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FEDERICO CAFIERO DE RAHO M5S
È una storia sempre più complessa quella sui presunti dossieraggi del finanziere Pasquale Striano, per il quale la procura di Perugia ha chiesto l’arresto assieme all’ex sostituto procuratore della Dna Antonio Laudati. Secondo alcuni documenti depositati davanti ai giudici del Riesame dai pm guidati da Raffaele Cantone, infatti, nel 2020 i vertici della Procura nazionale antimafia - all’epoca dei fatti guidata dall’attuale deputato 5 Stelle Federico Cafiero de Raho sarebbero stati informati circa presunte anomalie nelle attività di Striano dall’allora procuratore aggiunto Giovanni Russo, con una relazione in cui venivano segnalate presunte interferenze del finanziere addetto al gruppo segnalazioni operazioni sospette sulle attività di altri gruppi di investigatori.
Sarebbe stato l’attuale procuratore nazionale Giovanni Melillo, a seguito di un lavoro di ricognizione interno alla Dna sulle attività di Striano, a rintracciare la relazione redatta da Russo fra la fine del 2019 e l’inizio del 2020. In quel documento, non firmato né ufficializzato, Russo avrebbe segnalato una serie di “condotte anomale” e “interferenze” di Striano su altri gruppi di lavoro di investigatori alle sue dipendenze. Russo, in quel periodo, coordinava il Servizio di contrasto patrimoniale.
Incalzato dai colleghi, in particolare da Forza Italia che ha manifestato «sconcerto» chiedendo al deputato grillino di non partecipare alle sedute in Commissione Antimafia per conflitto d’interesse, de Raho ha smentito di essere mai stato informato. «Non ho mai ricevuto relazioni o segnalazioni di Giovanni Russo riguardanti Pasquale Striano - ha sottolineato -. In passato, presso la Dna, quando sono stati accertati comportamenti anomali o irregolari di appartenenti al gruppo Ricerche si è provveduto all’allontanamento e, in un caso, anche alla denuncia alla procura della Repubblica competente.
Il dossieraggio lo sto subendo io - ha denunciato -. Mi trovo al centro di una macchinazione, in cui vengono fuori atti inesistenti o comunque mai portati alla mia attenzione, che tendono sempre e soltanto a ledere la mia persona.
È gravissimo quel che sta avvenendo. Ciascuno si permette di inventare storie inesistenti per evitare le proprie responsabilità. Giorno dopo giorno ciascuno si permette di inventare nuove calunnie. Le note di un procuratore aggiunto riguardanti comportamenti anomali o scorretti vanno firmate, protocollate e inviate, non restano nel cassetto. È un obbligo del procuratore aggiunto collaborare con lealtà per il regolare funzionamento dell’Ufficio. Russo non mi ha mai parlato di Striano.
Nessuno prosegua con calunnie e diffamazioni. La Direzione nazionale ha sempre lavorato con disciplina e onore ed io l’ho condotta nel rigoroso rispetto delle regole per il migliore coordinamento del contrasto alle mafie.
Per questo, per oltre quarant’anni, sono stato oggetto di progetti di attentato e esplicite minacce, senza mai deflettere per il bene del Paese. Agirò nei confronti di tutti coloro che continuano a diffondere falsità e calunnie. Tutelerò il mio onore in tutte le sedi giudiziarie», ha concluso. In effetti, come evidenziato dallo stesso forzista Mauro D’Attis, vicepresidente della Commissione Antimafia, «le dichiarazioni di Russo in commissione erano diverse», essendo emerso «che l’attività di Striano era sconosciuta e ora sembra non sia così, non so quali scenari si possano aprire ma sicuramente tutto questo rende tutto più difficile anche perché ci sono colleghi direttamente interessati. In questo caso mi sembra che il conflitto di interessi sia evidente e a De Raho ho sempre consigliato fin dall’inizio di non partecipare alle attività della Commissione ora questa cosa apre scenari diversi che andranno valutati nell’occasione giusta».
Durante l’udienza di ieri le difese di Striano e Laudati hanno sollevato la questione relativa alla competenza territoriale: secondo Massimo Clemente, difensore del finanziere, sono i giudici di Roma a doversi occupare del caso, come sostiene una sentenza della Cassazione dello scorso 23 ottobre, in base alla quale quando si parla di magistrati che svolgono una funzione nazionale la competenza è relativa al luogo dove è stato commesso il presunto reato. La difesa di Laudati ha poi chiesto la nullità di tutti gli atti che - in base alla sua versione - sarebbero stati compiuti prima della sua iscrizione nel registro degli indagati. Il Tribunale del riesame di Perugia si è riservato e ha rinviato al 17 dicembre la decisione sulle eccezioni.