Il ministero della Giustizia rivede i criteri sulla redazione e sulle dimensioni degli scritti difensivi nel processo civile. Lo schema del decreto del guardasigilli redatto a fine maggio ha suscitato non poche preoccupazioni, soprattutto tra gli avvocati (si veda anche Il Dubbio del 9 giugno), essendo intervenuto sulla lunghezza prestabilita degli atti. Ora si apprende, come anticipato ieri dal Sole 24Ore, che la sinteticità degli atti giudiziari riguarderà solo quelli relativi alle controversie con un valore inferiore a 500mila euro e a partire dal 1° settembre. Il presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco, ha avuto modo di esporre al ministrro Nordio le perplessità dell’avvocatura rispetto a interventi che rischiano di svilire il diritto di difesa in una delle fasi più importanti e delicate: la redazione degli scritti difensivi. «La difesa – dice il presidente del Cnf – non può avere limiti. Scrivere non è certo un capriccio degli avvocati».

Presidente Greco, secondo alcune indiscrezioni lo schema di decreto del ministro della Giustizia sulla lunghezza degli atti nei giudizi civili ha subito delle modifiche. Il Cnf, sin dal primo momento, ha criticato la scelta di intervenire sulle caratteristiche dimensionali degli scritti difensivi. Sono state accolte le proposte dell’avvocatura?

Per vedere quali saranno le modifiche occorre aspettare che venga pubblicato il testo definitivo. Il ministro Nordio, nel corso di una riunione che abbiamo svolto qualche settimana fa, in concomitanza con gli Stati generali dell’avvocatura, ha voluto conoscere le ragioni della nostra presa di posizione. In quell’incontro abbiamo illustrato le nostre preoccupazioni. Il testo dello schema di decreto, così com’era stato proposto, comportava una gravissima limitazione al diritto di difesa. Devo dire che il ministro ha mostrato sensibilità e si impegnato ad intervenire, partendo dal presupposto che la limitazione numerica delle pagine è legge dello Stato la cui attuazione è legata agli obiettivi del Pnrr. L’avvocatura a propria volta si è soffermata su alcuni punti ben precisi.

Quali?

Intanto, per la parte introduttiva dell’atto, in cui ci sono gli avvertimenti che la legge obbligatoriamente prescrive, come l’invito a comparire, il termine a comparire, non si può prevedere che sacrifichino spazi per le difese. Oggi il processo pone a carico della parte l’indicazione obbligatoria dei mezzi di prova che il giudice deve valutare ai fini dell’ammissione della domanda. Anche su questo non possiamo essere limitati. Se non indico adeguatamente i mezzi di prova, le conseguenze sono molto negative. Immaginare che l’indicazione dei mezzi istruttori possa essere limitata in un atto giudiziario è un controsenso. La legge da un lato chiede di indicare dettagliatamente i mezzi di prova, di contro c’è una norma che dice che devi ridurre il numero delle pagine. Tra avvertenze preliminari, petitum e mezzi di prova, cosa rimane all’avvocato per svolgere la propria attività difensiva nell’atto giudiziario? Abbiamo sottoposto tutti questi temi al ministro Nordio.

Quali risposte avete avuto?

Il guardasigilli si è impegnato a far riscrivere il testo del decreto non calcolando, ai fini dell’estensione numerica delle pagine, tutte le avvertenze previste obbligatoriamente nella parte preliminare dell’atto, non computando il petitum, i mezzi di prova, la giurisprudenza, la dottrina. Tutti questi elementi saranno esclusi dal calcolo delle pagine.

Nella discussione alla quale abbiamo assistito nelle scorse settimane non sono mancate situazioni paradossali…

Proprio così. Il ministero della Giustizia ha chiesto al Csm di dare un parere sul regolamento, composto da tre pagine. Il Consiglio superiore della magistratura ha risposto con uno scritto di circa venti pagine. Immaginiamo la difesa che deve produrre un avvocato. Circoscrivere tutto a venti pagine è limitativo del diritto di difesa. Nell’interlocuzione avviata con il ministro Nordio devo registrare il suo impegno a superare le nostre perplessità. Il ministro si è impegnato a far inserire un articolo nel decreto in base al quale l’avvocato, avendo la necessità di superare ogni limite di lunghezza per sviluppare un punto particolarmente complesso, sia in relazione al numero delle parti, al valore della controversia, all’oggetto, potrà specificare tale necessità nell’atto. Il giudice, dal canto suo, non potrà non prendere in considerazione la richiesta dell’avvocato. Questa è la cosa che più ci soddisfa. Voglio anche dire che scrivere negli atti difensivi più di quanto sia necessario non è un capriccio degli avvocati. La nostra necessità è scrivere quello che occorre per tutelare i diritti.

Con le riforme processuali fa il suo esordio pure il Processo penale telematico. È stato pubblicato il decreto attuativo che rende obbligatorio, dal 20 luglio, il deposito telematico di 103 atti penali. Siamo davvero pronti, soprattutto riguardo alle infrastrutture informatiche?

Preoccupa un po’ il fatto che non ci sia una adeguata preparazione strutturale, sul piano informatico, degli uffici giudiziari. Occorre però rilevare che negli anni passati il Processo civile telematico ha costituito un grandissimo passo in avanti nell’attività degli avvocati. Sono quindi convinto che il Processo penale telematico, quando andrà a regime, sarà per i penalisti un utilissimo strumento nell’esercizio dell’attività quotidiana. Sulla base dell’esperienza del Pct o del Processo amministrativo telematico, giudico positivo l’accesso della tecnologia. Auspico che la fase di rodaggio preliminare avvenga nel minor tempo possibile.

In questi mesi il Consiglio nazionale forense è intervenuto sempre con tempestività in tante occasioni per suggerire proposte ed interventi volti a migliorare la giustizia. Si può dire che in questa particolare fase il ruolo dell’avvocatura è ancora più importante?

Non ci sono dubbi. In un momento di grandi cambiamenti, come quelli che stiamo vivendo, il fatto che l’avvocatura si renda conto della necessità di intervenire, esponendo le proprie considerazioni su tutto quello che riguarda la società, è un fattore positivo e necessario. Noi avvocati abbiamo il dovere di dare il nostro apporto. Un apporto basato anche sulla cultura giuridica. Gli avvocati hanno sempre avuto l’ambizione di essere i tutori dei diritti dei cittadini, e la tutela dei diritti passa attraverso l’intervento dell’avvocatura. Il Cnf si sta impegnando molto in questo senso. Siamo attenti ai cambiamenti in corso, li osserviamo e li studiamo.