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Pubblichiamo di seguito la nota dell’Unione Camere penali sulla condanna dell’ex pm di Mani Pulite Piercamillo Davigo, e la replica di Andrea Reale, magistrato dell’Anm.
La condanna del dott. Piercamillo Davigo non scalfisce minimamente, per noi garantisti e liberali, la presunzione di non colpevolezza che, per fortuna sua e di tutti noi, continua ad assistere l’ex PM di Mani Pulite.
Contro questa sentenza, l’ex magistrato ha infatti preannunziato appello, ritenendola errata in fatto ed in diritto. Il dott. Davigo sarà ora finalmente in condizione di comprendere fino in fondo -ad occhio e croce per la prima volta nella sua vita - la funzione fondamentale, inderogabile ed incoercibile del diritto di impugnazione delle sentenze di condanna, diritto che egli ha invece sempre fieramente considerato e propagandato come del tutto eccezionale e residuale, giacché altrimenti causa della paralisi della nostra giustizia.
Infine, un augurio da noi penalisti italiani, sincero, non sarcastico ed autenticamente rispettoso della persona: di incontrare giudici di appello ed eventualmente di Cassazione che abbiano una idea della ammissibilità dei ricorsi radicalmente diversa da quella notoriamente praticata dal dott. Davigo nei lunghi anni della sua esperienza di giudice di appello prima e di Cassazione poi.
La Giunta Ucpi
Con il comunicato che segue la Giunta dell'Unione delle Camere penali Italiane commenta la sentenza di condanna in primo grado di P. Davigo. Al di là del merito della vicenda (personalmente ho sempre detto ciò che pensavo del comportamento del Consigliere Davigo nella vicenda Amara e non credo di averlo mai difeso), mi pare un comunicato "di pancia", tutt'altro che sarcastico, bensì livoroso e di pessimo gusto.
Come detto da un Avvocato che stimo, esso è l'antitesi di ciò che i penalisti dicono di volere combattere, ossia il pubblico ludibrio, la strumentalizzazione politica di fatti di cronaca giudiziaria, l'attacco personale tramite decisioni giudiziarie. Un gesto che non fa onore alla categoria professionale che più di tutte dovrebbe garantire il diritto di difesa in questo Paese, oltre che la presunzione di non colpevolezza fino ad una sentenza irrevocabile.
Speriamo che siano in tanti a prendere le distanze e a dissociarsi da questo modo di rappresentare l'avvocatura penale.
Andrea Reale, componente del Comitato direttivo centrale Anm