Quasi sei ore: tanto hanno impiegato ieri gli avvocati Fabio Alonzi e Francesco Petrelli per la loro arringa in difesa del loro assistito Gabriel Natale Hjorth, accusato di concorso in omicidio insieme a Finnegan Lee Elder per la morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, avvenuta il 26 luglio 2019.

Siamo a Roma, seconda sezione della Corte d’assise d’appello per il “bis” del processo di secondo grado. Sei giudici popolari e due togati: presidente Neri, Tursi a latere, molto attenti nell’ascoltare le parole dei difensori, prendere appunti, interloquire con i legali, a dimostrazione di avere un quadro chiaro sugli elementi essenziali del processo.

La sostanza della posizione della difesa è la seguente: Natale va assolto “per non aver commesso il fatto”, perché non ha mai programmato né pianificato di aggredire i due carabinieri, né ha fornito un contributo morale o materiale a Elder, né ha impedito che il militare Andrea Varriale potesse aiutare il suo collega poi deceduto. E ancora: non aveva capito di aver a che fare con un militare all’inizio della colluttazione. Non c’è né dolo diretto né dolo eventuale, né concorso anomalo. Il ragazzo non si è mai rappresentato l’evento morte che poi purtroppo è avvenuto. Non ha portato con sé un coltello, quella notte, né sapeva che lo avesse Finnegan.

La sentenza è attesa per il 3 luglio, dopo le repliche finali, e deciderà il destino dei due giovani americani, che al momento dei tragici fatti avevano 18 anni e che da 5 anni sono in carcere. Secondo i difensori «le prove portano all’esclusione della responsabilità del nostro assistito: deve essere assolto dal reato di concorso in omicidio. La sentenza della Cassazione colpisce gli assi portanti delle decisioni di merito, che hanno portato alla responsabilità concorsuale».

Ricordiamo che gli ermellini scrissero nelle motivazioni che, «per le molteplici e gravi lacune e le palesi incongruenze e contraddizioni riscontrate nel corpo motivazionale, la conclusiva affermazione di responsabilità di Natale Hjorth per il suo concorso, consapevole e volontario, nell’omicidio del vicebrigadiere Cerciello Rega non può costituire un epilogo coerente e impone l’annullamento della sentenza impugnata, con rinvio per nuovo giudizio». E per questo i difensori hanno sottolineato come da parte del pg e delle parti civili ci sia stato un «mancato confronto con quello che ha detto la Suprema Corte; per un estraneo al processo sembra che la decisione della Cassazione non ci sia stata, mentre la sentenza di Piazza Cavour dà delle indicazioni che invece vanno seguite. Invece che fa il procuratore generale? Ripropone argomenti che la sentenza di terzo grado ha completamente cassato». I legali si sono poi rivolti soprattutto ai giudici popolari: «Avete il potere di decidere le sorti di questo ragazzo: la cognizione che ci è offerta dalle prove è fondamentale, altrimenti quel vostro potere diventa arbitrio».

La Cassazione ha censurato diversi elementi delle sentenze di merito. Innanzitutto, ricordano ancora gli avvocati, «che i ragazzi si conoscevano approfonditamente, che Natale avrebbe impedito al collega di Cerciello, Andrea Varriale, di aiutare il collega, che il nostro assistito avrebbe pulito l’arma mentre Elder si è assunto questa responsabilità fin dal primo interrogatorio». È così che Piazza Cavour ha escluso, osserva la difesa, «il concorso morale, ossia la consapevolezza di Natale che Elder avesse con sé un’arma» e «la sovrapposizione dell’estorsione con l’omicidio: in merito a quest’ultimo punto, la Cassazione ha detto chiaramente che la sentenza di merito è incorsa in un illogico automatismo».

I legali hanno poi mostrato in aula dei video sul percorso che i due ragazzi e i carabinieri avrebbero fatto prima della colluttazione: «La prova documentale smentisce la prova dichiarativa di Varriale. Inoltre non c’è un’aggressione di Natale nei confronti di Varriale, bensì, come ha confermato proprio il carabiniere, Natale voleva solo scappare».

Secondo Petrelli e Alonzi «l’unica condotta di Natale è la fuga, condotta disarmata e nonviolenta, e quindi non c’è l’adesione all’azione dell’autore materiale del fatto, anzi essa è diametralmente opposta. Anche in questa circostanza», hanno proseguito i difensori, «il pg ha detto che i ragazzi hanno avuto lo stesso atteggiamento, ma è la stessa persona offesa a sostenere il contrario. Aggiunge che l’imputato avrebbe impedito a Varriale di aiutare Cerciello Rega, atteggiamento tuttavia cassato dalla Suprema corte».

Un altro elemento messo in rilievo dai legali è la famosa frase “it’s enough”, che Gabriel avrebbe detto come ad invitare Elder a fermare l’azione di accoltellamento. «Ebbene - dicono i difensori quando a Varriale viene chiesto se abbia sentito pronunciare qualcosa da Natale, ha risposto di no». E poi l’appello finale ai giudici: «Non fate come già accaduto, non stravolgete le prove, non fate di esse una selezione arbitraria. A voi la responsabilità di decidere sulla vita di Gabriel, mettendovi, nei limiti, nei suoi 18 anni e nella sua reale consapevolezza».

Cosa potrebbe accadere nella prossima udienza dopo che i giudici si saranno riuniti in camera di consiglio? Finnegan Lee Elder potrebbe avere uno sconto di pena, qualora cadessero le aggravanti, Natale potrebbe essere assolto.