Matteo Renzi “vince” in Tribunale, ma non al Csm. Complice l’abolizione dell’abuso d’ufficio, che ha reso improcedibile il suo esposto contro i magistrati fiorentini che hanno indagato su di lui e sulla sua famiglia per anni. La pratica della Prima Commissione, competente per i trasferimenti dei magistrati, ha proposto l’archiviazione del procedimento nato dall’esposto del leader di Italia viva contro l’ex procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, il suo aggiunto Luca Turco e il pm Antonino Nastasi, unico, tra i tre, ancora in servizio nel capoluogo toscano, per il quale il procedimento è decaduto proprio in virtù dell’abolizione del reato.

La pratica, relatore Tullio Morello, verrà discussa il 5 febbraio, ma la decisione sembra già scontata. Nel caso di Creazzo, infatti, la pratica è stata archiviata in quanto il magistrato è stato trasferito ad altra sede - in veste di sostituto alla procura dei minori di Reggio Calabria -, determinando il venir meno della competenza del Consiglio su tale procedimento. La posizione di Turco, invece, è stata archiviata in quanto non più facente parte dell’Ordine Giudiziario e, di conseguenza, non sussistono più i presupposti per ulteriori provvedimenti disciplinari o amministrativi. Quella di Nastati, infine, è stata archiviata per via dell’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, non emergendo ulteriori profili di competenza che avrebbero potuto richiedere un intervento da parte del Consiglio.

L'esposto si concentrava sulla gestione dell’inchiesta sulla Fondazione Open - secondo i magistrati “cassaforte” della Leopolda, avrebbe agito come una “articolazione” di partito -, che si è chiusa a dicembre con un nulla di fatto, dopo cinque anni di battaglie e due di udienza preliminare in cui diversi giudici, da quelli costituzionali a quelli della Cassazione, hanno sancito l’illegittimità dell’attività della procura di Firenze, che ha violato l’articolo 68 della Costituzione per via del sequestro «illegittimo» di mail, messaggi e perfino dell’estratto conto di Matteo Renzi, senza chiedere l’autorizzazione al Senato.

Nessun processo, dunque: gli elementi di prova, secondo la gup Sara Farini, che ha respinto la richiesta di rinvio a giudizio, non erano tali da poter prevedere una condanna, come richiesto dalla riforma Cartabia. Anche perché quegli elementi erano stati ritenuti fragili già dalla Cassazione, che aveva messo fortemente in dubbio l’intero impianto accusatorio.

Renzi contestava ai pm di Firenze un accanimento nei confronti della sua famiglia, dimostrato con venti punti, che rappresenterebbero, a suo dire, «una precisa strategia di delegittimazione, se non di aggressione, di un dirigente politico, strategia che presenta caratteristiche inedite nella storia repubblicana». Accanimento che aveva denunciato anche con un esposto alla procura di Genova, competente sui magistrati di Firenze, e chiusosi con un’archiviazione.

Ai magistrati liguri, Renzi aveva anche rappresentato un’altra questione: l’invio al Copasir, da parte del procuratore aggiunto Turco, di materiale relativo all’indagine e che la Cassazione aveva ordinato espressamente di restituire a Marco Carrai - ex componente del Consiglio direttivo di Open - «senza trattenimento di copia dei dati», in quanto frutto di un sequestro illegittimo. Con il suo esposto, dunque, Renzi aveva chiesto al procuratore di Genova di verificare l’eventuale sussistenza dei reati di abuso d’ufficio, rifiuto d’atti d’ufficio e mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice, tutti procedibili d’ufficio.

Anche questa vicenda era stata segnalata al Csm, che archiviò il tutto a luglio dello scorso anno, con 17 voti a favore e 13 astenuti. Tra gli astenuti quattro su sette togati di magistratura Indipendente, i laici di centrodestra, il consigliere laico Ernesto Carbone, l'indipendente togato Andrea Mirenda e il primo presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano. Per la I commissione non erano emerse situazioni rilevanti. Anche l’esito di questa pratica è scontato. Ma la discussione in plenum potrebbe riservare diverse sorprese, soprattutto in relazione alle divisioni politiche interne al Csm.