Nella cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario tributario, svoltasi ieri presso la Camera dei Deputati, sono state tante le riflessioni per guardare con più ottimismo al futuro della quinta giurisdizione del Paese, senza dimenticare alcuni interventi che vanno rivisti per offrire ai contribuenti risposte concrete.

In apertura il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha sottolineato il «ruolo fondamentale della giustizia tributaria nel complesso e delicato rapporto tra Stato e cittadini». Carolina Lussana, al vertice del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, si è soffermata sul delicato momento storico, che richiede particolare attenzione e sensibilità da parte del legislatore.

«Viviamo – ha rilevato Lussana – un’epoca complessa, segnata da conflitti che generano forti squilibri nella società. La giustizia tributaria fa parte di questa complessità perché abbraccia i rapporti fra fisco e cittadino-contribuente, talvolta caratterizzati da dinamiche non rispettose del dettato costituzionale. Ne è prova, purtroppo, la piaga dell’evasione fiscale che si attesta su circa 80 miliardi di euro l’anno, seppur in calo rispetto agli anni precedenti e con un netto miglioramento dell’attività di recupero, come risulta dai dati resi noti recentemente dal governo». Nel 2024 si è verificata un’evoluzione significativa del contenzioso, con un incremento del numero di ricorsi pervenuti e definiti. Al 31 dicembre le pendenze ammontavano a 259.453, segnando un incremento del 2,5% rispetto all’anno precedente.

Alla cerimonia di ieri sono intervenuti anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il suo vice Maurizio Leo, la prima presidente della Cassazione Margherita Cassano, il consigliere Cnf e vicepresidente della Fondazione dell’avvocatura italiana Vittorio Minervini, e Rosa D’Angiolella, consigliera nazionale dei commercialisti delegata al contenzioso. Secondo il viceministro Leo, i tempi sono maturi per «affrontare una serie di questioni che stanno a cuore ai contribuenti. Assistiamo spesso – ha commentato – a delle sentenze della Corte di Cassazione, ma anche di giudici di merito, che sembrano collocarsi non proprio in linea con l’obiettivo che il governo ha voluto perseguire».

Numerosi i temi affrontati dall’avvocato Vittorio Minervini per il Consiglio nazionale forense. Tra questi la futura geografia giudiziaria tributaria. I recenti interventi non hanno coinvolto l’avvocatura. «Sono passati – ha esordito Minervini – quasi tre anni dall’entrata in vigore della legge 130 del 30 agosto 2022, che ha voluto riconoscere alla giustizia tributaria il ruolo fondamentale che merita nel nostro ordinamento attraverso la previsione di una magistratura professionale, dotata di autonomia e indipendenza, principi che costituiscono requisiti propri di qualsiasi organo giurisdizionale. È in corso di svolgimento il primo concorso per il reclutamento dei magistrati tributari, che andranno a integrare gli organici dei magistrati già in servizio, ai quali va espressa la riconoscenza per l’eccellente lavoro svolto non sempre con adeguate risorse di mezzi, di organici ed economiche. Si auspica che il ministero dell’Economia metta mano anche all’aspetto economico, ponendo fine alla sperequazione che verrà a realizzarsi tra giudici tributari già in funzione prima della riforma e giudici tributari nominati dopo la riforma, i quali, pur dotati delle medesime competenze e gravati dagli stessi carichi di lavoro, avranno un sistema retributivo differente».

Il rappresentante del Cnf ha ribadito il costante contributo, in termini di proposte, da parte di via del Governo vecchio: «L’avvocatura ha sempre sottolineato che la corretta trattazione delle controversie, di qualunque natura, non può prescindere dalla trattazione orale in udienza, e dobbiamo esprimere il nostro favore a che il processo tributario non si sia conformato al sistema della trattazione scritta come regola, a differenza del processo civile».

A ciò si aggiunga il parere del Cnf sulla possibilità di prevedere lo svolgimento a distanza delle udienze nel processo tributario. «Tale parere è stato reso positivamente – ha aggiunto Minervini – a condizione che siano aggiornati i sistemi di supporto e che, aspetto essenziale, tale modalità affianchi e non sostituisca la trattazione in presenza».

Significativo, come detto, il passaggio sulla riforma della geografia giudiziaria. «Dobbiamo evidenziare – ha lamentato Minervini – che il ministero dell’Economia, mentre richiedeva il parere sulle modalità tecniche di svolgimento delle udienze, non riteneva di informare il Cnf su un tema altrettanto importante, se non forse ancor di più, riguardante la revisione territoriale delle Corti di giustizia tributaria, di cui abbiamo avuto notizia solo attraverso la stampa, alla quale il ministero ha ritenuto di consegnare le modalità di attuazione. Ne risulta una radicale ridefinizione territoriale della giustizia tributaria, con l’accorpamento delle Corti di primo grado e la riduzione dalle attuali 103 sedi a 39, e con la soppressione delle sezioni distaccate di secondo grado». Le scelte in questione non possono essere fatte con leggerezza, tenendole slegate da alcuni elementi quali l’estensione del territorio, i carichi di lavoro, gli indici di sopravvenienza, il numero degli abitanti della circoscrizione e degli enti locali.

Il presidente dell’Uncat (Unione nazionale Camere avvocati tributaristi) Gianni Di Matteo, presente ieri a Montecitorio, ha apprezzato l’attenzione con cui «il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria sta curando il dossier sulla digitalizzazione delle Corti tributarie, con un focus sulla effettiva disponibilità della dotazione telematica e digitale, e quello della geografia giudiziaria, per il quale la presidente Lussana ha chiesto di procedere con una verifica attenta e con gradualità, proprio perché si è in concomitanza di altre importanti riforme».