui, secondo i dati a disposizione - consultabili anche prima dell’indagine - non vi sarebbe stata alcuna anomalia numerica in fatto di allontanamento dei minori.
Ora ci sono i dati reperiti dalle difese, depositati in udienza, a spiegare meglio la situazione. Da quei documenti si evince come il numero degli affidi, nel 2019, non fosse molto diverso da quello degli anni precedenti: nessun aumento spropositato, dunque. Anzi, nel 2019 gli affidi familiari erano 232, contro i 270 del 2014. In compenso, nel 2020 sono scesi a 189. Mentre sono lievitati quelli in comunità, con i relativi costi: dai 2 milioni 262mila euro del 2018 si è passati ai 4 milioni e 99mila del 2021. Una vera e propria sconfitta per il sistema.
La Commissione parlamentare messa in piedi dall’allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per certificare il presunto orrore aveva già smentito le tesi catastrofiste: l’Italia è infatti il Paese con il minor numero di allontanamenti in Europa. Un dato non necessariamente positivo, dal momento che potrebbe indicare un vuoto di tutela, come ipotizzato dall’Onu. «I dati sui minori fuori famiglia relativi all'Italia - si legge nella relazione finale, passata sottotraccia - indicherebbero una minore propensione all’allontanamento (2,8 per mille, a fronte del 10,5 della Germania, del 10,4 della Francia e del 6,1 del Regno Unito)».
Insomma, nessuna emergenza. Se non fosse che il marasma suscitato dall’inchiesta ha provocato l’effetto opposto rispetto a quello che, almeno a parole, veniva predicato nelle ore convulse dopo il blitz - che per uno strano caso è coinciso con la violentissima campagna elettorale in Emilia Romagna -: la crescita del ricorso alle comunità rispetto gli affidi, con impennata dei costi sociali e umani, dal momento che il ricovero nelle case famiglia costa sette volte in più rispetto all’affido.
Ma non solo: i servizi sociali, come testimoniato dagli stessi operatori, sono ora meno propensi a segnalare i casi problematici e gli stessi assistenti sociali sono costantemente vittima di aggressioni, come certificato dall’ex presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine Gianmario Gazzi sul Dubbio. Mentre di famiglie disposte ad accogliere se ne trovano sempre meno. Un clima che trova le sue ragioni nella sfiducia generata dal racconto che del caso Bibbiano è stato fatto, criminalizzando l’intero mondo della tutela dei minori.