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Ma la riforma di mediazione Cartabia del processo penale è davvero efficiente e persegue lo scopo richiestoci dall’Europa, ossia di ridurre i tempi del processo? Secondo quanto riportato dal ministero della Giustizia, «il monitoraggio nazionale sull’andamento dei procedimenti civili e penali – elaborato trimestralmente – chiude l’anno 2022 con un miglioramento rispetto alla fine del 2021».
Ad esempio, per il settore penale nel 2022 la riduzione delle pendenze è del 12,1 per cento, ma del 7,7 per cento se si escludono i procedimenti dinanzi il giudice di pace (valori sovrapponibili a quelli del 2005). Però poi ci arrivano storie che sono l’eccezione, o forse no. Questa giunge da Firenze. Un primo grado in un processo relativo ad un reato tributario si conclude con la prescrizione. L’imputato, difeso dall’avvocato Lorenzo Zilletti, propone appello, con richiesta di trattazione orale, per ottenere assoluzione di merito. Il procedimento viene iscritto nel 2018, ma fino ad ora non si è celebrata neanche una udienza a causa di rinvii non imputabili alla difesa.
Ma l’aspetto vero da porre in luce in questa vicenda è un altro: la comunicazione con cui la Corte di Appello del capoluogo toscano motiva l’ennesimo rinvio a marzo 2024, quindi fra nove mesi. La Corte dedica due giornate – il martedì e il venerdì - a settimana alla trattazione dei soli procedimenti cartolari; siccome la trattazione orale del processo in questione ci sarebbe dovuta essere il 13 giugno, che è un martedì, allora va rinviata. «La vicenda - commenta al Dubbio l’avvocato Zilletti, responsabile del Centro Marongiu dell’Unione Camere penali - dimostra quanto sia illusoria la previsione che le udienze cosiddette cartolari potessero determinare una più rapida e veloce eliminazione del carico di appello». Alla faccia degli obiettivi del Pnrr, potremmo dire.
Inoltre, per l’avvocato Zilletti, «l’oralità viene penalizzata rispetto alla trattazione non partecipata». Se tale modus operandi fosse diffuso anche nelle altri Corti di Appello, la questione dovrebbe essere posta sul tavolo delle Commissioni da poco istituite al ministero della Giustizia, chiamate da un lato a valutare - ed eventualmente riformare – l’impatto delle nuove disposizioni della legge di mediazione Cartabia, ma anche dall’altro lato a vigilare sui tempi di riduzione dell’arretrato.
Quello che questa storia ci racconta è che, nonostante gli obiettivi prefissati e le misure messe in atto per raggiungerli, paradossalmente non cambia nulla in merito alla velocizzazione dei processi e, come spesso hanno denunciato avvocatura, magistratura, accademia, sul piano dell’efficienza - in questo caso potremmo dire “inefficienza” – si sacrificano anche i diritti dell’imputato.
Nella vicenda specifica si tratta di un professionista che con la prescrizione potrebbe subire pregiudizi a fini disciplinari, mentre con l’assoluzione non si porrebbe tale problema.