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BENIAMINO ZUNCHEDDU - VITTIMA DI ERRORE GIUDIZIARIO
Per Beniamino Zuncheddu, uscito a 60 anni metà dei quali trascorsi in carcere da innocente, con quella faccia smunta, lo sguardo smarrito e il fisico provato, non ci sono cifre sufficienti a restituirgli la vita e gli affetti. Lui, in attesa che gli venga riconosciuto il risarcimento, non ha di che vivere e non avendo potuto lavorare in tutti questi anni non ha neanche contributi previdenziali. Ma Zuncheddu non è il solo.
Storie simili le hanno vissute e subite Giuseppe Gullotta, con più di 20 anni di carcere da innocente, l’attore Alberto Gimignani, accusato di riciclaggio e ricettazione, sbattuto in prima pagina, e dopo dieci anni assolto con formula piena perché “il fatto non sussiste”, e ancora l’ambasciatore Michael Giffoni, una carriera diplomatica distrutta, anche lui assolto con formula piena da accuse infamanti che ne avevano causato la radiazione dalla Farnesina e dove non è mai stato reintegrato. Loro insieme ad altre vittime di giustizia, al Partito Radicale, con la tesoriera Irene Testa e Gaia Tortora, presidente d’onore, hanno depositato in Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare, che si chiama proprio “proposta di legge Zuncheddu e altri”, per consentire a chi è stato assolto, oppure condannato e poi assolto, dopo un processo di revisione, o ancora vittima di ingiusta detenzione di usufruire di una provvisionale di mantenimento, in attesa della sentenza di risarcimento.
Da domani sulla piattaforma governativa sarà possibile firmare la proposta di legge e dopo aver raggiunto le 50.000 sottoscrizioni e validate le firme, potrà essere depositata in Senato, dove dopo due mesi dovrà essere discussa in Aula. In pratica, la proposta prevede un assegno che parta dal momento dell’assoluzione fino alla sentenza di risarcimento del danno.
«Ci sono persone che si sono viste distruggere l’esistenza: la giustizia, in qualche modo, ha sottratto loro anni di vita e non solo perché sono state in carcere, ma a volte anche per poter sopravvivere dopo l’errore giudiziario o l’ingiusta detenzione. Questa proposta di legge è stata fortemente voluta da Beniamino Zuncheddu, ricordiamolo condannato in via definitiva all’ergastolo, accusato di un triplice omicidio che si consumato nel 1991 in Sardegna», dice Irene Testa. «La proposta - spiega la tesoriera del Partito Radicale - prevede un assegno che parta dal momento dell’assoluzione fino alla sentenza di risarcimento del danno a suo favore pari al doppio dell’assegno sociale a valere sui fondi della Cassa delle ammende. La durata delle rendita non può essere inferiore al doppio della durata della custodia cautelare sofferta. Perché è proprio in quel periodo che può durare sei, sette, otto, dieci anni che le persone non sanno cosa fare: alcune si rivolgono alla Caritas, altre sono costrette ad andare a rubare, altre ancora se non hanno le famiglie che le sostengono non hanno di che vivere. Le vittime di giustizia sono vittime come tutte le altre. Anche le vittime di giustizia, come dicono loro, hanno il diritto di poter sopravvivere dal momento che hanno patito e subito a causa dello Stato che ha sbagliato. Non le si può abbandonare a se stesse».
Per Gaia Tortora si tratta di «un primo passo per un’altra battaglia di civiltà e soprattutto di sostegno a chi ha avuto un’ingiusta detenzione o una custodia cautelare ingiusta e che ha dovuto sostenere delle spese. E mentre deve aspettare i tempi di questa giustizia che sono ancora troppo lunghi ha diritto ad un sostegno economico». La vicedirettrice di la7 ci ha tenuto a sottolineare che «si tratta di un altro tassello che va nella direzione proposta con l’istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime di errori giudiziari. Quella non è una giornata pericolosa, noi non siamo pericolosi perché abbiamo voglia di spiegare e costruire insieme alla magistratura sana come si possono evitare certi errori che ancora oggi avvengono. Sono ancora troppi i numeri, dietro cui ci sono le persone».
Gli errori giudiziari e l’ingiusta detenzione dal 1991 al 31 dicembre 2023 hanno interessato 31.397 persone, quasi mille all’anno, sconvolgendo le loro vite e quelle delle loro famiglie. Nei giorni scorsi Il Dubbio ha ospitato una interessante riflessione di Giuseppe Cascini, procuratore aggiunto a Roma ed ex segretario dell’Anm, secondo il quale «l’iniziativa per la istituzione di una giornata in memoria delle vittime di errori giudiziari dovrebbe essere accolta con favore dalla magistratura. E anche la proposta del Ministro di prevedere forme di ristoro per chi sia stato ingiustamente sottoposto a processo».
A fine dicembre 2024, infatti, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in un’intervista al Messaggero ha esplicitato una sua proposta: «Bisognerà pur pensare a risarcire le persone che finiscono nella graticola giudiziaria per anni, perdendo la salute, i risparmi, e magari il posto di lavoro, perché qualche pm non ha riflettuto sulle conseguenze della sua iniziativa avventata».
Va ricordato, sempre a proposito di costi sostenuti dagli assolti, che nella legge di Bilancio per il 2021 fu prevista – per la prima volta dopo anni di insistenze del Cnf – un fondo per restituire almeno parzialmente le spese legali sostenute, incrementato l’anno successivo, grazie al lavoro del ministro Nordio, da 8 a 15 milioni. La sorpresa è stata che questi rimborsi sono stati chiesti da pochi: solo 362 le domande nel 2022 e appena 700 nel 2023. Chissà ora se quel fondo potrà essere utilizzato anche per la proposta radicale, se diventasse legge.