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Simone Spada - LaPresse 22 06 2013 Castiglione Olona (Varese,Italia ) Cronaca Il matrimonio del figlio di Ignazio La Russa Geronimo La Russa nella foto : ignazio la russa con il figlio geronimo
Il presidente della Fondazione Fiera, Enrico Pazzali, avrebbe chiesto ai suoi uomini della Equalizer un “dossier” su Ignazio La Russa e il figlio Geronimo. È quanto emerge dagli atti dell’inchiesta della Procura di Milano sulla rete di hackeraggio, capace di sottrarre dati sensibili e informazioni riservate da banche dati pubbliche come quelle di Guardia di Finanza, forze dell’ordine e Inps per fini economici, che ha portato a misure cautelari contro 6 persone e decreti di sequestro di società, disposti dal gip di Milano su richiesta dei pm della Direzione distrettuale antimafia.
Non solo, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, sarebbe stato clonato o utilizzato abusivamente un indirizzo email assegnato al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Come ha spiegato ieri il Procuratore di Milano, Marcello Viola in conferenza stampa con il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, si tratta di una rete organizzata per interessi “economici e finanziari”. La presunta associazione per delinquere gode "di appoggi di alto livello, in vari ambienti, anche quello della criminalità mafiosa e quello dei servizi segreti, pure stranieri" e gli indagati "spesso promettono e si vantano di poter intervenire su indagini e processi", scrive negli atti il pm della Dda Francesco De Tommasi. L’ordinanza del gip Fabrizio Filice, eseguita dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Varese, ha portato ai domiciliari l’ex “super poliziotto” Carmine Gallo, altre tre persone, interdetto dalla professione per 6 mesi un maresciallo della Guardia di finanza in forza alla Dia di Lecce, un agente di polizia del Commissariato di Rho, e sequestrato 3 società di investigazioni private. Il pm della Dda Francesco De Tommasi, con il sostituto della Dna Antonio Ardituro, puntano i fari sulla Equalize srl fondata dall’ex poliziotto 66enne che si è dato al privato dopo 40 anni di carriera, con alcuni incidenti giudiziari, come investigatore antimafia e risolutore di casi quale l’omicidio di Maurizio Gucci. Una piccola società-gioiello del business intelligence da quasi 2 milioni di ricavi e 648mila euro di utili che Gallo, “braccio operativo”, si sarebbe spartito con il dominus della presunta associazione a delinquere dedita all’accesso abusivo a sistema informatico, intercettazioni illegali, falsificazione di comunicazioni informatiche, rivelazione di segreto, favoreggiamento ed estorsione, che i magistrati contestano a vario titolo ad almeno 51 indagati. Nunzio Calamucci, considerato il braccio operativo dell'amministratore delegato della Equalize, avrebbe avuto "a disposizione" un "hard disk contenente 800mila Sdi", ossia informazioni acquisite dalla banca dati delle forze dell'ordine. Ma è Enrico Pazzali la figura chiave dell’inchiesta. Il Presidente di Fondazione Fiera Milano, già manager di Eur, Vodafone, Regione Lombardia, Sogei e Poste Italiane è indagato, non arrestato nonostante la richiesta dei pm.
Proprio su quest’ultimo Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd in Consiglio regionale della Lombardia e componente della segreteria nazionale dem, dice: «Le dimissioni del Presidente della Fiera Enrico Pazzali mi sembrano un fatto inevitabile. Ciò che emerge dalle intercettazioni è infatti assolutamente sufficiente, anche totalmente a prescindere dall’evolversi della vicenda giudiziaria, a rendere incompatibile la presenza di Pazzali ai vertici di un ente tanto rilevante. Il fatto poi che un uomo di punta della destra lombarda, perfino immaginato da più parti come un possibile candidato sindaco alle prossime elezioni comunali milanesi, sia finito in questa vicenda tanto torbida e inquietante non può essere minimizzato dallo stesso presidente Fontana. La lotta nel fango nella destra che emerge dalla lettura delle intercettazioni è qualcosa di gravissimo che colpisce l’autorevolezza delle istituzioni».
E Carlo Calenda, segretario di Azione dichiara: «È gravissimo quanto sta emergendo nell’inchiesta di Milano. Il fatto che si cercassero dossier per colpire la candidatura di Letizia Moratti dimostra che oggi anche i processi democratici sono esposti ad attacchi da parte di società specializzate in raccolta di informazioni. Occorre un’azione preventiva del Ministero dell’Interno su tutte le società che operano nel settore».
Sulla stessa linea il presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi: «Il dossieraggio è una pratica illegale che minaccia le istituzioni e mina la democrazia. Dobbiamo uscire rapidamente da questa nuova stagione dei veleni e individuare gli strumenti legislativi più adatti, con la consapevolezza che, per farlo, serve il contributo di tutta la politica».
Per Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde e parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra. «Non vi è dubbio alcuno che quanto emerso dall’inchiesta della Procura di Milano sugli accessi illegali - una sorta di centro di dossieraggio e acquisizione di informazioni illecite - rappresenti un problema serio per la democrazia. Il governo, che dispone di tutti gli strumenti necessari poiché controlla i servizi segreti e la Polizia, deve intervenire per garantire la sicurezza dello Stato e la sua inviolabilità». Bonelli aggiunge: «Dico grazie alla magistratura , dovrebbero farlo tutti, che con la sua inchiesta ha scoperto le gravissime attività illecite di acquisizione di dati da parte di ex funzionari infedeli dello Stato. La magistratura anche in questo caso ha assunto una funzione fondamentale a difesa della nostra democrazia! Il governo non può intervenire, come ha dichiarato oggi il vicepremier Tajani annunciando la riduzione delle intercettazioni a disposizione dei magistrati perché vanno contrastate quelle illegali non quelle che servono per fermare la mafia e la corruzione».
Per il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, infatti, quando «parliamo di un impegno forte sulla sicurezza, riguarda la sicurezza nelle nostre strade ma anche la sicurezza dei nostri dati riservati. Utilizzare dati che non dovrebbero essere diffusi diventa un reato, poi vengono utilizzati per battaglie interne, per battaglie politiche. Questa storia dei dossier è inaccettabile, noi lo diciamo da tempo. Anche l'uso delle intercettazioni è una vergogna finalizzato alla pubblicazione».
Nell’elenco delle persone sottoposte a dossieraggio ci sono, tra gli altri, il presidente del Milan, Paolo Scaroni, giornalisti come Giovanni Dragoni del Sole 24 Ore e Giovanni Pons di Repubblica, la defunta Virginia von Furstenberg, nipote di Gianni Agnelli, Ginevra Caprotti della dinastia imprenditoriale di Esselunga. «Migliaia» di accessi abusivi, dicono gli inquirenti.
A quanto si apprende, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha dato mandato al Capo della polizia, Vittorio Pisani, di «acquisire dall’autorità giudiziaria gli atti di indagine utili per avviare verifiche su ipotizzati accessi abusivi alle banche dati del Ministero dell’Interno o sull’utilizzo illecito delle stesse». Su questo fronte peraltro «sta già operando al Viminale una commissione di specialisti già in precedenza istituita dal titolare del Viminale anche per definire eventuali ulteriori misure e procedure a protezione delle strutture informatiche interforze».
Il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, a Napoli, per partecipare a un dibattito dal titolo”’La democrazia ha un futuro?”, nell’ambito di “CasaCorriere Festival”, ai giornalisti che chiedono se ci siano elementi di contatto tra l’inchiesta di Milano sul furto di banche dati e quella di Perugia sui dossieraggi risponde:«Si tratta di due indagini che per quello che io so non hanno alcuna attinenza fra di loro. Non ci sono collegamenti, almeno che mi risultino». Cantone aggiunge: «Ci siamo lanciati in questo mondo, per esempio del processo penale telematico o comunque di tutta una serie di meccanismi che riguardano via internet le attività giudiziarie senza però metterli in sicurezza. Ormai tante attività le facciamo direttamente a distanza e poi scopriamo che i meccanismi non sono affatto sicuri. Io, per esempio, ho letto che le mie email sarebbero state violate da questo hacker di cui si occupa la procura di Napoli.Ovviamente il punto è: noi con la posta colloquiamo fra di noi, parliamo di vicende giudiziarie. I nostri sistemi dovrebbero essere garantiti al 100% - sottolinea - forse abbiamo buttato troppo il cuore oltre l’ostacolo, senza renderci conto prima di quali potevano essere i problemi».
E Giorgia Meloni, in un passaggio del nuovo libro di Bruno Vespa in uscita il 30 ottobre “Hitler e Mussolini. L’idillio fatale che sconvolse l’Europa (e il ruolo centrale dell’Italia nella nuova Europa)”, di cui sono state anticipate alcune parti, parla anche di dossieraggio: «Le inchieste dicono che il dossieraggio su di me è cominciato già alla fine del governo Draghi quando si capiva che sarei potuta andare al governo. Sulla vicenda dei dossieraggi mi aspetto che la magistratura vada fino in fondo, perché, nella migliore delle ipotesi, alla base di questo lavoro c’era un sistema di ricatto ed estorsione, ma nella peggiore siamo davanti al reato di eversione. Nessuno Stato di diritto può tollerare una cosa del genere».
A proposito della sorella Arianna Giorgia Meloni ha aggiunto: «Credo che si accaniscano su Arianna perchè non ha le tutele che posso avere io, ma colpire lei è come colpire me. Purtroppo per loro, hanno a che fare con un’altra persona che non ha scheletri nell’armadio. Quando è uscita questa notizia, mia sorella mi ha mandato la foto dell’estratto del suo conto in banca. C’erano 2100 euro. Mi ha scritto: “Se me l’avessero chiesto, lo avrei detto io quanto avevo sul conto”, con la faccina che ride».